di Stefania Buono

Il mestiere dell'orologiaio, stretto nella morsa di gioiellerie e cellulari
BARI - «Che ora è?». È una domanda che capita spesso di porci nel corso della giornata, magari quando camminiamo per strada. Per rispondere prendiamo il telefono cellulare che abbiamo in tasca e vediamo il suo display con sopra indicato il tempo che scorre, oppure ci affidiamo ai cari e vecchi orologi. “Vecchi” perché sono sempre meno coloro che li portano al polso, visto che ormai tra pc, tablet, smartphone un modo per sapere l’orario lo si trova sempre. E ad accorgersene non sono soltanto i commercianti, ma anche coloro che per mestiere gli orologi li riparano: parliamo dei tecnici orologiai, che stanno affrontando una profonda crisi.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

«Io ho 74 anni e sono quasi 60 anni che svolgo questo mestiere», racconta Umberto, artigiano presso uno storico laboratorio di orologeria in via Sparano, a Bari. La sua è una passione di famiglia, visto che il nonno, il padre e i due fratelli maggiori hanno tutti svolto questo mestiere. Ripara orologi di tutti i tipi, da quelli più recenti a quelli più antichi che risalgono anche a duecento anni fa e raggiungono valori economici di decine di migliaia di euro. Spesso si tratta di orologi a cucù e a pendolo (vedi foto galleria).Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

La mole di lavoro di Umberto però è calata molto. «Ci sono giorni in cui faccio tre-quattro riparazioni e giorni in cui invece in negozio non entra proprio nessuno – sottolinea -. Prima si lavorava sempre e una decina di anni fa avevo nove apprendisti che pagavo da me. Adesso invece sono solo». Così come è diminuito il numero di laboratori di orologeria. «Prima eravamo più di cento in Puglia – dichiara Umberto -  mentre ora in tutta la regione siamo meno di cinquanta e a Bari ci possiamo contare sulle dita di una mano».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

E questo tracollo è avvenuto non soltanto per colpa del calo delle vendite. «Succede spesso che orologi rotti di basso livello economico non vengano portati in riparazione, perché non ne vale la pena, la gente preferisce buttarli o comprarne di nuovi – spiega il tecnico -  Quelli più costosi poi, i cosiddetti “orologi di lusso”, sono in genere lasciati in gioielleria per la riparazione, anche se è scaduta la garanzia».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)


«Le gioiellerie però di solito non dispongono di tecnici al loro interno - ci dice Francesco, proprietario di una gioielleria in piazza Federico II di Svevia -. Noi anni fa ne avevamo uno perché essendoci più acquisti le riparazioni erano più richieste e fruttavano maggiormente, ma ora per un gioielliere risulta inutile tenere nel suo negozio un artigiano da pagare mensilmente e che non garantisce un lavoro costante». E quindi come si riparano gli orologi? «Si consegnano alle case madri – risponde Francesco -. In questo modo, anche se non lavoriamo alle ricostruzioni personalmente e nei nostri negozi, il cliente sa comunque che venendo da noi risolve tutti i suoi problemi».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

«Aziende produttrici che chiedono molto meno denaro rispetto a noi artigiani – sottolinea Roberto – e che grazie a un provvedimento della Commissione europea del settembre 2013, non sono più tenute a inviarci i pezzi di ricambio originali. Siamo noi che dobbiamo inviare l’orologio a loro andando quindi a perderci parecchio dal punto di vista del guadagno».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Mestiere in crisi quindi quello dell’orologiaio, che si scontra anche con la mancanza di “vocazione” da parte dei giovani. «I ragazzi non hanno possibilità concrete di inserirsi in questo ambito lavorativo – avverte Roberto, 64enne artigiano nel laboratorio di orologeria situato in via Roberto da Bari che svolge questa occupazione da più di quarant’anni -. Tra l’altro le scuole che insegnano questo mestiere in Italia sono pochissime, si trovano lontano da Bari e non costano poco. E noi non possiamo certo assumere giovani apprendisti, visto che diversamente dal passato lo Stato non offre contributi economici per questo tipo di insegnamento».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Perché non è facile imparare questo mestiere, che richiede precisione, destrezza, pazienza, mano ferma, buona vista e anche scarsa sudorazione delle mani. Un lavoro ormai dedicato ai collezionisti, che possiedono pezzi antichi e preziosi. «Coloro cioè che pretendono una riparazione di qualità – dice con orgoglio Roberto – e che affidano i loro gioielli solo nelle nostre mani sapienti, quelle di maestri orologiai».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
 


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  • antonio - ho diversi orologi anni 60, quanto costa la revisione totale.grazie antonio


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