di Mina Barcone

Il rapper barese Geryl: «Sono tornato a fare musica, dopo 7 anni di silenzio»
BARI – Nel 2007, appena 17enne, fece parlare di sé per il brano “Non si scappa”, un rap che denunciava le difficoltà di vivere nel quartiere Japigia di Bari. Ora dopo sette anni di silenzio è tornato sulle scene musicali. Parliamo del 25enne rapper barese Geryl (nella foto). L’abbiamo incontrato.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Hai iniziato a far musica da giovanissimo, raccontaci i tuoi esordi.

Cominciai a fare rap scrivendo testi in rima su basi musicali autoprodotte. Ero un ragazzino: avevo solo 14 anni e suonavo per le strade di Japigia con gli amici. Poi pian piano presi parte a veri e propri contest, gare fra rapper per intenderci, che si svolgevano nei locali di Bari. Ed esibizione dopo esibizione cominciai a essere apprezzato non solo dagli altri “colleghi” ma anche dal pubblico, così nel 2007 all'età di 17 anni realizzai il mio primo singolo “Non si scappa” nel quale raccontavo la mia esperienza in quel difficile quartiere.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Che nel suo piccolo fu un successo…

Sì con mio fratello realizzai un video e lo caricammo su youtube: dopo qualche settimana raggiunse le 20mila visualizzazioni. Considerate che in quegli anni internet non era diffuso come oggi, quindi per me fu un vero successo: ero riuscito ad arrivare alla gente, parlando del disagio e delle difficoltà di chi come me viveva in un quartiere periferico. Questo mi portò sia alla realizzazione del mio primo album (“Il gioco del silenzio”) sia, nel 2008, alla collaborazione con una tv locale: facevo l'inviato per un programma trasformando ogni servizio di denuncia in una canzone rap.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Poi però ti sei fermato per sette anni, come mai?

Mi sono cercato un lavoro serio: avevo bisogno di una stabilità economica che il rap di certo ancora non mi poteva dare. Ho superato un concorso nelle Ferrovie e non ho più suonato. Oltretutto ho anche lasciato Bari: mi sono trasferito in Salento dove tuttora vivo. Insomma mi sono allontanato dalla scena musicale, ma la passione in me non è mai morta e avevo tante cose da dire ancora. Così piano piano, dal 2011 ho ripreso a scrivere e nel 2014 ho iniziato la registrazione del mio album “Hip Hop Corn”, che è terminata nell’ottobre scorso.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Quali temi affronti ora?

Oggi i testi sono più maturi rispetto a qualche anno fa, quando trattavo ugualmente tematiche di denuncia sociale ma forse in modo diverso. In quest’ultimo disco racconto di ciò che ho vissuto e vivo tuttora nella mia quotidianità, anche in ambito lavorativo, come l’omologazione del pensiero e le differenze sociali. E’ questo il caso di brani come “Fuck simili” (realizzato con la collaborazione di Tuppi, noto dj barese) o di “Burattini”. Parlo anche di amore e di come in molti casi le differenze non siano necessariamente un limite nei rapporti (è il caso del brano “Una come te”), ma anche dell’ignoranza e della mancanza di informazione.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)


Dal punto di vista musicale invece come ti poni?

“Hip Hop Corn” vuol essere un sottogenere dell’hip hop, non è solo un titolo. Si tratta di sonorità scoppiettanti, cariche di energia e sfumature: c’è molta sperimentazione tra generi diversi come il rock, il soul, il funk e molto altro. E penso che questo sia uno dei tratti principali che mi contraddistingue: l’accostamento di diversi tipi di musica, che mescolo tra loro.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Tu non canti in dialetto barese, a differenza di tanti altri tuoi colleghi.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Il mio scopo è quello di arrivare a quanta più gente possibile: riuscire a trasmettere in modo diretto quello che penso, per questo ritengo che il dialetto sia un po’ limitativo. Apprezzo comunque il lavoro di quanti hanno operato questa scelta, penso ad esempio ai Puglia Tribe e al giusto successo che hanno avuto in tutta Italia le loro canzoni.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Hai un buon rapporto con gli altri rapper baresi?

Sì, ho un rapporto di sana competizione e a tratti anche di collaborazione. Certo, negli ultimi anni sono stato un po’ assente, ma questo non mi ha impedito di riallacciare i contatti. Per esempio, nell’ultimo album viene ripreso anche “Non si scappa” in un pezzo strumentale realizzato con dj Riot, che ci teneva particolarmente a “scratchare” su quel brano visto che anche lui è di Japigia.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Non sei legato a nessuna etichetta discografica, come riesci a far arrivare la tua musica al pubblico?

Attraverso i social network: ho una pagina Facebook che sta crescendo molto e che utilizzo anche per fare distribuzione. C’è chi mi contatta e io invio il cd o spedisco alcune tracce. Ma è sulle esibizioni live che punto molto: è il modo migliore per arrivare al pubblico barese.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Il video di “Non si scappa”:



 


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Mina Barcone
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  • Sergio OG - Ti sei reso conto che c'è un errore grammaticale madornale sul retro del cd fisico? No, perché sennò mica le mandavi in stampa e non potevi farti "vedere"! CAPRA!


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