di Mariangela Dicillo

Bari, la bambola sulla tangenziale: «Segnala i turni delle prostitute»
BARI – Lo si può notare percorrendo la tangenziale di Bari in direzione sud, tra lo svincolo per Carrassi-Carbonara e quello per la statale 100.  E’ un piccolo edificio a due piani diroccato, che sembra dover crollare da un momento all’altro: si trova proprio a ridosso del guardrail della circonvallazione, in aperta campagna. Fin qui nulla di speciale, se non fosse che spesso appesa sul balcone della casetta spunta una grande bambola  dai capelli biondo platino e gli occhi di ghiaccio. È ben visibile, ha sempre il braccio destro alzato e le gambe divaricate, ma appare e scompare a intervalli regolari durante il giorno. (Vedi foto galleria)

Ma che cosa rappresenta quella bambola e perché si trova lì? Abbiamo chiesto un po’ in giro e le risposte dei baresi non sono state molto convincenti. Per la 21enne Sabrina si tratterebbe di uno spaventapasseri, per il 29enne Luigi «il fantoccio è stato messo lì per ricordare una ragazzina che venne stuprata». E poi c'è la 66enne signora Rosa, che svela: «Ci sono molte leggende su quella bambola, si dice che di notte fino alla mattina prenda vita e vaghi per quei campi fino alle zone abitate».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Vabbè, la fantasia la fa sempre da padrona quando c’è di mezzo un mistero. L’arcano ci è però spiegato da un giovane che lavora in un distributore della benzina qualche centinaia di metri prima della casetta, all’altezza della ex fabbrica di materassi Mecflex. «Quella è una casa in cui lavorano alcune prostitute – ci racconta –. E la bambola serve ad avvisare i clienti che sono in servizio. Ecco perché ha le gambe aperte».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

A quel punto decidiamo di andare a trovare le “donnine”, per farci raccontare nei particolari la storia di questa bambola. Per raggiungere la casa partiamo da Poggiofranco, seguiamo le indicazioni per Brindisi, ma prima di imboccare la tangenziale, svoltiamo a destra in una stradina tortuosa che si inoltra in campagna. Proseguiamo, anche se la nostra auto sobbalza quando incontra i massi, i rifiuti e i rami che scansiamo: sembra un percorso ad ostacoli. Giungiamo non lontano dalla struttura che ospita le prostitute. Ma siamo costretti a lasciare l'auto e proseguire a piedi, perché la strada, anche molto ripida, si fa troppo stretta. Arriviamo sul posto alle 9 di mattina: la bambola non c'è, ma vediamo comunque movimento nella casa.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Una ragazza bruna che sembra molto giovane intenta a fumare una sigaretta alla finestra si accorge della nostra presenza e dopo averci guardato un po' sorpresa, probabilmente a causa dell'orario e perché abituata ad incontrare uomini, si arrabbia e cerca di mandarci via. Ma le andiamo incontro cercando di spiegarle che vogliamo solo parlare. C'è un'altra ragazza. Ma esce di casa anche lei e, di comune accordo, decidono di non farci entrare.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)


Parliamo con loro da lontano quindi, riuscendo a recuperare qualche informazione. «Siamo libere – racconta la più giovane delle due, che dice di avere 18 anni ma che ci sembra anche più piccola -. Non abbiamo nessuno che ci controlla e che pensa a noi. Noi due siamo albanesi, ma alcune nostre amiche vengono dalla Romania e dalla Croazia. Una ragazza viene dalla Grecia e due sono dell'Africa invece. In tutto siamo 12».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

L'altra ragazza, che dice di avere 26 anni invece e che sembra molto più autoritaria e meno intimorita rispetto all'altra, ci guarda dritti in faccia con degli enormi occhi azzurri e di dice: «Facciamo una vita tranquilla. Lavoriamo dalle 10.30 alle 13 e poi dalle 15.30 alle 19.30 e facciamo a turno per le pulizie. Insieme facciamo la spesa e andiamo a piedi percorrendo le campagne. Dormiamo qui. Però poi, sempre a turno, ci spostiamo in altre zone».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

E la bambola? «Serve per segnalare ai tanti clienti che si recano qui che abbiamo incominciato a lavorare – conferma la donna  -. È un messaggio segreto in codice fra noi e loro». Andiamo via, mentre le ragazze ci osservano attente. Riusciamo solo a scorgere, dalle persiane logorate, le stanze all'interno: è tutto buio ma notiamo un tavolo, un divano e quello che sembra un piccolo frigorifero.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Torniamo sulla tangenziale e mentre stiamo per passare di nuovo davanti alla casetta, notiamo che nel frattempo nei pressi dell’edificio è arrivata ed è parcheggiata un’auto. Eppure le due donne ci avevano detto che cominciavano alle 10.30. Rallentiamo un po' e vediamo che la bambola non c'è ancora. C'è invece un uomo che è sceso dalla macchina e sta parlando amichevolmente con le ragazze. Sarà un loro amico o ci avranno mentito sulla loro presunta libertà? Hanno quindi un “protettore”?

Scendiamo dalla nostra auto e ci accostiamo al guardrail sfruttando la corsia di emergenza. Ma l'uomo si accorge della nostra presenza: sembra molto arrabbiato e comincia ad avvicinarsi a noi con un qualcosa in mano, che non vorremmo fosse un'arma. Non capiamo quello che dice, dall'accento non sembra italiano. A quel punto capiamo che è inutile stare lì e decidiamo di andar via.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Il mistero della casetta e del fantoccio del resto lo abbiamo svelato, anche se torniamo con la consapevolezza che in quella casa di “bambole” ce ne sono tante e purtroppo non sono di pezza, ma in carne ed ossa.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

(Vedi galleria fotografica)


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  • Marilena - Articolo bello e coraggioso. Brava.
  • Filippo - Contenuto valido ma con gravi pecche morfosintattiche che rasentano il ridicolo: "notiamo sun tavolo".
  • Nickmio - Quella casetta alla quale si accede da via Vassallo, esiste da tantissimi anni ed è sempre stata utilizzata come postribolo. Per un certo periodo è rimasta disabitata, da quando l'allora anziana prostituta Angela BARNABA proprietaria (o solo occupante) della stessa, venne ritrovata assassinata da ignoti (ci fu un articolo della Gazzetta del Mezzogiorno di fine anni '90 su quest'omicidio). All'epoca, il segnale per i clienti provenienti dalla tangenziale era la luce accesa di una lampada che si trovava sulla parete e non la bambola. Ricordo alcuni compagni di scuola che, da piccoli, quando andavano a giocare a calcetto in un centro sportivo attiguo, raccontarono di essersi avvicinati incuriositi a quella casetta, ma poi impauritisi cercarono di fuggire rimanendo una volta impantanati con il motorino nella stradina di campagna d'accesso.
  • Andres - Ciao nickmio! Hai mai trovato un articolo riguardo Angela Barnaba? Io ho cercato, ma niente. Sono particolarmente curioso perche' abito in zona.


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