di Katia Moro

«Tuo padre è un mostro»: quando i figli subiscono
BARI – È come crescere orfani di un genitore pur avendo in realtà madre e padre ancora in vita, con l’aggravante della demonizzazione e del rifiuto totale della figura parentale con cui non si hanno più rapporti, come se fosse defunta. E’ ciò che si chiama “sindrome da alienazione genitoriale” (Pas) e con l’aumento progressivo di separazioni e divorzi è un problema che si sta diffondendo sempre più.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

In pratica si manifesta quando c’è un genitore “alienante” (in genere colui a cui viene dato in affido il minore in seguito a una separazione), che allontana drasticamente il figlio dal proprio ex coniuge. Il bambino, subito il lavaggio del cervello tramite denigrazione e spesso gravi accuse costruite ad arte, interrompe i rapporti con la mamma o il papà e lo cancella dalla propria vita.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Insomma in questo modo i figli vengono strumentalizzati e usati come “arma” in un conflitto sentimentale irrisolto. E chiaramente le conseguenze più gravi di questo modo di agire ricadono proprio sui bambini, che riportano disturbi quali depressione, crisi d’ansia, attacchi di panico.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Pur riconosciuta da alcuni psichiatri, la sindrome non è stata però ancora identificata ufficialmente come disturbo psicopatologico e almeno in Italia non è stata prevista una legge ad hoc che possa tutelare i minori. Per questo sono nate alcune associazioni (tra le altre Adiantum e Colibrì) costituite da individui che hanno vissuto sulla propria pelle esperienze “alienanti” e che si prefiggono di spingere verso il pieno riconoscimento della problematica, anche rendendo punibili tali comportamenti.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

«Conosco le varie associazioni e ne apprezzo l'impegno perché anch’io ho subito l’allontamento di mia figlia – afferma la 49enne barese R. – . Quando io e mio marito ci siamo separati, lui approfittando di un momento di mia particolare debolezza , si è appropriato della mia piccola. Da lì ha iniziato a dichiararmi guerra costruendo un castello di menzogne contro  di me e i miei famigliari. La bambina è stata cosi incastrata in un lungo percorso giudiziario che ancora non vede fine. Sono riuscita a incontrarla solo pochissime volte e i consulenti psicologi e psichiatri nominati dal Tribunale non sono riusciti ancora a risolvere il problema».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)


I genitori lamentano anche un eccessivo “potere” dato a tali consulenti da parte dei giudici, che in mancanza di leggi certe delegano a loro la decisione sul da farsi. E a volte accade che questi esperti suggeriscano provvedimenti estremi: allontanando anche i figli da entrambi i genitori e collocandoli presso istituti e case famiglia. Questo ad esempio è ciò che è accaduto alla 46enne Francesca.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

«Sono separata dal 2006 – ci dice - e avevo ottenuto l’affido esclusivo della mia bambina, che oggi ha 15 anni. Ma il rapporto con il mio ex coniuge ha continuato a essere conflittuale: lui d’altronde è sempre stato un uomo violento. E così 3 anni e mezzo fa il giudice ha stabilito la decadenza della potestà genitoriale per entrambi e ha rinchiuso la mia piccola nella comunità educativa Annibale di Francia di Bari, decretandone anche l’adottabilità. Ora io posso vederla solo due volte la settimana e solo sotto stretta sorveglianza. Il problema è che lei nel frattempo è diventata epilettica e soggetta ad attacchi di panico».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

«Anche mio figlio sta avendo grossi problemi da quando mi è stato portato via – conferma il 58enne barese Carlo Zeuli, referente locale dell’associazione Adiantum -. La mia è stata una separazione estremamente conflittuale: mia moglie mi ha distrutto, allontanadomi dal mio ragazzo all’epoca 12enne. Avevo un rapporto splendido con lui e invece ora dopo il lavaggio del cervello materno mi odia e non vuole più vedermi. Ora a 24 anni non solo non ha continuato gli studi ma non riesce ad avere un rapporto sereno e normale con l’altro sesso».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Ci sono però anche figli che riescono a salvarsi. È il caso della 24enne romana Valentina Accardi, che sulla questione ha anche scritto un libro “Un cuore in due”. «Ho vissuto da un anno sino ai 16 con mia madre – ci spiega la giovane -. Lei mi impediva di vedere e persino sentire al telefono mio padre. E io eseguivo gli ordini. Fino a quando il suo compagno ha iniziato a diventare sempre più violento nei miei confronti e a riempirmi di botte. Così un giorno ho deciso di scappare, per rifugiarmi proprio da mio padre, che mi ha accolto a braccia aperte. Ho scoperto così in lui una persona meravigliosa: pensare che mia madre me lo dipingeva come un mostro».


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  • Andea - La invito a informarsi meglio così evita questo tipo di disinformazione. http://www.alienazionegenitoriale.org/
  • Andrea021280 - Mi dispiace dott. Mazzeo ma credo che l'articolo non sia affatto disinformativo, l'alienazione parentale è un fenomeno reale, vasto, grave, ignobile che necessiterebbe di essere al più presto arginato con una legge adeguata che lo inquadri come reato, alla pari di quanto è stato fatto per lo stalking e il mobbing, perchè di questi è ben più grave, non fosse altro perchè l'abuso e il maltrattamento viene attuato verso due persone (e non una) di cui una minore, che è il figlio, e per questo, ignobile già di per se


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