di Francesco Savino

Il sogno ''Parco di Santa Candida'': «Sconfitti da false promesse e rom»
BARI - Sarebbe dovuto diventare il più grande parco di Bari, due volte più grande dell'area verde di Largo 2 Giugno, con 1.500 metri di tracciato sterrato per gli appassionati di mountain bike, un percorso podistico di 800 metri, un circuito per biciclette Bmx di 530 metri, un'area skateboard, percorsi pedonali e un'area ristoro, il tutto tra alberi di ulivo, pini e cipressi. Ma a distanza di otto anni dall’ideazione di questo grande progetto, del "Parco di Santa Candida" non c’è traccia. (Vedi foto galleria)

Il parco, che avrebbe dovuto prendere il nome dall'ipogeo presente in zona, sarebbe dovuto sorgere su un pezzo di terra incolto situato tra la tangenziale e via Michele Mitolo, all’estrema periferia del quartiere Poggiofranco di Bari. Il progetto creato dall'architetto Roberto Sajeva e presentato dal Mountain bike club, fu firmato in maniera informale dal Comune di Bari. Il 31 gennaio 2007 vennero addirittura avviati i lavori, con tanto di cerimonia ufficiale alla presenza tra gli altri dell'allora sindaco di Bari, Michele Emiliano.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Fu realizzato il percorso ciclistico per mountain bike, che venne creato in pochi giorni con l'ausilio di una ruspa dell'Amiu. «Dalle 5 alle 7 del mattino salivo sulla ruspa assieme ai tecnici dell'Amiu per indicare loro i punti dove scavare per poter realizzare il percorso», ci dice il presidente del Mountain bike club Bari, Bepi Arrivo.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

E dal 2007 al 2012, per cinque anni, quello diventa il paradiso (autogestito) dei ciclisti, che vanno lì a compiere le loro evoluzioni. Lì si svolgono anche gare di mountain bike, a cui partecipano donne, bambini e professionisti. In loro c’è la speranza a che a un certo punto il Comune «mantenga le sue promesse», sbloccando i fondi per continuare i lavori e fare di quel posto un’area organizzata. E invece nel 2012 arriva la doccia fredda. «I primi problemi sono stati burocratici – afferma Arrivo -. Il Comune era convinto che l'area fosse tutta di proprietà pubblica, ma in seguito è stato "scoperto" che una parte di questa è invece di proprietà di un'impresa edile di Ruvo che pare abbia deciso di costruirci su».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

E poi i rom. «Sì, loro si sono sistemati un po’ più avanti, oltre la tangenziale - conferma Arrivo -. Basta percorrere un sottopassaggio che permette di passare sotto la tangenziale per raggiungere la zona di campagna dove c'è il campo rom. Loro hanno cominciato a buttare rifiuti di ogni genere. Abbiamo trovato di tutto, anche carcasse di scooter. Sono andato più volte nel campo a parlare con il "capo" per poter risolvere la situazione invitandoli a non disperdere i loro rifiuti nell'area del parco. Abbiamo anche integrato nella nostra associazione alcuni ragazzi del campo rom iniziandoli all'attività sportiva. Ci siamo impegnati anche a comprare loro biciclette e caschi ma non è servito nemmeno questo. Non abbiamo più rivisto i ragazzi e nè tanto meno biciclette e caschi che avevamo donato».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)


Così Bepi e i suoi ciclisti si sono stancati. «Non aveva più senso restare lì sapendo che da un momento all'altro ci sarebbe stato chiesto di lasciare il parco – sottolinea il presidente -. E poi ci eravamo scocciati di dover stare sempre a ripulire quell’area». 

Siamo andati così a vedere cosa c'è oggi su quella zona verde di Bari su cui doveva realizzarsi il parco. Nonostante la lunga recinzione, accedere all'area è semplicissimo, basta varcare un piccolo cancello sempre aperto a metà di via Mitolo e salire alcuni scalini. I grigi caseggiati di Poggiofranco alle nostre spalle fanno da sfondo al parco, così come la trafficata tangenziale e lo stadio San Nicola visibili dal lato opposto.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Sul campo solo erbacce, alberi di ulivo non curati e cespugli. Non ci sono lavori in corso o ciclisti intenti ad allenarsi, solo un ragazzo che porta a spasso il suo cane tra i viottoli e i rifiuti disseminati ovunque. Una fontana di recente realizzazione è stata sistemata nei pressi del cancello d'ingresso, ma la sua utilità è dubbia visto che la zona non è più frequentata dagli sportivi. «Subito dopo la presentazione del progetto avanzammo la richiesta di installazione di una fontana – sottolinea Arrivo - cosa che non ci fu mai concessa e oggi vengo a sapere che ne è stata realizzata una». A scoppio ritardato insomma o forse messa lì per “dare un bicchier d’acqua” ai rom.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
 


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