di Giulia Mele

Da Isabella d'Aragona ad Anna Quintavalle: tutte le donne che hanno fatto grande Bari
BARI – C’è Isabella d’Aragona che ridisegnò la città, la battagliera Anna Quintavalle che guidò una rivolta per il pane e suor Elia di San Clemente che divenne l’unica beata barese. Per non parlare poi della duchessa-regina Bona Sforza, sepolta nella Basilica di San Nicola e della benefattrice Ave Fornari Clerici, fondatrice dell’ente “Goccia del latte”. Insomma nei secoli al capoluogo pugliese non sono mancate donne di grande valore in grado di distinguersi in vari campi, eppure solo a quattro di loro è stata intitolata una strada, un giardino o un piazza.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Siamo andati a scoprire la storia di queste illustri figure femminili che hanno fatto grande Bari, aiutati anche dal testo “Donne baresi” di Vito Antonio Melchiorre (nell’immagine).Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Regine e nobili - Una signora degna di nota per coraggio e determinazione fu Romana Dottula, nobildonna vissuta tra il VIII e il IX secolo e discendente dalla famosa e ricca famiglia d’origine bizantina.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

In seguito alla morte del marito Barda Chiuri Ioannaci, Romana mandò il suo unico figlio alla corte del re d’Albania per completarne l’istruzione. Lì però la figlia del sovrano, innamorata non corrisposta del ragazzo, lo accusò ingiustamente di averla insidiata. Romana salpò così subito per l’Albania ed ebbe una visione della Madonna che le raccomandava di trovare l’erba miracolosa in grado di guarire la principessa, la quale nel frattempo si era ammalata di lebbra. La fanciulla si riprese e confessò di aver mentito.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Tornata a Bari, Romana portò con sé i resti di un antico tempio avuti in dono dal re come segno di gratitudine. Questi vennero usati per erigere nella città vecchia una chiesa dedicata alla Vergine poi consacrata a San Giuseppe (lì dove oggi si celebrano le messe in latino).

Non si possono poi non citare le formidabili duchesse Isabella D’Aragona e Bona Sforza, madre e figlia, protagoniste indiscusse della storia di Bari nel Cinquecento. La prima fu responsabile della ricostruzione di diversi edifici, tra cui il Palazzo della Dogana di piazza Mercantile, il Fortino e il Castello Normanno-Svevo, da lei reso uno delle fortezze più importanti d’Italia. Non a caso il nome di Isabella è oggi dato al giardino che si affaccia sul suo fossato.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Bona, già sovrana di Polonia, portò avanti l’operazione edilizia cominciata dalla mamma e dimostrò un grande interesse verso la condizione delle bisognose. Fece inoltre installare varie cisterne per l’approvvigionamento idrico dei cittadini, una delle quali si trova ancora alle spalle della Cattedrale. La strada a lei intitolata si trova nei pressi di Parco 2 Giugno.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Religiose - Altri modelli di figure femminili che diedero un contributo alla storia di Bari furono le donne di fede. Un esempio illustre è suor Elia di San Clemente, al secolo Teodora Fracasso, nata nel 1901 e morta il giorno di Natale di appena 26 anni dopo. “Dora” entrò nel monastero di San Giuseppe delle Carmelitane Scalze di Bari a soli 19 anni e da subito fu grande esempio di bontà e dedizione verso il prossimo: la sua fama crebbe dopo la morte prematura fino alla beatificazione nel 2006. Al momento è l’unica barese elevata all’onore degli altari e lei è dedicato il tratto di strada del murattiano in cui si staglia il “suo” convento.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

È bene anche ricordare le due devote che fecero sì che proprio quel posto vedesse la luce. Si tratta di Angelica Teresa della Sacra Famiglia, al secolo Angelica Teresa Lamberti e di Maria Maddalena di Gesù Nazareno (Giuseppina Gabrieli). Furono proprio le due suore ad acquistare il pezzo di terreno in via De Rossi in cui il luogo di culto fu eretto e inaugurato nel 1901 dopo aver trascorso 11 anni in affitto in una porzione di palazzo Calò Carducci. Dalla soppressione del monastero di Santa Teresa delle Donne, Bari si era infatti trovata priva di un “tetto” per le carmelitane.

Scrittrici e giornaliste - Tra le baresi di rilievo nel giornalismo non si può non citare Wanda Bruschi Gorjux, nata nel 1888 e morta nel 1976. Fu editorialista e firma di spicco del Corriere delle Puglie e della Gazzetta del Mezzogiorno, fondata dal marito Raffaele Gorjux. Sensibile alle tematiche dell’emancipazione del “secondo sesso”, fu anche direttrice di una apposita pagina femminile della stessa Gazzetta. Nel 2004 le è stata intitolata una strada a Palese.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)


Altra figura degna di riconoscimento è Ida Capriati, nipote di quel Giuseppe che dal 1864 al 1873 fu sindaco del capoluogo pugliese. Oltre a lavorare per giornali e riviste, Ida si distinse come traduttrice nel 1899 di “La terra di re Manfredi” di Janet Ross e nel 1906 di “Viaggio nel regno di Napoli” dello scrittore svizzero Carl Ulysses von Salis Marschilins.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Nel campo della letteratura emerge invece Agnese Palummo. Classe 1879, insegnò per oltre 40 anni nelle scuole della città vecchia e fu la prima donna a comporre rime in dialetto barese. Nel 1933 pubblicò una raccolta di poesie intitolata “Versi dialettali”. Morì nel 1959.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Artiste – Personalità di fama mondiale che contribuì al prestigio di Bari all’estero è la rinomata soprano Licia Albanese, nata a Torre Pelosa (oggi Torre a Mare) nel 1913. Dopo aver calcato le scene di diversi grandi teatri italiani e ottenuto consensi in tutta Europa, nel 1940 fu chiamata dalla Metropolitan Opera di New York per una rappresentazione di “Madama Butterfly”, ruolo che interpretò per oltre 300 volte nel corso della sua carriera. Continuò a cantare in America per tutto il secondo conflitto mondiale, collaborando anche con il direttore d’orchestra Arturo Toscanini, e fece ritorno brevemente in Patria nel 1951 per una nuova rappresentazione della “Butterfly”. Si è spenta nella Grande Mela sette anni fa.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Meno nota ma non per questo meno degna di menzione è Rosettina Re David, poetessa e pittrice del 1884. Partecipò con alcune sue opere all’Esposizione Internazionale di Torino del 1910-1911 e si fece conoscere anche come attivista: sua fu infatti l’iniziativa di pubblicare il numero unico intitolato “Bari il XXIII febbraio dell’anno MCMV” con l’obiettivo di raccogliere fondi destinati alle vittime della disastroso alluvione del 1905. Nel 1917 collaborò alla prima Mostra degli Artisti Pugliesi tenutasi nel Teatro Margherita, destinata ad aiutare le famiglie dei soldati baresi impegnati nella Prima Guerra Mondiale.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Rivoluzionarie – Una figura decisamente singolare è quella di Anna Quintavalle detta la “portapannère” (portabandiera). Semplice popolana, la 23enne entrò nella storia di Bari la mattina del 27 aprile 1898 dando il via alla cosiddetta “rivoluzione del pane” dopo aver saputo dell’ennesimo aumento del prezzo della farina. In seguito Anna aderì ai movimenti socialisti e si dice persino che, con l’avvento del Fascismo, venne convocata a Roma da Mussolini che voleva portarla dalla propria parte. La donna rifiutò di diventare una “falsa fascista”, promettendo però in cambio di non interessarsi più di politica. Morì nel 1943.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Benefattrici – Tra coloro che ebbero un ruolo attivo nella beneficenza possiamo annoverare l’insegnante Ave Fornari Clerici, fondatrice nel 1919 dell’ente benefico “Goccia del latte” con sede in un palazzetto liberty di piazza Umberto I. L’associazione si occupava di aiutare le donne in difficoltà fornendo loro non solo l’essenziale latte materno (grazie a delle balie), ma anche medicine e alimenti. La Fornari Clerici si adoperò inoltre nell’organizzare un “ufficio notizie” dei soldati al fronte nel corso della Grande Guerra. Venne a mancare nel 1973.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Attiva benefattrice fu anche la contessa Fulvia Miani Perotti, nata a Polignano nel 1844. Si dedicò a molte cause, tra cui l’istituzione a Bari nel 1888 della prima scuola femminile professionale nell’Italia Meridionale. Pensata per le figlie dei marinai, insegnava il taglio e il cucito.  Operò inoltre come presidente delle Dame della Carità e come dirigente della Croce Rossa. Amica di Giuseppe Mazzini e madre dello storico e scrittore Armando Perotti, morì nel 1931.


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  • Rosa Caputo - Articolo molto interessante che porta alla luce delle donne che con il loro operato hanno contribuito a lasciare un segno positivo non solo a Bari ....Complimenti alla giovane Giulia Mele sempre attenta a far risaltare il ruolo della "donna"!!
  • CLEMENTE - Brava Giulia, non conoscevo questi particolari della mia amata Bari.


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