di Luca Carofiglio

Da 40 anni affiora dal mare degli Alimini: è il romantico relitto della nave Dimitrios
OTRANTO - Arrugginito, intaccato dalle alghe, incagliato nel fondale sabbioso e illuminato dal sole rovente del Salento. Parliamo del relitto della "Dimitrios", nave mercantile che nel 1978 affondò nel mare degli Alimini, a nord di Otranto: uno scheletro di ferraglia che ancora oggi affiora dall'acqua a una decina di metri dalla riva, continuando a rappresentare un'insolita attrazione turistica per i bagnanti della zona. (Vedi foto galleria)

«Si tratta di un vero e proprio reperto storico - racconta Tresia Ferrante, assidua frequentatrice della spiaggia -. La nave era partita da Atene con un carico di orzo, grano, crusca e frumento da consegnare nel porto di Pesaro, pare che però a causa di una burrasca si bloccò in prossimità del litorale, cominciando a inclinarsi sul lato destro. Il comandante Larpatos e il suo equipaggio riuscirono a mettersi in salvo e a tempesta finita alcuni otrantini si gettarono in acqua per rubare i cereali dalla stiva. Ma tornarono a mani vuote: i pesci in poche ore avevano mangiato quasi tutta la merce».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Da allora il mercantile, un colosso all'epoca lungo 61 metri e pesante 498 tonnellate, è rimasto lì, a pochi passi dalla costa. Anche se a essere visibile è solo la plancia di navigazione, sopravvissuta a 40 anni di intemperie, circondata da una serie di boe galleggianti che ne segnalano la presenza agli avventori del posto. Il resto si trova sotto la sabbia.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Di fronte a quel che resta dell'imbarcazione sorge un lido, il cui bar conserva una storica foto raffigurante la Dimitrios nel dicembre 1979, ancora intera. «Però da allora nessuno ha mai fatto niente di concreto per portarla via - commenta seccato Salvatore, proprietario dello stabilimento balneare -. Hanno solo provato a trainarla con dei rimorchiatori ma solo una volta e senza successo. E hanno demandato a me il compito di tenere alla larga i bagnanti dalla carcassa».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Ma quella dell'imprenditore sembra essere una voce fuori dal coro. Molti infatti vedono nel rudere un tratto distintivo della spiaggia, dotato di un certo fascino. «Negli anni 80, prima che cominciasse a inabissarsi - evidenzia la 59enne Annarosa, altra habituée della zona -, sulla "Dimitrios" si svolgevano delle piccole festicciole. Alcuni operatori turistici cominciarono poi a organizzare anche visite guidate». «E ancora oggi lidi e villaggi "sfruttano" il reperto come simbolo per promuovere questo tratto di litorale», aggiunge Tresia.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)


Un "marketing" che evidentemente funziona, visto che sulla riva incontriamo persone giunte proprio per ammirare il relitto. «Alloggio in una struttura nei paraggi - sottolinea per esempio il 44enne Enrico, che si sta avviando verso l'"attrazione" -. Ho letto su internet di questa barca e sono venuto a vederla».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Anche noi decidiamo di avvicinarci alle rovine, salendo su un gommone in modo da aggirarle dal lato dove tutto a un tratto l’acqua diventa alta. Costeggiamo lentamente le boe rosse che circondano il natante, osservandone il fianco destro: è quello più immerso nel mare, dove meglio ci si rende conto dell'azione inesorabile dell'ossidazione.  

Il fianco sinistro è decisamente più romantico: gli ultimi raggi del tramonto "infuocano" le lamiere e ciò che rimane di un'antenna radar, composta da un braccio rotante e un cilindro preso di mira dalle alghe.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Torniamo verso la riva, mentre una coppietta sta compiendo a piedi il tragitto inverso, favorita dal basso fondale. Ci rifugiamo nel bar per riposarci, all'ombra di due palme secche, scambiando due chiacchiere con una cliente seduta accanto a noi. «Ogni giorno alle 19 con i miei bambini raggiungo la spiaggia per un caffè e un gelato - racconta la signora -, e ci fermiamo a osservare il panorama in tranquillità. Ci piace sognare a occhi aperti inventando storie sulla nave, sperando che si inabissi il più tardi possibile».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

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