di Mattia Petrosino - foto Christian Lisco

Viole, violini e violoncelli fatti a mano: la storia e i segreti dei due maestri liutai di Bari
BARI «Abbiamo appreso quest’arte fuori dal capoluogo pugliese, ma siamo tornati qui per donare ai musicisti baresi gioielli realizzati con precisione ed eleganza». Parole degli unici due liutai specializzati in strumenti ad arco della città: artigiani che partendo da un pezzo di legno riescono a creare viole, violini e violoncelli.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Loro sono Ester Passiatore ed Emanuele Fabio Fortunato, quest’ultimo titolare della Liuteria Scarli. Entrambi hanno la loro bottega sull’extramurale, non a caso nelle vicinanze del Conservatorio. Siamo andati a trovarli per scoprire la loro  storia e i loro segreti (vedi foto galleria)

Partiamo dalla 36enne barese Ester, il cui l’omonimo laboratorio si trova in via Cifarelli 28. Entrando ci ritroviamo in un ambiente dove sono posizionati dappertutto viole e violini, circondati da attrezzi quali morsetti, pialletti, sgorbie e graffietti.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

«Dopo aver concluso il liceo – esordisce la padrona di casa – decisi di partire a Milano per frequentare la Civica Scuola di Liuteria, lì dove ho conseguito il diploma nel 2008. Divenni così maestra liutaia specializzata nella costruzione di strumenti musicali ad arco, tra cui anche la viola da gamba, tipicamente barocca. Mi piaceva l’idea di creare qualcosa con le mie mani, oltre al fatto che ero e sono appassionata di musica: all’età di 8 anni suonavo la chitarra e tuttora mi cimento per diletto con il violoncello».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

L’artigiana ha proseguito poi la sua carriera svolgendo periodi di apprendistato nelle botteghe di maestri affermati come Carlo Chiesa a Milano e Fausto Cangelosi a Firenze, fino a quando nel 2015 è tornata a Bari aprendo la sua liuteria nell’attuale sede.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

«Era inutile rimanere al Nord – dichiara –: lì sarei stata una delle tante maestre. Nel capoluogo pugliese invece non c’è una grande cultura in questo campo: è stato naturale prendere la decisione di venire a offrire i miei servigi ai musicisti baresi».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

La giovane ci mostra i vari passaggi necessari per la fabbricazione di un violino. Per prima cosa prende alcune tavole di legno. «Sono di abete rosso e di acero – spiega –. Il primo lo acquisto dalla Val di Fiemme, nelle foreste del Trentino e lo utilizzo per costruire la cassa armonica. Mentre il secondo arriva dai Balcani: si tratta del più grande esemplare europeo e serve a creare il fondo e il manico. Infine c’è l’ebano, con cui si realizza la tastiera sulla quale verranno in seguito posizionate le corde. Per gli esemplari barocchi mi avvalgo però esclusivamente di quest’ultimo legno, perché è più tenero».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Ester si sistema dietro il suo banco da lavoro e, procuratasi una dima, disegna la sagoma della parte inferiore dello strumento, a cui poi aggiungerà fasce e controfasce di acero, fissate nei sei punti principali.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Si passa poi alla parte superiore, la cui base è costituita da due pezzi di abete incollati l’un l’altro. La prima operazione comporta il renderla piatta con un piallettino, a cui segue la sgrossatura con il graffietto e la bombatura per la quale è necessaria la sgorbia. E dopo aver inserito il filetto di tre diverse essenze di legno, Ester incide con un coltellino le due “effe” in corsivo, ovvero le fessure a forma della lettera dell’alfabeto da cui esce il suono.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Poi comincia a dare dei colpetti sul legno, avvicinandoselo all’orecchio e mettendosi all’ascolto delle vibrazioni prodotte. Una sorta di prima “accordatura” data dai “nodi empirici” presenti in quella che diventerà la cassa armonica.    

Posizionata anche la catena (un listello che distribuisce la pressione generata dalle corde tese), si passa al manico e al suo riccio. «Dopo aver piallato, contornato e tagliato l’acero – spiega – disegno su di esso una chiocciola che scavo con la sgorbia ottenendo il riccio che ha una funzione di abbellimento».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)


A questo punto incolla la tastiera di ebano e passa alla verniciatura. L’artigiana utilizza quella a olio perché nutre il legno e ha una combinazione di resina dura e morbida. «È una fase complicata – ammette –. Ci vogliono due mesi affinchè si asciughi completamente in un’apposita stanza illuminata da raggi ultravioletti».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Infine aggiunge gli ultimi elementi: le corde, il ponticello e l’“anima”, un cilindretto di abete che viene incastrato tra la tavola e il fondo per far passare le vibrazioni. Ed ecco che il violino è finalmente pronto per essere suonato.

Salutiamo la donna e ci spostiamo in via Capruzzi 304, dove si trova la Liuteria Scarli dell’andriese Emanuele Fabio Fortunato. Varchiamo la porta d’ingresso per entrare in un piccola stanza pervasa da un forte odore di legno.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

«Ho sempre avuto la passione per la musica – racconta il 50enne –, sono addirittura diplomato al Conservatorio di Bari. Ho conseguito il titolo di maestro liutaio negli anni 90 presso la Scuola internazionale di Cremona, avendo a che fare con grandi artigiani come Luca Maria Gallo, Gaetano Pucino e Gio Batta Morassi».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Anche Fabio però, dopo alcuni anni al Nord, ha preso la decisione di tornare in Puglia, dove è diventato un punto di riferimento per i musicisti. La sua prima bottega l’ha aperta nel 2000 all’interno di Palazzo Scarli, a Modugno, storico edificio che ha dato anche il nome alla sua attività.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

«A un certo punto però mi sono accorto che la richiesta aumentava sempre più – afferma – e sette anni fa mi sono così trasferito a Bari. Anche se una volta a settimana faccio un salto a Cremona, lì dove ho iniziato una collaborazione con il grande liutaio Luca Tenore».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Ci guardiamo intorno. Appesi ai muri notiamo una fila di archi necessari per suonare lo strumento: sono costituiti da una bacchetta curvata di legno brasiliano (il pernambuco) e da un fascio di crini di cavallo bianco. Mentre su una parete rossa sono appoggiati degli splendidi esemplari di violoncelli, viole e violini, alcuni da resturare, altri pronti per essere venduti anche a migliaia di euro.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

«D’altronde – sottolinea – chi si rivolge a un liutaio è perché vuole uno esemplare di una qualità superiore rispetto a quello prodotto in serie: un violino artigianale è infatti unico e fatto su misura. L’intensità, il timbro e il suono sono di un altro livello e dipendono dalla cassa armonica che va realizzata con accuratezza e stile. Caratteristiche che non si possono di certo trovare su internet o in un negozietto che vende roba di fabbrica».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Veniamo poi colpiti da una cornice su cui sono poste alcune foto e la dicitura “Violino San Nicola”. «Nel 2018 – spiega – si tenne un evento alla Basilica di Bari per il quale creai appositamente uno strumento dedicato al Patrono su un modello di Antonio Stradivari».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Al di sotto del quadro vi sono due pile di tavole di legno: l’abete rosso della Val di Fiemme e l’acero che Emanuele acquista dalla Croazia. La costruzione del violino si svolge nello stesso modo visto in precedenza (dal contorno con la dima al solco scavato con la sgorbia), con una differenza: la verniciatura. Se la Passiatore utilizza quella a olio, Fortunato impiega l’alcol perché rende il tutto più luminoso.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

E prima di salutarci il maestro ha in serbo una gradita sorpresa. Prende in mano un suo violino e, facendo scorrere l’arco sulle corde, comincia a farlo “cantare”, diffondendo la sua voce soave in tutta la stanza. E noi, estasiati, non possiamo far altro che ascoltare in silenzio.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

(Vedi galleria fotografica)


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  • Giuseppina - Bellissimo articolo, complimenti sinceri. Il ritratto di S. Nicola sul violino omonimo è opera di mio marito, l’artista Vincenzo De Rosa.
  • claudio - Splendido articolo, mi sto innamorando di questo fantastico strumento e sono finito per caso su questa pagina e sono rimasto estasiato dai racconti di questi artisti/artigiani.


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