di Cassandra Capriati

I datteri di mare: «Vietati sì, ma basta "conoscere" per comprarli a 50 euro al chilo»
BARI -  Sono i frutti di mare più prelibati e ambiti. Quando era legale venderli, fino agli anni 90, servivano non meno di 40mila lire per potersene portare a casa un chilo e ora che la loro pesca è severamente vietata, è possibile trovarli sul mercato nero a un prezzo che può oscillare tra i 50 e i 60 euro al chilogrammo.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Parliamo dei datteri di mare, molluschi bivalve dal colore marrone scuro che si trovano all’interno delle rocce calcaree. Per poterli pescare è necessario spaccare la pietra con martelli e picconi, per poi prelevare i datteri con delle pinzette. Proprio per questo motivo da anni (in Italia dal 1998, nella Comunità Europea dal 2006) la loro cattura è vietata: per prenderli di fatto si va a distruggere il fondale, andando a provocare danni irreparabili all’ecosistema marino. Per un solo chilo di datteri viene spaccato all’incirca un metro quadro di superficie marina.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Da tempo quindi la stragrande maggioranza dei baresi si è messa l’anima in pace: ha rinunciato ai datteri, accontentandosi di ricci, cozze e vongole. La stragrande maggioranza dicevamo, perché poi c’è la minoranza, quei consumatori che ai datteri non riescono proprio a rinunciare, quelli che pur di continuare a mangiare questo “frutto proibito” sono disposti a sfidare la legge e il buonsenso. Tanto c’è chi viene loro incontro: pescherie e soprattutto sub “amici” che nonostante i divieti si prestano a questo tipo di pesca e vendita.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

«Basta andare sul lungomare sud di Bari, diciamo tra Torre Quetta e San Giorgio, dotarsi di una maschera e farsi un giro sott’acqua a profondità basse, a 5-6-7 metri: quello che si vedrà è una superficie marina completamente spaccata e interi blocchi di roccia divelti. Questo è ciò che lasciano per strada i pescatori di datteri». A parlare è Giuseppe, apneista e pescatore, che ogni giorno assiste a scene come quella descritta.  

«La pesca di questo tipo di molluschi non si è mai fermata – aggiunge – e avviene sotto i nostri occhi. I sub, dotati di bombole, scendono in acqua la mattina presto, anche alle 4 e fino alle 7-8, quando cioè i pattugliamenti delle forze dell’ordine non sono ancora cominciati o comunque sono meno frequenti. Di solito vanno assieme a dei complici, che si sistemano su una barca fingendo di pescare polpi, ma che in realtà nascondono i loro compagni impegnati sott’acqua».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)


I sub rischiano tanto, visto che le pene per chi pesca e vende i datteri sono molto dure (arresto da due mesi fino a due anni e ammende da 2mila fino a 12mila euro), ma riescono a portarsi a casa un bel gruzzolo: i datteri vengono venduti a minimo 40 euro al chilo. Gli acquirenti sono pescivendoli che fungono da mediatori tra i sub e i clienti, questi ultimi persone “conosciute”, alle quali “non si può dire di no” e che arrivano a sborsare dai 50 ai 60 euro per un chilogrammo di molluschi.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

«E’ un po’ come la droga – sottolinea Giuseppe – e anche qui “devi conoscere” per portarti a casa i datteri. Bisogna entrare in un “certo giro”, ma se hai soldi da spendere puoi stare certo di poter riuscire a procurare ciò che vuoi».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

C’è un “giro” insomma, un sistema a cui noi abbiamo cercato di accedere, prima fingendoci ignari compratori e poi cercando il contatto giusto. La prima tattica non ha funzionato: siamo entrati in più di una pescheria barese e siamo andati anche in un paio di mercati rionali, ma tutti ci hanno risposto, con tono serio e guardandoci con fare sospettoso: «Noi datteri non ne vendiamo». Qualcuno però ha anche aggiunto: «Sicuramente qualcuno che li vende c’è, ma lo fa di nascosto e solo per i clienti abituali. È una cosa grossa questa, si passano i guai. Dovete chiedere a qualcuno che “conosce”».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Non ci è restato quindi che trovare la persona “giusta”. Non è stato difficile, un paio di telefonate e un nostro conoscente, amico di un pescivendolo che agli amici non riesce proprio a dire no, ha acconsentito a intercedere per noi con una “certa” pescheria.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Stamattina si è recato dal pescivendolo e al suo ritorno ci ha chiamati dicendoci: «Ho chiesto, i datteri me li può procurare. Il prezzo però non è fisso, dipende dal giorno e dal sub. Diciamo che comunque non si spende meno di 50 euro al chilo. E’ stato di poche parole, mi ha detto solo di fargli sapere quando servono e a quel punto si fissa il prezzo e la quantità e ci si dà appuntamento per la consegna e il pagamento».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Detto fatto. E quando chiudiamo la conversazione, ci sembra di aver appena finito di parlare con uno spacciatore.


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  • Pietro - Mica fino alle 7-8, nella prima domenica di ottobre a Torre a Mare sino alle 14 che ho fatto il bagno, si sentiva sott'acqua il ticchettio di chi stava rompendo la roccia. Non hanno orari, i controlli sono la minima parte di quelli che sono lì a spaccare roccia per tutta la Puglia. P.S. sono stato a Torre Lapillo a settembre ed ogni giorno si sentiva rompere la roccia sott'acqua, mattino e pomeriggio, quindi stiamo parlando addirittura di Area Marina Protetta.


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