di Eloisa Diomede

Policlinico, 8 ore senza bere e andare in bagno: «Niente mascherine e tute di ricambio»
BARI - «Due colleghe, stremate dopo una notte in corsia, sono addirittura dovute andare al pronto soccorso per disidratazione». É la drammatica testimonianza del 53enne Gaetano, infermiere del reparto Covid del Policlinico di Bari, lì dove il personale sanitario (nella foto) sta fronteggiando il terribile Coronavirus in una condizione quasi “al limite”, tale da non poter bere nemmeno un goccio d'acqua per tutto il turno di lavoro.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Il problema sta nella mancanza di dispositivi di protezione individuale, indispensabili per evitare il contagio dai pazienti: mascherine, visiere, occhiali, copricapo, camici e tute, tutti monouso. Un'armatura che andrebbe sostituita ogni volta che l'operatore intendesse andare al bagno o, per l'appunto, semplicemente dissetarsi. Il rischio di togliersi e rimettersi una protezione è infatti quello di renderla poi inadatta allo scopo.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

E così, vista la carenza del prezioso abbigliamento, ciascun set viene utilizzato per l'intero turno, con conseguenze critiche per chi lo indossa. «É difficile resistere otto ore di fila bardati in questo modo - afferma Cinzia, medico in servizio da 22 anni -. Durante le brevi pause non possiamo neanche espletare i nostri bisogni fisiologici».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)


D'altro canto in Italia ci sono solo quattro aziende che producono questi mezzi di tutela, ovviamente sotto pressione vista l'emergenza nazionale: l'aumento della fornitura non può insomma essere immediato. E non ha certo aiutato il barbaro furto dei kit di protezione dal reparto di pneumologia di una settimana fa.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

A poco servono poi le mascherine artigianali, come quelle confezionate dal "Cigno bianco", associazione di volontariato di Bitetto presieduta dalla 48enne Tonia Appice. «Le realizziamo utilizzando lenzuola e federe - spiega la donna -, lavate a 90 gradi e chiuse in buste igieniche. Ma non possiamo offrirle agli ospedali, dato che necessiterebbero di un riconoscimento qualitativo ufficiale che hanno solo le ditte del settore».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Una situazione pesante per gli operatori sanitari baresi, che hanno nel frattempo aderito alla campagna social segnata dagli hashtag #noirestiamoincorsia e #voidateciidpi: troppo poco per ora. «Bisognerebbe ridurre la durata dei turni - conclude Gateano -. Passare ore così "infagottati" è ormai impossibile».


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