di Francesco Sblendorio

Terlizzi e la sua secolare tradizione ceramistica: «Ma ci manca il prestigio di Grottaglie»
TERLIZZI – Nota come la “città dei fiori”, Terlizzi avrebbe in realtà tutte le carte in regola per poter essere definita anche “il paese della ceramica”. In pochi infatti sanno che, il comune a nord-ovest di Bari, può vantare un’antica tradizione nell’arte di modellare e decorare la terracotta che affonda le sue radici sin nel Neolitico.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Eppure ciò non è valso alla terracotta terlizzese la stessa fama, ad esempio, di Grottaglie o Rutigliano. Il sistema industriale qui funziona, ma un complesso di cause politiche e di scelte di mercato, che vanno dalla scarsa spinta istituzionale alla lunga predominanza della produzione destinata all’edilizia, ha di fatto tarpato le ali, a livello di popolarità, a questa realtà.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Nella cittadina sono comunque attive una decina di aziende artigianali. Tra queste le imprese gestite dai D’Aniello, i quattro discendenti di una famiglia che plasma la terracotta da secoli.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Loro sono infatti gli eredi del bisnonno Gioacchino, pioniere della lavorazione artistica della ceramica. L’uomo iniziò nel 1881 all’interno della bottega di suo zio materno Giuseppe, il quale realizzava materiali per l’edilizia e vasellame per l’agricoltura con un forno in pietra del 600 che si trovava in località Torre del Musico.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

La professionalità di Gioacchino fu poi ereditata dal figlio Vincenzo e, nel 1955, dall’omonimo nipote che costituì la “Manifattura Ceramica G. D’Aniello & figli”, la prima azienda terlizzese dotata di un’organizzazione produttiva articolata. Nel 1979 l’attività passò ai quattro figli (Carmine, Paolo, Felice e Francesco) fino a quando nel 2015 ognuno di loro creò un proprio laboratorio.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Noi siamo andati a trovare Carmine e Paolo, titolari rispettivamente della “Ceramiche D’Aniello” e della “D’Aniello Tradizioni Terramaniarte”.  Entrambi lavorano sulla provinciale 231, in direzione Bitonto, in due capannoni pressoché identici. (Vedi foto galleria)

Varchiamo la soglia del primo, ritrovandoci all’interno di un ampio e luminoso locale il cui perimetro è interamente occupato da scaffalature ed espositori. Qui sono messi in mostra alcuni esempi della colorata produzione: oliere, lattine in terracotta, servizi di piatti, elementi di arredo, vasi, personaggi natalizi, centritavola decorati e souvenir.

Da questo ambiente accediamo al capannone industriale vero e proprio, in cui ogni angolo è destinato a uno specifico passaggio della lavorazione. In particolare la decorazione, che qui usufruisce di una silenziosa stanzetta apposita. Proprio in questo piccolo locale troviamo infatti una giovane alle prese con un’oliera: con i sapienti tocchi del suo pennello la sta arricchendo con motivi vegetali.

«Il processo è lo stesso da tempo immemore - ci assicura il 66enne Carmine venendoci incontro -. Il connubio tra la ceramica e questo territorio va ricondotto addirittura al sesto millennio avanti Cristo: la zona era infatti attraversata da numerosi corsi d’acqua che rendevano argilloso il terreno. Una qualità ben compresa, molti secoli dopo, dagli artigiani greci che si stabilirono nell’area dell’attuale Terlizzi per sfruttare le cave di argilla e realizzare arredi funerari in terracotta».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Furono proprio i ceramisti ellenici a introdurre il tornio a ruota, sostituendo le più lente e artificiose tecniche precedenti. «Il tornio ha attraversato i secoli – precisa Carmine -, assistendo all’evoluzione degli altri macchinari, come i forni, che da essere solo a legna hanno ceduto il posto al gas e all’elettricità».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Lasciamo ora Carmine per andare a incontrare il fratello 75enne Paolo nel capannone attiguo. L’uomo ci accompagna alla scoperta del laboratorio. Sotto un tendone i blocchi di argilla attendono di essere impastati e modellati al tornio, mentre poco più in là sono presenti i carrelli per l’asciugatura e i forni elettrici per la cottura. Dalla parte opposta un’intera parete è occupata dai contenitori di vernici dei più svariati colori, preceduta dal tavolo della smaltatura affiancata lateralmente da quello utilizzato per l’incisione.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)


In mezzo è tutto un susseguirsi di tavoli e altri carrelli in cui vediamo i prodotti riposare tra una fase e l’altra della loro creazione. In ogni angolo del capannone ferve l’attività di giovani artigiani, dal modellatore allo smaltatore, dall’incisore al decoratore.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Paolo ci spiega come la sua clientela sia composta da almeno duecento acquirenti fissi. «Produciamo strettamente in base alle commesse che riceviamo, soprattutto da frantoi e ristoranti, per i quali realizziamo oggetti personalizzati», afferma portandoci in giro per il locale.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Ci mostra così alcuni piatti posti su un banco da lavoro. Su ogni pezzo è stato scritto a mano il nome del committente: un ristorante romano, a testimonianza del fatto che le richieste arrivano anche da fuori Puglia. «Grazie a internet riceviamo ordini da tutto il mondo, Gran Bretagna e Stati Uniti in primis», ci dice il 75enne.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Ma in un contesto di generale successo che cosa ha impedito alla ceramica terlizzese di raggiungere il prestigio di quella di Grottaglie?

«Le cause sono diverse – risponde Paolo –. Intanto le istituzioni locali hanno spinto poco il settore: solo recentemente sono giunte le certificazioni di qualità da parte del ministero dello Sviluppo Economico, quelle che a Grottaglie possiedono da lungo tempo. E poi nel comune tarantino è facile per il turista acquistare prodotti dai tanti negozietti del centro storico, che a Terlizzi sono sorprendentemente inesistenti».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

C’è però un’altra ragione. La maggior parte della ceramica è stata per decenni destinata all’edilizia, tesa alla realizzazione di manufatti come tegole e pluviali: il che ha messo in secondo piano l’aspetto più artigianale. Anche se da una ventina d’anni la crisi globale e le difficoltà risultanti dall’eccesso di produzione hanno convinto i laboratori terlizzesi a ritornare a una lavorazione più creativa. Oggi ci si indirizza quindi prevalentemente su oliere, pumi pugliesi, servizi di piatti, bomboniere e souvenir.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

«E ovviamente tutte le fasi della lavorazione sono eseguite manualmente», sottolinea Paolo. Ce lo dimostra il 21enne Alessandro, uno degli artigiani alle dipendenze del maestro, che troviamo alle prese con un blocco di argilla. Il materiale, dopo essere passato dall’impastatrice, si presenta come una sostanza malleabile che il giovane posiziona con decisione sul tornio.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Appena questo attrezzo comincia a girare, vediamo la pasta iniziare ad allungarsi e prendere progressivamente forma, accompagnata dalle mani di Alessandro che le regala volume fino a ottenere una bozza di oliera, a cui va poi a modellare l’orlo. (Vedi video)

Con sorpresa notiamo come dalla massa informe a un oggetto con la sua identità siano passati meno di due minuti. «Perché questi sono oggetti semplici – ci spiega il ragazzo -: riesco a crearne quasi 200 al giorno».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

«Lui è modesto – afferma Nicola, il figlio 35enne di Paolo -, ma è proprio sui giovani e sulla loro preparazione che noi dobbiamo puntare. Da diversi anni assumiamo diplomati alle scuole d’arte, che poi formiamo alla cultura della ceramica. Anche in questo modo, un giorno, potremo colmare il gap che oggi ci separa dalle altre “capitali” pugliesi della terracotta».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

(Vedi galleria fotografica)

Nel video, il 21enne artigiano Alessandro alle prese con la creazione di un’oliera in ceramica:


 


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