di Eva Signorile

Quel giorno in cui il mare si ritirò: anche Bari ha avuto il suo tsunami
BARI - «Il mare si ritirò all'improvviso per diversi metri, lasciando le barche adagiate su un lato. Eravamo bambini, ma ce lo ricordiamo benissimo. Stavamo qui sulla riva e assistemmo a questa cosa strana. Poi il mare tornò all'improvviso e scappammo tutti davanti all'onda». I pescatori Giuseppe e Andrea ricordano così lo tsunami che colpì Bari 36 anni fa.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

È la mattina del 21 giugno 1978. Il largo di Crollalanza, o "'N'derr la lanz", è in piena attività. Allora come oggi c'è chi sbatte i polpi sulla battigia o chi li arriccia scuotendo le bacinelle con l'acqua di mare. All'improvviso l'acqua della costa barese si ritira per diversi centimetri, come risucchiata altrove dalle fauci assetate di un qualche dio marino. Le barche rimaste improvvisamente in secca si adagiano su un fianco, come addormentate. In alcuni punti del litorale l'acqua che si ritira lascia sul fondo ormai scoperto centinaia di pesci di ogni tipo. La voce si spande rapidamente nella città e sono in tanti, soprattutto bambini, a precipitarsi sulla costa per raccogliere quei doni inaspettati. Ma il mare ritorna, investendo tutto ciò che aveva lasciato ritirandosi.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Quel giorno tutta la costa che si stende tra l'Abruzzo e Bari, circa 200 chilometri, è coinvolta dal fenomeno: a Giulianova, in provincia di Teramo, alle 11.59 il mare arretra di circa 50 centimetri, prima di tornare circa sei minuti dopo ad alzarsi di 60 centimetri rispetto al livello precedente. A Bisceglie e a Molfetta invece queste "anomalie" si registrano molto prima, rispettivamente alle 6.30 e alle 5. Stessa cosa dall’altra parte dell’Adriatico, sulle coste del Montenegro e della Croazia, dove "l'ingressione" delle acque marine arriva a toccare i 650 metri.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Uno "tsunami" in piena regola, anche se all'epoca questa parola, diventata di dominio pubblico dopo il maremoto devastante che colpì il sud-est asiatico il 26 dicembre 2004, era ancora sconosciuta ai nostri vocabolari. Per fortuna l'onda anomala del 1978 non fece vittime: solo tanta paura, qualche ferito e molti danni alle imbarcazioni e ad alcune strutture.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Gli eventi di quell’anno sono ancora oggi oggetto di studio e grattacapi da parte degli esperti, al punto che per molto tempo si è preferito indicarne l'origine come "misteriosa". Le condizioni climatiche di quel giorno infatti non lasciavano supporre che potessero realizzarsi delle violente mareggiate.  Certo, il giorno precedente la greca Salonicco era stata colpita da un terremoto, ma pare che l'intensità del sisma fosse di così piccola entità da non potervi imputare le cause di quel maremoto. Una soluzione all'enigma viene però proposta nel 2008, durante un convegno realizzato a Vela Luka in Croazia per ricordare il fenomeno a trent'anni dall'evento: il maremoto del 1978 sarebbe stato un "meteo-tsunami".Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)


«Il meteo-tsunami o "sesse" - ci spiega Giuseppe Bari, meteorologo dell'Aeronautica militare in servizio a Gioia del Colle - è un evento che ha le stesse caratteristiche dello tsunami tradizionalmente conosciuto. Consiste cioè in una sensibile e improvvisa variazione del livello del mare: le acque si ritirano e poi ritornano in maniera più o meno violenta, la differenza è che l'evento ha un'origine climatica e non geologica. Il meteo-tsunami si può sviluppare solo nel caso in cui coesistano determinati fattori. Prima di tutto è necessaria la presenza di un tratto di mare lungo e stretto: il mare Adriatico ha queste caratteristiche. Poi devono esserci specifiche condizioni di ventilazione, per esempio un improvviso cambio nella direzione del vento, ma anche la pressione atmosferica gioca il suo ruolo».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Il meteo-tsunami sarebbe in realtà un fenomeno molto noto e diffuso in alcune zone, al punto che in Sicilia, nella zona di Mazara del Vallo, ha assunto un nome proprio: il "Marrobbio". La buona notizia è che questo tipo di tsunami raramente crea grossi danni.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Di parere diverso è il geologo Arcangelo Piscitelli, che nella sua tesi di laurea ha analizzato proprio lo tsunami che colpì l'Adriatico nel 1978. «Quella del meteo-tsunami - ci dice l'esperto - è una tesi che non può ancora trovare una conferma definitiva perché all'epoca in cui si realizzò non esistevano ancora le conoscenze e gli strumenti di misurazione che abbiamo oggi a disposizione». Per il geologo rimane ancora aperta l'ipotesi di una frana marina che potrebbe aver sviluppato un’energia tale da aver creato un maremoto in grado di coinvolgere contemporaneamente le due sponde dell'Adriatico.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Che si sia trattato di un "meteo-tsunami" o di un maremoto di origine sismica, comunque i due esperti sono concordi nell'affermare che non esiste alcuna possibilità di prevedere un evento simile in futuro. Anche se ora sappiamo che se il mare si ritira, non conviene rimanere sulla riva: è meglio scappare.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
 


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