di Katia Moro

Bari, a pulire la scuola ci pensano i genitori. Ma c'è chi non è d'accordo
BARI – E’ il sogno di tutti i genitori: sapere che i propri figli frequentano quotidianamente aule pulite e confortevoli in scuole attrezzate e funzionali. Ma questa chimera, che pure dovrebbe costituire semplicemente un diritto acquisito, pare sia davvero difficile da realizzare. Classi sporche e imbrattate da scritte, bagni fatiscenti e scalcinati, palestre umide e annerite, mancanza di armadi, mensole e scaffali sufficienti per conservare il materiale didattico: è questo lo scenario quotidiano che è facile “ammirare” nella maggior parte degli istituti baresi (vedi foto galleria). E allora ognuno si attrezza come può, facendo appello più che altro all’inventiva e alla fantasia, data la penuria dei mezzi economici messi a disposizione dallo Stato nella scuola pubblica.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Nell’istituto comprensivo  “Eleonora Duse” del quartiere San Girolamo di Bari, stanchi di interminabili attese e di ripetute richieste di intervento alle istituzioni cadute nel vuoto, hanno tirato fuori dal cilindro la proposta risolutrice: il bando di concorso “operazione aule belle”. Dal 1° febbraio al 30 aprile tutte le famiglie di ogni classe e di ogni ordine (infanzia, primaria e secondaria) sono invitati a gareggiare per realizzare l’aula dei sogni per i propri figli. Genitori, fratelli, sorelle e alunni prenderanno in mano pennelli e altri strumenti del mestiere per ripulire, decorare e rinnovare le classi della scuola, partendo dai muri per finire alle tendine per le finestre. Unico vincolo in questa gara al decoro è la realizzazione di una scritta “Scuola Duse” sul muro di fronte alla cattedra secondo alcuni esempi prestabiliti.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

«Mi basta citare un unico “aneddoto” per farvi capire in quali condizioni è costretta a vivere una scuola – dichiara il preside Gerardo Marchitelli -. Due anni fa abbiamo fatto richiesta al Comune di Bari per farci ridipingere le aule del plesso della scuola elementare. Ci hanno risposto solo quest’anno, provvedendo però per una sola aula. Questi tempi biblici e queste soluzioni risicate sono inaccettabili per noi. Non possiamo che contare sulle nostre forze, sul nostro spirito d’iniziativa e su un rinnovato spirito di appartenenza. Se l’aiuto esterno manca, noi facciamo appello a quello interno».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

E a quanto pare i genitori della scuola Duse non si sono lasciati pregare e armati di buona volontà e spirito di sacrificio regaleranno la loro opera, il proprio tempo e le proprie risorse pur di garantire un ambiente più salubre e invitante ai loro figli. Cosa che hanno già dimostrato in altre occasioni. Durante le vacanze natalizie alcuni papà avevano provveduto alla pitturazione e all’abbellimento della palestra della scuola, così come gli alunni erano stati sensibilizzati ad occuparsi della pulizia del cortile esterno.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)


Ma c’è anche chi non ritiene opportune queste iniziative. «Se da un lato non posso che trovare lodevole la volontà della scuola di rifarsi un po' il look per avere degli ambienti più puliti, dall'altro non posso che constatare ancora una volta il fallimento dello Stato di fronte alle più banali esigenze dei cittadini – è il parere di una professoressa di francese di una scuola media di Bari -. Lo Stato italiano è uno degli ultimi in classifica in Europa per la spesa nella scuola e il risultato è evidente: aule sporche per carenza di personale delle pulizie, contributi “volontari" richiesti ai genitori che ormai sono diventati veri e propri balzelli fissi, vista la mancanza spesso di carta per le fotocopie, carta igienica e sapone. Finché il cittadino continuerà ad accettare tutto questo, il circolo vizioso non si interromperà e si continuerà a chiedere sempre di più».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Nell’istituto Duse si richiede ai genitori di versare un contributo annuo di 30 euro più 5 di assicurazione. Ma il preside ci fa notare quanto sia esigua questa somma rispetto a tutte le esigenze di una scuola obbligata oramai dal ministero stesso a provvedere all’informatizzazione anche dei registri, delle pagelle e dei testi scolastici con la conseguente necessità di acquisto di computer, tablet e lavagne multimediali che si aggiungono all’acquisto dei beni di prima necessità come appunto la carta igienica e le risme per le fotocopie.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

E quindi via alla richiesta di soldi ai genitori e, nel caso della Duse, anche alla preghiera di intervenire spendendo tempo e lavoro per andare a tamponare varie emergenze. «Queste iniziative di primo acchito fanno una buona impressione, ma in realtà io non sono mai stata d'accordo – sottolinea però una mamma -. Perché l’impegno alla fine ricade sempre sulle stesse poche famiglie che aderiscono e del cui tempo e denaro si avvantaggiano tutti gli altri che se ne disinteressano. E questo non è giusto».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

«Sì ma dobbiamo smetterla di considerare il bene pubblico come qualcosa che ci è estraneo – risponde di rimando un’altra mamma -. Dobbiamo dare il buon esempio ai nostri figli e insegnar loro ad amare il luogo in cui studiano sentendolo come proprio, rispettandolo e curandolo. Queste sono anche belle occasioni per creare spirito di corpo e civile condivisione degli spazi».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Qual è dunque la scelta più giusta: smettere di attendere inutilmente che tutto cali dall’alto riappropriandosi del bene pubblico e sentendosi parte attiva di una collettività o rifiutarsi di “togliere le castagne dal fuoco” a uno Stato inadempiente nella speranza di riuscire a costringerlo ad assolvere i propri doveri?


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  • Nino Sisto - bell'articolo katia Moro, hai messo il dito nella piaga dell'istruzione pubblica italiana. Però nella parte conclusiva, laddove ti poni una domanda (per me retorica), oltre all'alternativa proposta sarebbe da considerare una terza eventualità: contestare alle autorità nazionali e territoriali la erogazione di sussidi alle scuole private, affinché tali aiuti (vietati dalla Costituzione) siano invece devoluti solo alla scuola pubblica. Se i mass media non ci aiutano a diffondere tra i cittadini queste notizie nonché la consapevolezza che tutto dipende da noi e che se non ci ribelliamo allora non abbiamo diritto di lamentarci se la scuola tocca il fondo. Grazie dell'ospitalità. Nino Sisto (Coordinatore Circolo UAAR di Bari)
  • Raf - Certamente la scuola pubblica versa in condizioni assurde: edifici vecchi, manutenzione scarsa o assente, strutture inadatte, ecc. ecc. Invece di dar da mangiare alle scuole private, lo Stato dovrebbe investire tantissimo nella scuola pubblica (compreso un stipendio più dignitoso agli insegnanti!!!). Purtroppo l'Italia preferisce finanziare il Vaticano con 6 miliardi di euro ogni anno, anzichè portare avanti la nazione. Con quella somma, quante scuole nuove e moderne potrebbero essere costruite?


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