di Nicola Imperiale

Antiche chiese, profondi canyon, panorami mozzafiato: Gravina, paese che si nasconde
GRAVINA IN PUGLIA – «Il paese è poco conosciuto e non ha quel flusso di visitatori che meriterebbe: del resto molte delle attività culturali sono svolte solo a livello di volontariato». Le parole della 29enne guida turistica Arca spiegano con chiarezza perché Gravina, grosso paese in provincia di Bari situato al confine tra la Puglia e la Basilicata, sia così poco considerata dai turisti.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Eppure si parla di una cittadina dotata di un patrimonio paesaggistico e culturale invidiabile, fatto di antiche chiese, un lussureggiante e profondo “canyon” e un centro storico composto da pittoreschi caseggiati e strette viuzze. Ma nonostante la vicinanza a Matera (che nel 2019 sarà niente di meno che capitale europea della cultura), questo comune di 44mila abitanti continua a “nascondersi”.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Siamo andati a visitarla, con non poca difficoltà, visto che alcuni monumenti sono perennemente chiusi, altri seppur di domenica non fanno orario continuato (costringendoci così a lunghe pause forzate) e per alcuni si paga addirittura un biglietto. (Vedi foto galleria)

Iniziamo il nostro viaggio dalla pineta comunale, dalla quale è possibile ammirare in tutta la sua bellezza la gravina, il crepaccio calcareo della fossa bradanica attorno alla quale è stato costruito il paese, posto a 385 metri sopra il livello del mare. Da qui lo spettacolo paesaggistico è mozzafiato, la città sembra emergere della natura circostante.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Non ci resta ora che immergerci nel centro storico, da cui accediamo attraverso un arco in pietra posto nei pressi di viale Orsini, di fronte a una torre dell’orologio costruita in stile neogotico che segna l’ora sin dal 1892.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Il primo sito che scoviamo è la chiesetta dell’Annunziata, del XV secolo, sconsacrata e normalmente chiusa al pubblico. Noi la troviamo aperta grazie alla “giornata del volontariato”, che in questa particolare domenica sta permettendo la visita ad alcuni monumenti altrimenti inacessibili. La chiesa, formata da una sola navata, è sede degli incontri dei cavalieri di Malta, come testimoniano le bandiere con la croce rossa su sfondo bianco.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Ci dirigiamo ora verso il Duomo, non prima di aver dato uno sguardo in piazza della Repubblica al Palazzo Ducale degli Orsini, i signori che ressero Gravina dal XIV fino all’inizio del XIX secolo. Edificato agli inizi del 600 è stato trasformato in una struttura alberghiera.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Giunti in piazza Benedetto XIII all’ora di pranzo, scopriamo che sono chiusi sia il Duomo che la chiesa di Santa Maria del Suffragio: riapriranno dopo due ore, alle 16. Nel frattempo cerchiamo un posto dove mangiare qualcosa, ma la maggior parte dei ristoranti sono incredibilmente non aperti: del resto in mancanza di turismo perché aprire di domenica?

Facciamo così un salto nel vicino centro informazioni per sapere quando visitare le chiese rupestri di San Michele alle grotte e Santa Maria della Stella, ma qui con dispiacere veniamo a sapere che l’ingresso è a pagamento (3 euro a sito): persino per i giornalisti, coloro cioè che potrebbero ben “pubblicizzare” questi monumenti.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)


Un po’ perplessi continuiamo quindi il nostro cammino alla ricerca di luoghi dove è possibile accedere senza ostacoli. Passeggiamo così per le strade del caratteristico rione Fondovico, con le sue case messe quasi a incastro, i tetti spioventi e le scalinate in pietra antiche quanto ripide.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Fino ad arrivare al ponte bianco della Madonna della Stella. Costruito intorno al 1600, alto 37 metri e lungo 90, serviva ai fedeli per attraversare il torrente sottostante e raggiungere la chiesetta rupestre di cui porta il nome. Lo attraversiamo per ammirare dall’altra parte il centro storico, su cui svetta il campanile del duomo.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Su questo lato del crepaccio scopriamo anche il parco archeologico Padre Eterno con la sua piccola chiesa-grotta. Il sito è in pratica lasciato a se stesso e spesso è stato oggetto di vandalismo. Per fortuna negli ultimi anni è stata invece valorizzata la Gravina “sotterranea”, un intricato dedalo di cunicoli, cave e cantine che si trova appunto sotto la città.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Attraversiamo quindi nuovamente il ponte e torniamo in centro. Prendiamo corso Aldo Moro per raggiungere il particolare santuario della Madonna delle grazie: una chiesa del 1602 che riproduce sulla sua facciata una grande aquila con tre torri, stemma del vescovo Giustiniani, suo committente. Purtroppo è chiusa e possiamo ammirarla solo da fuori.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Raggiungiamo ora gli edifici religiosi che precedentemente avevamo trovato non aperti. Il primo è la chiesa di Santa Maria del Suffragio, sul cui timpano del portone d’ingresso si scorgono inquietanti statue raffiguranti degli scheletri. La struttura è nata infatti nel 1649 con la funzione di cappella funeraria della famiglia Orsini. Una volta entrati ci soffermiamo davanti all’altare maggiore, al centro del quale si erge un quadro che rappresenta la Madonna del Suffragio del pittore Francesco Guarini.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Successivamente ci dirigiamo nella vicina e maestosa Concattedrale di Santa Maria Assunta: il duomo di Gravina, sulla cui facciata spicca un grande rosone. Costruita inizialmente in stile romanico nell’XI secolo e più volte ricostruita, è ora la somma di diversi stili: romanico, rinascimentale e barocco. Prima di superare la sua porta scendiamo però al piano di sotto, al soccorpo eccezionalmente aperto per la giornata del volontariato.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Siamo nella chiesa inferiore di Santa Croce, all’interno della quale ci sono delle antiche tombe. Le pareti sono tutte affrescate con dipinti del 500 e i colori pastelli rallegrano il posto a dispetto della sua funzione. Qui si trova anche un altare in pietra del Seicento.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Non ci resta ora che entrare nella cattedrale. Si tratta di una chiesa a tre navate, di cui quella centrale è sorretta da sette paia di archi a tutto sesto, poggiate su colonne con capitelli. Voltandoci verso l’ingresso vediamo la luce del sole pomeridiano filtrare attraverso il rosone e illuminare le panche dei fedeli.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Siamo così giunti al termine del nostro viaggio a Gravina, uno dei borghi più ricchi e interessanti dell’intera Puglia, che sorge purtroppo dimenticato e isolato sul territorio murgiano.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

(Vedi galleria fotografica)


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  • Tano - spesso passo da quelle parti ma non mi sono mai fermato a Gravina. Non immaginavo che fosse così piena di storia e bellezze da visitare. Grazie Nicola Imperiale per il prezioso consiglio!
  • Nino dimattia - Il ponte è stato costruito nel 700 è passa è un ponte viadotto deve per passare l'acqua da questa parte della città informatevi prima di scrivere quando riguarda lo iat potevate fare una donazione è poi denunciare l'accaduto


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