di Veronica D'Elicio

Quando a Bari imperava il traffico di sigarette: intervista a L, ex contrabbandiere
BARI – C’è stato un tempo, tra gli anni 70 e i 90, in cui in Puglia imperava un florido business: quello del contrabbando di sigarette. A Bari un intero quartiere, la città vecchia, era impegnata in questo traffico. Tra scafisti, scaricatori, grossisti e dettaglianti migliaia di persone lavoravano grazie al commercio delle “bionde”, che si potevano comprare ovunque: dagli angoli delle strade fino ai “sottani” del centro storico.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Lo Stato tollerava, visto che il contrabbando fungeva da vero e proprio ammortizzatore sociale, fin quando nel 2000, dopo l’avvenuta morte di due finanzieri durante un inseguimento, si decise di dire “basta”. Si diede così il via all’Operazione Primavera che di fatto stroncò per sempre questo mercato illecito.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

A distanza di tanti anni abbiamo parlato con L., 60enne di Bari Vecchia, ex capo e organizzatore, che ha fatto del contrabbando la sua “professione” e la sua vita.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Quando ha iniziato a fare il contrabbandiere?

Nel 1972, all’età di 15 anni. All’epoca operavo come semplice scaricatore di sigarette nel porto di Bari, poi con il trascorrere del tempo sono passato di “grado”: ho messo la mia quota e sono entrato in società con altri.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Quante “società” operavano a Bari?

C’erano nove “squadre” ognuna delle quali era formata da 60/70 persone. All’inizio eravamo “liberi”, poi negli anni 90 la criminalità organizzata interruppe di prepotenza nel mercato, chiedendo prima una percentuale e poi inserendosi nelle varie società.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Come si svolgeva l’attività?

Partivamo dal porto con i nostri motoscafi velocissimi (il mio si chiamava “Riva”) e raggiungevamo i “palmos”: contrabbandieri greci che si trovavano con le loro navi a 15 miglia dalla costa. Lì mostravamo il nostro lasciapassare: un mezzo dollaro. In precedenza infatti il capo dell’imbarcazione provvedeva a tagliare in due una banconota americana, siglandola. Una metà la teneva lui e l’altra la dava a noi. Sopraggiunti sulla nave facevamo vedere il “permesso” e avevamo l’ok per scaricare la merce.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Di quanti pacchi di sigarette si parlava?


Dalle 80 alle 100 casse. In ognuna di esse si trovavano 50 stecche: quindi dai 40mila ai 50mila pacchi. Contrabbandavamo più che altro Marlboro e poi c’era il “misto”, ovvero un insieme di altre marche estere.  

Come facevate a eludere i controlli?

Eravamo bravi e veloci. A volte si verificavano degli inseguimenti con la Guardia di Finanza, ma all’epoca i loro scafi non erano potenti come i nostri. Anche se comunque i sequestri avvenivano.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Da dove provenivano le bionde?

Fino agli anni 80 dalla Grecia. Poi direttamente dall’America, passando per l’ex Jugoslavia. Negli anni 90 infatti cambiammo il nostro modo di lavorare. Complici anche i maggiori controlli delle Fiamme Gialle (che non ci permettevano più di tenere i motoscafi nel porto) ci trasferimmo a Zelenica, nell’attuale Montenegro. Da lì aspettavamo il carico dagli Stati Uniti e mandavamo poi la merce con le barche sulle coste pugliesi. Chiaramente senza intermediari il commercio si estese. Arrivammo anche a spedire 500 casse al giorno: 250mila pacchi.  

Quanto guadagnavate?

Più o meno 100mila lire a cassa, da cui però bisognava defalcare tutte le spese di benzina e i compensi per scafisti e scaricatori.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Una volta arrivate a Bari le sigarette dove venivano portate?

C’erano due punti di smistamento: in piazza Mercantile e vicino alla scuola Filippo Corridoni, nei pressi della Cattedrale. Il carico si trovava all’interno dei furgoni e lì ci raggiungevano i dettaglianti per comprare la merce.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

E se c’erano le forze dell’ordine nei paraggi?

Diciamo che all’epoca non era facile per nessuno, nemmeno per le “guardie”, introdursi  a Bari Vecchia. Comunque se avvertivamo il pericolo interrompevamo le operazioni per qualche ora nascondendo le casse in alcuni immobili vuoti.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Dopo essere state smerciate da voi grossisti le sigarette dove venivano vendute?

Ovunque: dagli angoli delle strade ai “sottani” di Bari Vecchia. Qui agivano soprattutto le madri di famiglie numerose che avevano il marito in carcere. Chi voleva andava, bussava alla porta e si portava a casa pacchi e stecche.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Insomma la città vecchia campava grazie al contrabbando…

Sì, c’è gente che è riuscita a vivere di questo, a comprarsi una casa e a crescere i figli nel benessere. Tutto poi finì con l’Operazione Primavera e nel centro storico il business delle sigarette venne sostituito con quello della droga.


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