di Marianna Colasanto

Bari: la storia di M., l'odontotecnico che vive in una sala d'aspetto del Policlinico
BARI - «Ero sempre abbronzato, indossavo abiti firmati e andavo spesso in vacanza in Sud America. Ora sono depresso, senza fissa dimora e con due figli che si vergognano di me». Sono le drammatiche parole di M., odontotecnico barese di 64 anni che da otto mesi vive in una sala d'attesa del Policlinico, dopo essere rimasto senza famiglia, casa e lavoro.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Quando lo incontriamo, al piano terra del padiglione Asclepios, veste un paio di jeans e una polo bordeaux, mentre i suoi occhi celesti risaltano su un volto trasandato e segnato da un'incolta barba bianca. É arroccato in un angolo, nel suo "mondo" (nell’immagine): una sedia con sopra delle coperte, i resti di un caffè, una confezione di marmellata, qualche rivista e alcune medicine per il cuore.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

All'inizio si mostra restìo nel raccontare la sua storia, poi però decide di aprirsi, pur volendo mantenere l'anonimato. «Il declino è cominciato cinque anni fa, quando ho divorziato da mia moglie - racconta il signore con voce bassa -. Il motivo principale della separazione? I preventivi che non facevo firmare ai miei clienti, i quali spesso sparivano senza pagare le cure ricevute. Lei affermava che dovevo smetterla di agire così, ma io mi facevo spesso impietosire. E pensare che il più delle volte a non saldare il conto erano i clienti più ricchi».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

L’uomo, una volta finita la storia con la moglie, si trasferisce nel suo studio, dove riesce a ricavare una stanza dove dormire. Gli affari però continuano a non andare bene e a un certo punto, nel 2017, l’appartamento in cui lavora e vive viene messo in vendita. In un solo colpo quindi il signore rimane senza “casa” e senza lavoro. «Sono stato quindi costretto a trovare un posto dove “alloggiare” – dice l’ex odontotecnico -. E oggi non mi vergogno di dire che passo la mia esistenza in un ospedale».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)


Al Policlinico M. è riuscito a farsi ben volere da professori, infermieri, medici e paramedici che gli hanno fornito una brandina. Con lui si trova anche un vagabondo che passa però tutto il tempo fuori dal nosocomio a mendicare. «Esce la mattina e torna la sera - sottolinea il senzatetto -. Ha una scarsa igiene ma comunque è una brava persona».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Con la famiglia invece il signore ha chiuso ogni rapporto. «Dei miei due figli non voglio nemmeno sentir parlare – afferma - vorrebbero rinchiudermi in un dormitorio, ma io in mezzo a gente che non conosco non ci vado. Sento però tantissimo la mancanza della mia nipotina, che a breve compirà cinque anni».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

La carenza di affetto viene comunque compensata dai tanti bambini ricoverati nell'edificio che spesso lo vanno a trovare. «Mi abbracciano e giochiamo assieme in giardino - afferma -. Regalo loro merendine e crackers che ricevo da persone generose. Purtroppo a volte sono i genitori a comportarsi male: capita che diffidino della mia apparenza e si mettano a sgridare i fanciulli che si avvicinano a me, timorosi che possa far loro del male».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

E’ evidente che il suo aspetto attuale porta a diffidare di lui. «Eppure un tempo andavo in giro con abiti costosi ed ero sempre abbronzato - ammette l’ex professionista -. Giorni fa in questa sala d’attesa è passata una coppia di commercianti baresi che conoscevo: la donna quando ha capito chi ero si è messa a piangere. Non credeva ai suoi occhi. Del resto anche io fatico a riconoscermi: da essere un “fighetto” sono diventato un senzatetto. Chissà cosa mi riserverà il futuro».


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  • Giuseppe - Conosco bene il Sig. M. e i suoi figli e, pultroppo, nonostante i vari aiuti offerti in primis dai figli ma anche da parenti, il Sig. M. ha sempre continuato a fare di testa propria, sperperando i soldi che venivano a lui offerti (e non solo) in vizi che non sto quì a raccontare. Posso garantire che i suoi figli (e non solo) sono stati molto vicini nei momenti difficili ma sono stati vani i tentativi di aiuto a lui offerti e far passare loro per persone crudeli non mi sembra giusto. Bisogna saper conoscere le situazioni e ascoltare entrambe le parti prima di pubblicare cose che non rispecchino la realtà dei fatti.
  • Filippo - Quoto al 100% quanto descritto da sig. Giuseppe. Aggiungo che ognuno è causa della propria condizione.
  • andrea - Ma non capisco perché abbia gettato via un lavoro molto redditizio, vivere dell'aiuto di qualcuno non è certo una cosa positiva, cosa ha creato tutto ciò ?


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