di Eva Signorile

Ipogei, volontari scoprono un affresco che si credeva perduto
BARI – Degli ipogei di Bari e del gruppo di volontari che si impegna per la loro protezione e salvaguardia Barinedita si è già occupata. Ieri abbiamo pero' voluto seguire la “squadra ipogei” in uno dei suoi sopralluoghi. L’escursione ha permesso di ritrovare un sito affrescato che si temeva perduto nell’invasione edilizia della zona circostante. Gli ipogei sono antiche abitazioni e chiese scavate nella roccia.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

L’appuntamento è di domenica alle 10, nel parcheggio di un noto centro commerciale nel quartiere di Mungivacca. L’obiettivo del giorno è la ricerca di un ipogeo che quasi certamente è andato distrutto a causa dei lavori di riqualificazione della zona. Al suo interno si potrebbe ancora trovare un affresco risalente al  XVI secolo che ritrae una Madonna con il Bambinello: “Santa Maria di Costantinopoli”, di cui si narra in un testo del 1977 dello storico Franco Dell’Aquila.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Per buona parte della mattinata esploriamo la campagna nei dintorni, cerchiamo principalmente alberi di fico: «Si tratta di una pianta – spiega Sergio Chiaffarata, la guida del gruppo - le cui radici cercano l’acqua in profondità: la sua presenza per noi è spesso il segnale dell’esistenza di una cavità sotterranea e di un probabile ipogeo».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Tra alberi di ulivo e vigneti, troviamo due ipogei. Uno dei due è stato utilizzato per scaricarvi ogni genere di rifiuto solido di grandi dimensioni (frigoriferi, brandine del letto, sanitari), l’altro è soffocato da contenitori di sostanze chimiche di ogni tipo: la sua struttura è talmente danneggiata, che piogge un po’ più intense potrebbero farlo crollare.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)


Continuiamo la nostra esplorazione: ci inoltriamo tra erba alta, cespugli di more e melograni coi frutti rossi in bella mostra, fino a quando, tra le foglie di un fico, appare inequivocabilmente l’ingresso di un sito. Scendiamo al suo interno in fila indiana e quasi col fiato sospeso: la Madonna è lì, con il suo Bambino tra le braccia, seriamente provata dal tempo, dall’umidità e dalle muffe che si stanno facendo strada.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Il vano è però pulito e privo di rifiuti. L’emozione è tale che, dopo le prime esclamazioni di gioia, per qualche istante restiamo tutti in silenzio a contemplarla. Due ciuffi di una pianta, la capelvenere, sembrano decorarla come doni votivi: «Devono essere tolti al più presto – afferma Chiaffarata – la loro presenza è un pericolo serio per ciò che rimane dell’affresco».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Ma resta il problema di come tutelare un bene su cui compare persino la “placca speleologica”, cioè la testimonianza che è stato censito dalla Regione Puglia. Intanto, la Madonna Odegitria ha compiuto il miracolo di conservarsi fino a oggi, quasi incurante del tempo che passa e della negligenza di chi dovrebbe proteggerla e non lo fa.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Per informazioni sul gruppo Ipogei:
http://www.facebook.com/groups/298412943513962/?ref=ts&fref=ts


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Eva Signorile
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