di Annarita Chieffo

I fumettisti Pontrelli e Dell'Edera: «Via da Bari, ma ora disegniamo Dylan Dog»
ROMA – Siamo a Roma, in uno studio pieno di matite, pennarelli, fogli bianchi, scaffali pieni di fumetti e modellini di eroi e personaggi del cinema d’animazione. E’ qui che lavorano Giorgio Pontrelli e Werther Dell'Edera, due quarantenni che partiti entrambi da Bari, sono riusciti ad affermarsi nel mondo del fumetto, lavorando per le più grandi realtà editoriali italiane e internazionali.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Giorgio ha 38 anni ed è nato ad Adelfia. Ha lavorato per case editrici come Disney e Dc Comics e ora è uno dei disegnatori del famoso fumetto Dylan Dog, edito dalla Bonelli. Werther ha 40 anni ed è nato a Bari. Ha lavorato per case straniere come la Marvel e la Dc Comics, dove ha disegnato Batman. Anche lui è ora alla Bonelli dove oltre a lavorare su Dylan Dog è tra i disegnatori della serie “Orfani” molto apprezzata dalla critica.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Abbiamo chiacchierato con loro mentre erano alle prese con alcuni disegni dedicati alla nostra testata. (Vedi foto galleria)

Entrambi avete studiato a Bari…

(Risponde Giorgio) Sì, anche se dopo essermi diplomato all'IIstituto d'arte Pascali negli anni 90 intrapresi una strada completamemente diversa: entrai nella Guardia di Finanza. Ma dopo un anno mi congedai: la voglia di disegnare era troppo forte. E così a 20 anni feci le valigie e partii per Roma, per andare a frequentare l’importante Scuola internazionale di comics, lo stesso istituto dove ora insegno. Finita la scuola mi proposi a tutte le redazioni in cui mi sarebbe piaciuto lavorare e cominciai a disegnare per “Edizioni Cioè” ed “Heavy Metal Magazine”.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

(Risponde Werther) Anch’io mi sono trasferito a Roma dopo il diploma a Bari: a 19 anni cominciai a frequentare la Scuola romana dei fumetti. Ho sempre amato disegnare: già dalle elementari avevo un quaderno a quadretti su cui tracciavo con i pennarelli a spirito scene di battaglia tra cavalieri medievali: massacri che duravano pagine e pagine. Per questo non ho avuto alcun dubbio nel trasferirmi per intraprendere seriamente questa carriera. E da allora non sono più tornato nella mia città.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Bari era proprio fuori dal giro dei fumetti?

Sì, offriva ben poco per un fumettista. Basti dire che in città c'era una sola fumetteria nei pressi di piazza Umberto. I ragazzi che la gestivano nel 1993 riuscirono a organizzare una piccola fiera, l'Expocomics, che si tenne all'interno della Fiera del Levante. Quello fu il momento più vivo per il fumetto a Bari. Nella Taverna vecchia del Maltese si organizzavano poi piccoli eventi, ma erano sporadici. Se si voleva vivere il fumetto era necessario andare via da Bari.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Del resto a Roma siete riusciti a realizzare i vostri sogni…

(Giorgio) Il mio era proprio quello di disegnare Dylan Dog e ci sono riuscito. E' una cosa che desideravo da quando frequentavo la Scuola Internazionale di Comics: ho ancora delle tavole del primo anno di scuola in cui cercavo disperatamente di copiarlo. Del resto Roma mi ha regalato tanti momenti emozionanti, a partire dalla prima volta che sono stato a casa dal grande fumettista e romanziere Lorenzo Bartoli, creatore con Roberto Recchioni di “John Doe”: ricordo la mia sensasione di euforia sulla sua terrazza piena di fumettisti.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)


(Werther) Anni fa avrei detto che il massimo sarebbe stato lavorare per case editrici internazionali come Marvel o Dc Comics e l’ho fatto. Indimenticabile è stata l'esperienza della graphic novel “Affari di famiglia” di Spiderman, dipinta da Gabriele dell'Otto, in cui ho collaborato con il grande sceneggiatore Mark Waid. Un altro ricordo emozionante è stato il momento in cui l'editor della Vertigo, Will Dennis, mi contattò per chiedermi se volessi fare qualche numero di “Loveless”, sceneggiato da Brian Azzarello, che io adoro: fu il mio ingresso sul mercato americano e uno dei momenti più belli della mia vita.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Attualmente su che cosa state lavorando e in che modo state approcciando i personaggi che disegnate?

(Giorgio) Su Dylan Dog. Ho iniziato a lavorare sul personaggio prima che arrivasse Roberto Recchioni, l’attuale curatore. Disegnavo però in tutt'altro modo e da quando è subentrato Roberto è iniziata la mia rivoluzione: è venuta fuori questa mia nuova linea chiara che a quanto pare piace un sacco e riscuote consensi. Cerco comunque sempre di fare il meglio del mio meglio, di superarmi, di puntare a un certo tipo di sintesi espressiva, romantica, descrittiva e narrativa.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

(Werther) Su Orfani. Qui sto svolgendo un lavoro molto forte e personale sulla narrazione che ritengo sia l’elemento più evidente, ancora più del segno (trascurabile su un prodotto commerciale). Quello che colpisce di più il lettore è l'interpretazione del personaggio protagonista e la narrazione. In questo caso ho agito sull'inquadratura, mantenendo rigidamente la gabbia bonelliana (tranne nei casi in cui mi veniva richiesto dalla sceneggiatura di fare altrimenti), ma cercando nel contempo di modificare il linguaggio all'interno delle vignette.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Secondo voi il mondo del fumetto si sta evolvendo?

(Risponde Giorgio) Sì, ci sono tanti cambiamenti. C'è innanzitutto una rottura della “gabbia”, ovvero dell'impostazione delle vignette della pagina, che ora è più libera: si è passati dalle tre strisce con massimo sei vignette a una totale libertà strutturale. Sono poi in corso innovazioni negli argomenti del fumetto e nei dialoghi, che stanno diventando più intimisti: ne viene fuori ciò che pensa il personaggio non solo quello che dice. Argomenti che descrivono la realtà e non più solo la nuda avventura come nei decenni scorsi.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Per concludere: un fumetto che tutti dovrebbero leggere e un piccolo consiglio che vi sentite di dare a tutti i ragazzi che cominciano a disegnare…

(Giorgio) La serie di “Corto Maltese”: bisogna leggerla tutta e tutta insieme. Il consiglio è invece in tre parole: disponibilità, puntualità e tenacia.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

(Werther) Per i fumetti cult non riesco a fare solo un nome, ne cito cinque: Il ritorno del cavaliere oscuro”, “Ghost in the Shell”, “Akira”, “Sin City” e lo “She-Hulk” di Byrne. Il consiglio invece è uno: solo l'esercizio rende tangibile e perfezionabile il talento.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

(Vedi galleria fotografica)


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