di Angela Pacucci

Noci, il laboratorio di Rocco: l'ultimo del barese in cui le scarpe si fanno ancora a mano
NOCI - «Sono rimasto l'unico nel barese a svolgere questo antico mestiere e potrei essere l'ultimo, visto che non c'è nessuno disposto a voler imparare la mia arte». Parole di Rocco Recchia, simpatico 60enne di Noci che svolge un lavoro in via d'estinzione: il produttore di scarpe fatte a mano. Il suo laboratorio si trova nel pittoresco centro storico del paese murgiano: siamo andati a trovarlo. (Vedi foto galleria)

L'attività si affaccia sull'angusta via Porta Barsento (a pochi passi dalla bottega di "Menzarecchie", il negozio "ibernato") ed è segnalata da una spiritosa insegna installata all'esterno che recita: "La scarpa di Recchia non fa mai vecchia". L'ingresso è caratterizzato da due ampie vetrine colme di calzature realizzate dall'artigiano, a volte con accostamenti di colori piuttosto audaci.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

All’interno incontriamo Rocco: sta forgiando un paio di stivaletti. «Quella che porto avanti è un'azienda di famiglia che ha ben 151 anni - racconta il titolare -. Fu fondata nel 1865 dal mio bisnonno Giuseppe Recchia ed ereditata con passione da tre diverse generazioni, compreso me. Sono stati mio padre e mio zio a insegnarmi tutti i segreti del mestiere: è grazie a loro che oggi conduco questa ditta individuale».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Il negozio è formato da due ambienti, uno allestito per l'esposizione delle scarpe e il ricevimento dei clienti e l'altro, zeppo di attrezzi, dove il proprietario dà vita alle sue "creature". Nella prima stanza le pareti sono interamente coperte da grossi scaffali pieni di scatole e al centro spicca un tavolo in legno, circondato da diversi sgabelli utili per provare le scarpe. La seconda camera accoglie macchinari e banconi deputati alla produzione vera e propria: tra i tanti apparecchi ne riconosciamo uno in metallo che rinforza le calzature all'altezza del tallone.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Attorno a noi notiamo schiere di scarpe da ultimare, decine di utensili da lavoro e numerosi pellami appesi su delle travi in attesa di essere utilizzati. Le scarpe sono però tutte maschili. «Mia moglie era gelosa e non voleva che avessi a che fare con acquirenti donne – ci confida l’artigiano -. E oggi, anche se lei non c'è più, continuo a rispettare la sua volontà».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)


Un mestiere quello di Rocco che consente di guadagnare bene: i prezzi infatti partono dai 150 euro in su. «E’ quello che valgono scarpe già pronte o realizzate su misura - spiega -. In questo modo accontento i clienti più esigenti su qualsiasi dettaglio. I compratori, che vengono da tutta Italia, infatti richiedono prodotti creati con le pelli più diverse: vitello, mucca, capretto, lucertola e persino murena, la mia specialità. Trovo anche la soluzione a problemi come il bisogno di numeri extra e la presenza di deformazioni del piede come l'alluce valgo e l'occhio di pernice».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Eppure come detto Rocco è rimasto l’unico tra Bari e provincia a creare a mano calzature. Colpa sicuramente dell’industrializzazione, che ha portato il mercato a preferire prodotti più facilmente reperibili, low cost ma in alcuni casi anche “usa e getta”. Ma non solo. «Questo non è un mestiere facile – sottolinea il signore –. C’è bisogno di arte e creatività, ma anche di tanta pazienza e allenamento. Non è alla portata di tutti. Infatti nonostante i tempi difficili che stiamo vivendo non riesco a trovare nessuno disposto ad apprendere le mie conoscenze».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Già, il rammarico più grande dell’artigiano è quello di non poter riuscire a tramandare la sua attività.  «Le mie due figlie hanno scelto un percorso diverso – commenta Rocco -, ma in generale i giovani non sono attratti da anni e anni di gavetta. Per ora la mia unica speranza è un giovane calzolaio di Bari che ogni tanto viene a trovarmi per migliorare la sua abilità: chissà che un giorno non possa finalmente “rubarmi” il mestiere».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

(Vedi galleria fotografica)


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