di Eva Signorile e Ilaria Milella

Intervista al Premio Strega Nicola Lagioia: «I libri non regalano speranze»
BARI – E’ stato il primo scrittore barese ad aver ricevuto il Premio letterario Strega, il 2 luglio scorso. Un mese dopo, il Comune di Bari gli ha consegnato le chiavi della città in segno di gratitudine. Parliamo del 42enne Nicola Lagioia (nella foto), che ha vinto il prestigioso concorso con "La ferocia".

Il romanzo mette in scena la storia delle fortune e della caduta dei Salvemini, una potente famiglia di costruttori baresi che rappresenta uno spaccato dell’Italia più corrotta. Punto di partenza è la morte misteriosa della bellissima primogenita Clara, a cui seguirà il ritorno a Bari del fratello Michele che dovrà far luce sulla scomparsa dell’amata sorella. E sarà proprio Michele a porre fine all’impero messo in piedi dalla sua famiglia.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Abbiamo fatto una chiacchierata con Nicola Lagioia.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Il suo romanzo parla di corruzione: perché scegliere come protagonista una famiglia di "palazzinari"?

Diciamo che in Italia il malaffare ha forse nel cosiddetto "mattone" uno dei suoi migliori alleati. Un costruttore deve venire in contatto con tanti poteri forti: a cominciare dalla politica, che deve rilasciare le concessioni, per passare alla stampa e all'informazione in generale, fino ad arrivare, nel caso dei Salvemini, a toccare gli ambienti della criminalità organizzata. Per capirci: diversi anni fa mi trovavo in Olanda per presentare "Riportando tutto a casa", il romanzo precedente e, a un certo punto, mi salta fuori la parola "condono". Lì mi sono reso conto che il pubblico olandese non era assolutamente in grado di comprendere questo termine.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Oltre ai Salvemini, nel libro sfilano giudici corrotti, rappresentanti del mondo della cultura e dell'informazione troppo accondiscendenti con i poteri forti, medici complici. Insomma: ce la lascia qualche speranza?

Ma un libro non deve regalare speranze: quelle possono offrirle solo i buoni politici e i bravi uomini di Stato. Il contesto poi è quello che è: non dobbiamo dimenticare che viviamo in un Paese, l'Italia, fra i più corrotti dell'Europa occidentale. Come scrittore preferisco raccontare le ragioni, anche quelle dei personaggi più negativi, perché la letteratura abbraccia anche le carogne.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Eppure, per quanto "carogne", non riesce a farci odiare fino in fondo questi personaggi. Persino Vittorio, capofamiglia e fondatore dell'impero Salvemini, per quanto cinico, ha i suoi sprazzi di umanità. E sua moglie, la fredda Annamaria, è in fondo una donna molto sola e tradita dal marito.

Perché non si può che provare pietà nei confronti di questi personaggi: alla fine sono esseri umani anche loro, con le loro pulsioni e i loro sentimenti, solo che in loro finisce con il prevalere il lato negativo. Allo stesso modo, Michele è costretto a varcare la linea d'ombra e venire a contatto con certi meccanismi, compiendo scelte distruttive. Nessun è realmente e assolutamente "puro". Insomma magari pure Gandhi l'avrà fatta qualche sciocchezza nella sua vita: se ti metti in gioco può accadere che inciampi e cadi, è inevitabile commettere degli errori.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)


Però un protagonista puro e bellissimo c'è: è Michele bambino, il figlio illegittimo tenuto ai margini della famiglia, così vero nei suoi incubi ad occhi aperti e negli universi paralleli in cui cerca rifugio.

Il "bimbo Michele" è in effetti il personaggio del libro a cui mi sento più vicino in assoluto: l'ho sempre avuto dentro di me, deve essermi saltato fuori dalla mia infanzia, non la mia direttamente, ma quella di qualcuno che conoscevo, forse. Se per esempio è stato complesso provare a calarmi nel modo di comportarsi dei due geometri, su quello che sentiva il piccolo Michele, su ciò che poteva sognare uno come lui, sono invece sempre andato con sicurezza, mi sembrava alle volte quasi di averlo accanto. Avevo anche il terrore di “perderlo”, per questo non ho praticamente mai interrotto la scrittura del romanzo e mi sono portato dietro il pc ovunque, anche in vacanza.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Una caratteristica della “Ferocia” è la presenza costante della natura, che sembra fare il suo corso seguendo leggi simili a quelle che governano il mondo degli uomini.

Sì perché gli animali non si possono sottrarre a quelle che sono le leggi della selezione naturale: la coccinella divora l'afide ed è normale che sia così, ma ciò che per gli animali è natura, per gli umani diventa barbarie, è solo questa la differenza. E noi uomini abbiamo sempre la possibilità di sabotare questo meccanismo, di smarcarci dal male insomma.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Rispetto ai suoi libri precedenti, nel suo ultimo romanzo il modo di scrivere è cambiato completamente: ad esempio non ci sono più quei periodi-fiume in cui per incontrare un punto si doveva aspettare la fine di una pagina. Anzi: adesso sono presenti frasi che sembrano piuttosto appunti.

Perché non ho ancora trovato un “modo di scrivere”: per me ogni libro è un'esperienza conoscitiva. Forse assesterò il mio stile più in là, ma per ora è una cosa che non ho ancora fatto mia. Intanto lavoro sulla lingua, in modo da avere accesso a un mondo dove altrimenti non si potrebbe entrare e per restituirlo poi al lettore.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Ha vinto il Premio Strega nell'anno in cui la Puglia si piazza al penultimo posto in Italia per numero di lettori, secondo i dati dell'Istat. Non è un paradosso?

C'è questa cosa paradossale del Sud: il Meridione regala all'Italia (e anche un po’ all'Europa), una grandissima fetta di “immaginario”, è però allo stesso tempo quella macro regione in cui ci sono meno consumi culturali. Ma se uno legge questa classifica e la mette in parallelo con quella relativa al reddito pro capite, ci si accorge che i dati quasi coincidono: la Puglia è ancora una delle regioni più povere d'Italia (siamo terzultimi con la Sicilia, peggio di noi solo Calabria e Campania) e questo non può non avere delle ricadute sul settore culturale: il cittadino deve pensare prima a comprare il pane e non si può biasimarlo.


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