di Marianna Colasanto - foto Antonio Caradonna

I volontari dell'Abio Bari: «Aiutiamo i bambini a sopportare la degenza in ospedale»
BARI – Addobbano i corridoi con colorate decorazioni e allestiscono vere e proprie sale giochi: il tutto per far sopportare ai più piccoli la triste degenza nel nosocomio pediatrico Giovanni XXIII, in via Amendola. Sono i 30 volontari baresi della Fondazione Abio (Associazione per il bambino in ospedale), nata a Milano nel 1979 e attiva nel capoluogo pugliese da vent'anni.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Il loro impegno è visibile per due ore al giorno nel reparto di gastroenterologia "Trambusti", dove sono presenti 12 stanze che ospitano altrettanti giovanissimi pazienti. «Siamo qui grazie al vecchio primario, il professor Francesco Schettini: è stato lui a volere realtà come la nostra all’interno delle strutture pubbliche», spiega la 70enne Marcella Quaranta, presidente barese di questa onlus  che si sostenta grazie alle donazioni.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Già dall'ingresso del reparto non sembra di essere in un luogo di sofferenza: le pareti sono dipinte di verde e giallo, mentre dal soffitto spuntano i primi abbellimenti natalizi. Avanziamo fino ad arrivare in una stanza trasformata in mini-ludoteca. Al suo interno, tra pennarelli, regoli, figurine e persino un forno a microonde per scaldare il latte, notiamo un gruppo di persone assiepato attorno a graziosi tavolini di plastica. (Vedi foto galleria)

Ci sono Samuele e Miriana (due bambini di 8 anni) e la 12enne Rebecca, tutti intenti a giocare con le carte di "Uno" assieme a due volontari: la 54enne Isabella e il 65enne Tonio, entrambi con maglietta e badge ufficiali della fondazione. «Intrattengo piccoli ammalati da due anni - spiega la donna - e il tutto mi dà una sensazione di arricchimento interiore». Più spiritoso è il suo collega. «Sono pensionato e avrei potuto benissimo trascorrere la vecchiaia “guardando i cantieri” - ironizza - ma ho preferito una via più costruttiva».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

«Peccato non essere di più – afferma la 57enne Maria, attiva da nove anni -. Un numero maggiore di volontari ci permetterebbe di coprire anche altri reparti. Purtroppo però non è facile trovare persone disposte a frequentare corsi di formazione, a svolgere tirocini della durata di nove mesi e a regalare il proprio tempo libero al prossimo».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Nel frattempo notiamo come i due adulti scherzino a più riprese con i fanciulli, mantenendo però sempre un certo "distacco": a chiarirci il motivo è Maria. «In base al nostro regolamento e alla formazione che abbiamo avuto - evidenzia la signora - non possiamo prendere in braccio i degenti per due motivi: uno infettivo, legato al possibile contagio delle malattie e l'altro affettivo, nel senso che non devono crearsi relazioni di “amicizia esclusive”. Ecco perchè ci dividiamo in turni, in maniera tale che il bambino non passi più giorni consecutivi con lo stesso volontario».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)


Per i componenti della fondazione è anche vietato parlare con i giovani ricoverati della loro malattia. Possono però farlo con i genitori, che spesso gradiscono riposarsi qualche ora dopo aver passato l'intera giornata accanto ai loro figli. «Sono qui da ieri sera perchè mio figlio ha avuto una forte gastroenterite - racconta ad esempio la 37enne Annalisa di Casamassima, madre di Samuele -. Ora sta meglio e questo clima di allegria gli è sicuramente di aiuto».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

La stessa diagnosi è toccata pure a Gianmarco, di soli tre anni, che passeggia per il corridoio attaccato a una flebo e assieme alla mamma, la 45enne Anna. Sul suo volto si legge tutta la stanchezza per la notte passata in corsia. «Siamo in attesa dei risultati delle analisi - ci confessa la madre -. Per fortuna nella sala giochi ci siamo un po' distratti leggendo alcuni fumetti».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Scambiamo poi due chiacchiere con la 64enne Laura, nonna barese di Rebecca, la ragazzina avvistata nella ludoteca. «L'hanno ricoverata otto giorni fa per una sospetta appendicite - afferma la donna -. Entrambi i suoi genitori lavorano e non hanno il tempo di starle vicino tutto il giorno. Per questo si annoia molto e attende con trepidazione i membri dell'Abio: appena li vede si fionda verso di loro, pronta a giocare a tombola o a sfogliare un libro».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Come prevedibile, i più grandicelli mostrano meno entusiasmo, magari attratti da passatempi tecnologici. «Non sono svaghi adatti alla mia età – sostiene la 17enne Albana, proveniente da Gravina in Puglia, rimasta sul suo letto -, mi piacerebbe ci fosse una sala dove poter guardare film o serie tv».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Eppure l'atmosfera gioiosa sembra aver contagiato anche il personale del reparto. «I volontari fanno compagnia anche a noi - ammettono sorridenti Enza e Caterina, infermiere attive al "Giovanni XXIII" da cinque anni -. La domenica, quando sono assenti, l'aria è sempre un po' più triste».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

(Vedi galleria fotografica)


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  • fiorella - spero che questo articolo possa essere letto da tanti volontari che decidano di prestare un pò del loro tempo in questa lodevole iniziativa. Spesso non si conoscono neanche o non vengono spiegate le modalità di approccio. Grazie per queste preziose informazioni che divulgherò immediatamente.
  • Maddalena Nigro - Molto bello, desidero iscrivermi come volontaria come posso fare?


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