di Irene Coropulis

Infiammazioni nodulari ai piedi dei bambini, ricerca barese svela: «C'entra il Coronavirus»
BARI - «Siamo stati gli unici al mondo a investigare e ora possiamo affermarlo: i bambini che presentano strane infiammazioni ai piedi hanno quasi certamente contratto il Coronavirus». Parole del dermatologo barese Francesco Mazzotta, autore assieme ad altri suoi colleghi di un’importante ricerca pubblicata nell’aprile scorso sulla prestigiosa rivista scientifica Pediatric Reports.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Lui, insieme con dieci medici di Bari e provincia (Giuseppe Ingravallo, Leonardo Resta, Sara Sablone, Gerardo Cazzato, Antonietta Cimmino, Roberta Rossi, Anna Colagrande, Beniamino Ferrante, Teresa Troccoli, Ernesto Bonifazi) ha fatto luce su un fenomeno che era stato riscontrato, a partire dalla primavera del 2020, in tutto il Pianeta.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Durante la prima ondata di pandemia molti pediatri individuarono infatti sui piedi di piccoli pazienti delle apparenti vasculiti: noduli derivanti da uno stato infiammatorio dei vasi sanguigni (nella foto). Si ipotizzò subito che potessero essere tracce lasciate dal virus, ma nessuno andò fino in fondo, anche perché la patologia non sembrava arrecare grossi problemi ai bambini, se non un rigonfiamento e un arrossamento cutaneo.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

A Bari però si decise di andare oltre e, partendo da una biopsia effettuata su un ragazzino di 12 anni, dopo mesi di studi si è arrivati a confermare la teoria iniziale. Ovvero: queste lesioni rappresentano una reazione immunitaria del SARS-CoV-2 e potrebbero quindi in futuro valere come “spie” per capire se ci sono bambini che hanno avuto il virus.   

Per approfondire la ricerca abbiamo intervistato il dottor Mazzotta.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Tutto è cominciato nel maggio 2020.

Sì, i primi casi risalgono proprio a un anno fa. In tutto il mondo cominciavano a essere segnalate vasculiti ai piedi dei bambini e anche a Bari registrammo ben dodici casi. Tra questi tre sorelline che avevano riscontrato contemporaneamente lo stesso tipo di lesioni sugli arti inferiori. Non poteva quindi trattarsi di una semplice coincidenza: l’origine infettiva era chiara e dovevamo capire se fosse realmente legata al SARS-CoV-2. Mi sentii così in dovere di segnalare ai miei colleghi questo fenomeno e da quel momento partì un’intensa collaborazione che portò a far lavorare fianco a fianco pediatri, dermatologi e Università.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Qual è stato il punto di svolta nella vostra indagine?


Nel giugno 2020 lo specializzando Gerardo Cazzato, che già si era interessato alle presunte manifestazioni cutanee del Coronavirus, effettuò con il chirurgo Beniamino Ferrante una biopsia su 12enne che presentava i noduli, pur essendo risultato negativo al tampone. Gli asportarono così un piccolissimo pezzo di pelle che, dopo l’esame istologico, diede informazioni preziose sulla patologia: nelle cellule epiteliali furono infatti trovate tracce di SARS-CoV-2. Questo confermò che il virus era passato in quell’organismo, probabilmente qualche mese prima, senza che il paziente se ne fosse accorto, visto che non aveva presentato altri sintomi. Da qui partirono una serie di esami (tra cui l’analisi immunoistochimica del professor Giuseppe Ingravallo) che ci permise di completare il lavoro, sino alla pubblicazione della ricerca sul Pediatric Reports nell’aprile 2021.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Tranquillizziamo subito i genitori: queste manifestazioni non comportano problemi seri per i piccoli, vero?

No, non parliamo di un fenomeno che può avere gravi effetti sull’organismo. Siamo fiduciosi che tali rigonfiamenti possano scomparire nel tempo, anche se in alcuni pazienti continuano, a distanza di mesi, a permanere. Ma se le conseguenze di questi noduli sono irrilevanti dal punto di vista medico, sono invece fondamentali ai fini della ricerca, visto che simboleggiano le “orme” che il virus ha lasciato nei bambini.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Perché queste lesioni cutanee si presentano solo nei più piccoli?

Queste infiammazioni nodulari rappresentano il segno di un passaggio del virus che non ha portato però alla malattia: sono una reazione immunitaria. Sono quindi più frequenti nei bambini, i quali godendo di un sistema “difensivo” più forte riescono a “scacciare” il virus senza che si trasformi in Covid-19. Ho seguito il caso di una ragazzina che, in una famiglia interamente positiva, è risultata negativa a tre tamponi di seguito. Però lei presentava queste lesioni, a differenza dei genitori. Da qui l’importanza della scoperta, che insegna che il tampone non può dare tutte le risposte che cerchiamo: va necessariamente integrato con altre analisi.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Che cosa può cambiare adesso dopo questa scoperta?

Innanzitutto i pediatri dovranno valutare con attenzione ciò che riscontrano nei loro piccoli pazienti, tenendo bene a mente che potrebbe trattarsi di manifestazioni legate al virus. Ma questa ricerca può rappresentare un precedente, può dare il via a ulteriori indagini sui altri sintomi del SARS-CoV-2, in aggiunta a quelli che colpiscono vie respiratorie, intestino e reni. La speranza è che si aprano nuove frontiere nello studio del Covid-19, una malattia per molti versi ancora poco conosciuta.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Qui la ricerca pubblicata sul Pediatric Reports:


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