di Katia Moro

La scelta della barese Claudia: «Non mando mio figlio a scuola»
BARI - «Ognuno di noi ha i propri tempi e modi di apprendimento diversi da quelli degli altri e la scuola non riesce a rispondere individualmente a quest’esigenza, per questo ho scelto l’homeschooling». Questa la motivazione per cui la 38enne barese Claudia de Tullio, medico e mamma di due bambini di 9 e 5 anni, tre anni fa ha ritirato il suo primogenito dalla frequentazione della 1° elementare di una scuola pubblica di Bari e ha deciso di istruirlo lei stessa nella sua casa.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

L’homeschooling (o educazione parentale) è una forma di istruzione svolta esclusivamente in un contesto casalingo, cioè al di fuori di istituzioni scolastiche pubbliche o private, in cui i genitori diventano insegnanti dei propri figli. Teorico dell’istruzione domiciliare è il filosofo Ivan Illich, secondo il quale l’apprendimento è un fenomeno naturale e spontaneo che scaturisce dalla curiosità umana e che non può avvenire in un contesto ufficiale regolamentato e controllato.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Avevamo già parlato di persone che hanno deciso di non mandare i propri figli a scuola, ma si trattava di “comunità” composte da più famiglie, che avevano unito le loro forze e il loro tempo per creare una classe “alternativa” a quella istituzionale. Stessa cosa quando avevamo accennato della comune libertaria Urupia nel Salento. Qui invece siamo di fronte a una donna che svolge entrambi i ruoli: quello di mamma e quello di insegnante, senza l’aiuto di nessuno. Un caso più unico che raro, soprattutto al Sud. Abbiamo parlato con lei.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Com’è nata la scelta dell’homeschooling?

Sono venuta a conoscenza di questa forma di istruzione quasi per caso. Un giorno durante un viaggio ho visto una mamma con una fascia porta bebè, di quelle che ti permettono di essere sempre a contatto diretto con tuo figlio nei primi mesi di vita e di lì ho iniziato a documentarmi e a scoprire un modo diverso di intendere il concetto di maternità e di educazione dei propri figli. Secondo la teoria dell’attaccamento (l’attachment parenting del pediatra americano William Sears), ad esempio, un forte legame fisico e emotivo con i genitori promuove un sviluppo socio-affettivo tale da prevenire futuri casi di ansie, disturbi e depressioni. Poi ho scoperto che questo percorso poteva essere proseguito con l’istruzione parentale e quando mio figlio ha avuto un’esperienza fortemente negativa a scuola a causa di un’insegnante eccessivamente rigida che lo ha addirittura legato a una sedia per calmarlo, non ho più avuto dubbi e ho scelto.  

E’ tutto legale?

L’articolo 34 della Costituzione Italiana recita: “L’istruzione inferiore, impartita per almeno otto anni, è obbligatoria e gratuita”, dunque è l’istruzione ad essere obbligatoria e non la scuola. Inoltre l’articolo 30 afferma: “È dovere e diritto dei genitori mantenere, istruire ed educare i figli”, sottolineando che l’istruzione dei propri figli è una responsabilità dei genitori e non dello Stato. Quindi è tutto perfettamente legale. Bisogna solo inviare una comunicazione scritta alla direzione didattica della scuola di competenza, allegando l’autocertificazione attestante le capacità tecniche e le possibilità economiche dei genitori. Se poi si vuole rientrare nella scuola o conseguire un titolo scolastico, bisogna sostenere un esame. Sono obbligatori solo gli esami di Stato della scuola media e delle superiori. La legge non lo prevede, ma molti dirigenti ti chiedono di consegnare il programma annuale che intendi svolgere e una relazione finale. A me è stato chiesto di seguire comunque i programmi ministeriali, ma io prediligo un metodo diverso basato sull’esperienza quotidiana e concreta: seguo gli interessi e le inclinazioni di mio figlio.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)


A suo modo di vedere è una forma d’istruzione adatta a tutti?

Sicuramente, ma forse non è il sistema ideale per tutti. Io lo reputo particolarmente adatto ai casi come quello di mio figlio che non riesce a stare per troppo tempo seduto e fermo nello steso posto e rinchiuso sempre tra quattro mura. Ma deve essere una scelta libera e spontanea. La mia figlia più piccola, che ha solo 5 anni e non ha frequentato la scuola materna, mi ha chiesto di andare a scuola l’anno prossimo: io le lascerò fare questa esperienza perché non voglio imporle una mia decisione ma condividerla con lei quando avrà la possibilità di giudicare.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Possibile che la scuola sia così terribile?

Il problema è che ognuno di noi ha tempi e modi di apprendimento diversi, ma le insegnanti a scuola non possono seguire ogni singolo alunno e devono per forza uniformare tutti schiacciando l’individualità di ciascuno, oppresse come sono dal diktat dei programmi ministeriali da dover svolgere obbligatoriamente in un dato arco di tempo. Mentre l’apprendimento deve essere un piacere che nasce dal desiderio di soddisfare una nostra curiosità. Noi adulti scegliamo di cosa occuparci ma lo facciamo troppo tardi, dopo aver trascorso una vita sui banchi di scuola a fare ciò che non ci piace.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Così non si svilisce il ruolo del docente? Lei si ritiene un’insegnante?

Assolutamente no. Io non sono un’insegnante e non sarei capace di farlo. Ho il massimo rispetto per il lavoro dei docenti ma loro devono condurre un intero gruppo tutto allo stesso livello, io invece devo solo far emergere le inclinazioni e capacità di un singolo individuo: mio figlio. Per me l’apprendimento non è riversare una gran quantità di nozioni in una testa vuota, ma è la scoperta di ciò che interessa. E noi scopriamo insieme, per cui io non mi preparo ma apprendo assieme a lui. L’unica cosa che faccio, essendo più adulta e avendo più esperienza, è insegnargli il metodo per condurlo alla scoperta. Noi studiamo andando al parco e osservando un formicaio e poi andando a ricercarne su internet tutte le caratteristiche o facendo matematica con i soldi della spesa. Ma non programmiamo l’ora dello studio, né seguiamo formule o regole dettate dai libri: tutto deve scaturire da sé.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

D’accordo, ma studiando in casa il bambino viene sottratto a una forma importante di socializzazione e convivenza civile in una comunità…

Non è così. Mio figlio mantiene comunque il contatto con i suoi coetanei perché studia musica e segue un corso di atletica. Dunque non gli manca il confronto con gli altri, ma solo quella competizione insana insita nella scuola, che è normale nello sport, ma inutile e controproducente nell’ambito scolastico. E non ritengo che ciò non lo prepari alle sfide del futuro. Penso invece che un rapporto prolungato di amore e affetto materno lo renderanno più sicuro e sereno per affrontare tutti gli ostacoli che incontrerà, ma a tempo debito, senza necessità di prevenirli. Non ci si abitua ad affrontare il dolore vivendo da sempre nel dolore. E un domani sarà comunque capace di riconoscere un’autorità e di rispettare le regole perché solidamente strutturato al suo interno come individuo. A mio modo di vedere l’insegnamento scolastico è in realtà oramai obsoleto e, anche se in un lontano futuro, è destinato a scomparire.   

Beh, bisogna avere molto tempo a disposizione per poter praticare l’homeschooling…

Io chiaramente sono privilegiata perché essendo un medico e lavorando con i turni ho il tempo per dedicarmi a lui ed ho anche chi mi aiuta in casa. Ma sì, comunque non facile. All’inizio per me è stato molto faticoso anche perché ho dovuto combattere contro l’opposizione di tutti gli amici e parenti preoccupati per la mia scelta controcorrente e per i possibili rischi per mio figlio. Ma sono sicura della decisione che ho preso.


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  • elio - L'argomento incuriosisce, appassiona ed è la sperimentazione di qualcosa di innovativo. Come sempre le novità non sono facili da introdurre: la mamma riconosce che è stato "molto faticoso all'inizio", pur trattandosi di persona di cultura elevata (medico) e con tempi liberi (turni e magari aiuto per le faccende di casa). Personalmente suggerirei si avviarsi in tale esperienza all'interno di un gruppo piuttosto consistente di genitori con cui confrontarsi passo per passo. Approfondire è sicuramente il primo passo.
  • Mary - So che un vecchio articolo è sono passati 6 anni ma mi piacerebbe contattare questa mamma/medico e capire se ci sono altri genitori nella zona che hanno fatto questa scelta per informazioni su come gestire il tutto specie la parte burocratica
  • Francesco Intonti - Vorrei adottare l'insegnamento parentale, chiederei consigli e procedure. Ringrazio, m Francesco Intonti residente in Bari


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