di Gaia Agnelli

La storia del barese Luigi, da detenuto a fioraio ambulante: «Questo lavoro mi ha salvato»
BARI – Il suo “carrello dei fiori” gli ha salvato la vita e lo ha aiutato a cambiare, cancellando le tracce di un passato turbolento. Stiamo parlando di Luigi, il 46enne ambulante che tutti i giorni, da otto anni, trasporta per le strade del centro di Bari un colorato carrello a tre piani ricco di rose, margherite, tulipani e piantine di vario genere. (Vedi foto galleria)

Noi lo incontriamo in via Sparano, quasi ad angolo con corso Vittorio Emanuele. È impossibile non notarlo vista la sua robusta stazza e l’abbigliamento da tifoso del Bari calcio, con tanto di cappellino con su scritto “Ultras Liberi”.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

«Il mio passato è stato molto difficile – ci dice subito –: se dovessi raccontarlo non basterebbe un libro. Sono nato e cresciuto nel rione Libertà, in un ambiente turbolento che mi ha portato a compiere scelte di vita sbagliate. Ho passato diversi anni in carcere, di cui 15 consecutivi, sprecando tra quelle mura la mia gioventù. Sono uscito di prigione solo otto anni fa e a quel punto ho dovuto ricostruire la mia esistenza partendo da zero».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

La sua storia è però interrotta dalla prima cliente. Si tratta di una signora attratta dal cartello attaccato alla parte posteriore del carretto: riporta l’“offerta del giorno”, ossia venti rose a soli tre euro.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Dopo aver servito l’acquirente, Luigi riprende: «Nel carcere la psiche umana si devasta completamente. Ne esci scosso, diverso, assolutamente cambiato e quando sei fuori ti senti perso. Per questo devo dire grazie alla mia famiglia per avermi permesso di reinserirmi nella società».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Sì, perché i suoi parenti sono fiorai da ben quattro generazioni, con il fratello Filippo che continua a mandare avanti l’attività nel negozio “Fiori e Piante” in corso Sonnino. «A lui devo tutto – sottolinea –: è stato la mia ala protettrice, accompagnandomi nel mio percorso di rinascita. Queste piante le prendo dal suo locale: è come se fossi una “succursale” mobile della sede principale».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)


Poi ci racconta così la sua giornata tipo. «Mi sveglio alle 3.30 del mattino per andare al mercato di Terlizzi con Filippo. Lì compriamo i fiori e poi, sempre aiutato da lui, scegliamo quelli da esporre sul carrello. A quel punto parto per il giro, puntando sulle strade di Bari più frequentate».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

L’uomo inizia il suo tour da via De Giosa, non quindi troppo vicino al negozio di Filippo, «così da non fargli concorrenza». Da lì si sposta in corso Cavour, prosegue per via Melo, via Argiro e via Sparano, per concludere in corso Vittorio Emanuele. Tutto questo sino alle 16, ora in cui torna alla “base” di corso Sonnino per dare una mano al fratello.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

«Bar e ristoranti mi aiutano comprando rose e piante da esporre nel locale e spesso attiro anche l’attenzione dei consumatori seduti ai tavolini», commenta.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Lui è infatti molto conosciuto dai proprietari delle attività presenti nelle principali strade dello shopping barese. Gli hanno dato anche un soprannome: “carrello dei fiori”. E proprio mentre parliamo uno dei suoi amici titolari ci interrompe per regalargli un marsupio.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

«Devo dire grazie a tutti coloro che in questi anni mi hanno aiutato – ammette il fioraio –. Ci sono state tante persone che non hanno mai avuto bisogno di un mazzo di rose o di una piantina, ma che hanno comprato solo per il piacere di darmi una mano».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

È così Luigi è riuscito nuovamente a navigare nel mare burrascoso della sua vita, approdando in acque più sicure. «Sono cambiato, a causa del carcere ma anche grazie al mio lavoro  – afferma –. Da un giorno all’altro mi sono svegliato diverso. Stare a contatto con tutti questi passanti mi ha aiutato a socializzare e a conoscere un mondo più “pulito”, che un tempo non mi apparteneva».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Ora però è tempo di andare. Il fioraio ha terminato la sua sosta in via Sparano e deve riprendere il suo lavoro. Con una mano afferra il suo colorato carrello e, trainandolo un po’ a fatica, sparisce dietro l’angolo, non prima però di pronunciare una frase: «Non è vero che “il lupo perde il pelo ma non il vizio”, dipende tutto dalla volontà del lupo».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

(Vedi galleria fotografica)


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Gaia Agnelli
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  • Francesco Capasso - Storia commovente, come tante ce ne sono se solo ci affacciassimo più spesso all'animo umano, in tutti quei volti che incrociamo ogni giorno. Bravo Luigi! E se puoi perdona una società non sempre in grado di salvare i più deboli. Forza! Riprendi pure il cammino tra i sorrisi della gente!


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