di Silvia Giorgi

Massafra, il bar realizzato in una chiesa del 500: «L'abbiamo salvata dall'incuria»
MASSAFRA - Immaginate una mattina di andare al bar, sorseggiare un caffè e ammirare sul soffitto del locale degli splendidi affreschi cinquecenteschi. Fantasia? Assolutamente no. È quel che succede all'Epoca café di Massafra: la particolare attività commerciale, inaugurata quest'anno, si trova infatti all'interno della sagrestia dell'ex Chiesa Santa Maria di Costantinopoli, nel pittoresco centro storico del Comune tarantino. (Vedi foto galleria)

L'esercizio è situato in piazza Garibaldi, fulcro di quel borgo antico che ospita affascinanti viuzze, un castello del X secolo e case che si affacciano sulla profonda gravina San Marco. La storia comincia nel 1568: in quell'anno il barone del posto, con il permesso di Papa Pio V, edifica la chiesa per onorare il culto di Santa Maria del Palo e spostare in uno scenario più raffinato la tomba della sua famiglia, sistemata in precedenza nella fatiscente cappella di San Rocco. Il nuovo luogo occupa la superficie dell'odierna piazza e diventa il punto di riferimento per i fedeli del paese.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Nel 1927 però la cattiva manuntezione dell'edificio porta alla lesione e al crollo di alcune volte. Così due anni dopo l'avvocato Scarano, podestà locale, ne ordina la demolizione per questioni di sicurezza, lasciando intatta la sola sagrestia. Quest'ultima nei decenni successivi viene trasformata in un circolo per anziani e gravemente deturpata: le sue preziose pareti, ricche di dipinti, vengono ricoperte con un'inguardabile vernice blu.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

L'apertura del bar segna quindi la sua rinascita: in assenza di un intervento delle istituzioni atto a restituire alla città questo tesoro, ci hanno pensato i coniugi Marchesini a restaurarlo, anche se per fini commerciali. La loro idea era quella di servire i clienti in un ambiente insolito e rispettoso di quasi mezzo millennio di storia.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

«Non sapevamo quanto tempo e denaro avrebbe portato via il restyling di questo vecchio posto sacro - racconta la proprietaria - ma di sicuro ci abbiamo messo lo stesso impegno usato per arredare la nostra casa. Per esempio impiegando mesi solo per scegliere i lampadari adatti che esaltassero le opere d'arte disegnate».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)


«Guardate i muri - gli fa eco il marito Marco -. Sono stati tutti ristrutturati usando lo stesso materiale di allora, cioè il tufo estratto dalla stessa cava di Montescaglioso con cui la chiesa venne eretta cinquecento anni fa. La cosa più importante però è stata liberare gli affreschi da quell'orribile vernice: lo abbiamo fatto noi due personalmente, armati di scalpellino e tantissima pazienza».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

E il risultato è stupefacente. Entrando ci troviamo di fronte al bancone, costituito da una lastra chiarissima di marmo: dietro ecco una nicchia luminosa racchiusa da un arco che prima ospitava l’acquasantiera e oggi invece accoglie un espositore di tè e tisane.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Ma il pezzo forte lo si scopre alzando il naso all'insù: sopra le nostre teste spicca una copertura a volta a schifo che rivela in ogni lunetta un affresco raffigurante le attività quotidiane dei frati francescani che abitarono la sagrestia. Le immagini vengono enfatizzate da una luce bianca soffusa piazzata su tutto il perimetro della volta, con alcune lampade arancioni e marroni appese che danno un tocco discreto di modernità a un tesoro così arcaico.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Una location apprezzata dai visitatori, soprattutto quelli stranieri. «D'estate capita di servire turisti francesi e tedeschi - conclude Marco -: si sentono praticamente catapultati in un'altra epoca. Il lavoro di recupero è stato sfiancante ma poco importa: abbiamo riportato questo antico gioiello al suo splendore originario, salvandolo dall'incuria».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

(Vedi galleria fotografica)


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  • francesco - Complimenti! Bell'articolo! Fa venir voglia di andare a prendere un caffè nel bar in questione....
  • Mario Povia - Dove, per varie impossibilità, non ci arrivano gli altri, per fortuna ci arrivano i cittadini volenterosi a valorizzare, con il senso della religione del BELLO, queste opere dell'uomo così incredibilmente trascurate. Tantissimi auguri!
  • antonio arky - prossima gita in Puglia ci vado!


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