di Alessia Schiavone

Piccola, medievale, desolata ma orgogliosa: alla scoperta della misconosciuta Binetto
BINETTO - Con i suoi 2.184 abitanti rappresenta, dopo la "montanara" Poggiorsini, il paese più piccolo della provincia di Bari. Parliamo di Binetto, misconosciuto e desolato agglomerato di case ubicato sulla strada che collega Palo del Colle a Grumo Appula.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Siamo andati a visitare la cittadina, con l’obiettivo di capire il “perché” dell’esistenza di un borgo così minuto, chiedendoci nel contempo come si faccia a vivere “in mezzo al nulla”. Ma una volta arrivati sul posto siamo stati piacevolmente sorpresi da questo paesino, che seppur escluso da qualsiasi itinerario turistico, mantiene una sua forte identità fatta di leggendari baroni, un centro storico medievale e una popolazione orgogliosa di essere binettese. (Vedi foto galleria)

Arrivando da Bari il modo più semplice per raggiungerlo è prendere la statale 96 in direzione Altamura e uscire allo svincolo per Palo del Colle. A quel punto basta percorrere la provinciale 44 che porta a Grumo per ritrovarsi dopo 3 chilometri al centro di Binetto. Sulla sinistra si trova la parte nuova e sulla destra il borgo antico.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Raggiungiamo piazza Umberto, fulcro della “vita” cittadina con il monumento ai caduti della Grande guerra, il grigio e sobrio palazzo del municipio e i vecchietti seduti alle panchine. Sulla piazza si erge un imponente edificio settecentesco dall’aspetto trascurato: è caratterizzato da tre portali, di cui uno laterale diventato sede di un bar.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

«E' il palazzo Baronale – ci spiega l’ottantenne Giuseppe, seduto su una delle panchine della piazzetta-. E’ stato costruito sulle fondamenta di un vecchio castello dalla nobile famiglia dei D’Amely Melodia, feudatari baresi che a partire dal XVIII secolo hanno governato a lungo Binetto». Scopriamo infatti che il borgo medievale, dopo essere stato rimpallato per secoli da un casato all’altro, divenne il feudo di questi baroni considerati fino a cinquant’anni fa come i "signori" del paese.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Notiamo che ai lati dell’edificio ci sono due archi in pietra: sono quelli che conducono al centro storico. «La vita della comunità binettese prima della Seconda guerra mondiale – dice ancora l’anziano – si svolgeva tutta all’interno delle cinta murarie, su un un territorio di circa duemila ettari. I due archi erano praticamente gli unici ingressi, mentre all’esterno vi era un guardiano con un lume che girava attorno e sorvegliava il feudo».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Giuseppe conosce bene la storia di Binetto e non è l’unico. Accanto a lui si trova infatti il 72enne Domenico, che afferma con orgoglio: «Il nostro è un centro storico da fare invidia a chiunque».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Chiediamo loro se a parte la storia e i monumenti il borgo offra qualcos’altro. I due tengono a precisare che di tanto in tanto vengono organizzate delle iniziative che attirano gente da fuori. Tra queste la sagra del calzone, quella del coniglio, la festa dedicata alla Madonna di Costantinopoli, protettrice della città e il presepe vivente organizzato all’interno delle vecchie mura, quando le porte del palazzo baronale, oggi proprietà privata, si aprono al pubblico.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

«Alla fine non possiamo lamentarci - sottolinea Domenico-. Le attività di prima necessità ci sono tutte: la farmacia, la scuola primaria e secondaria di primo grado, la posta, la stazione e persino due barbieri. Manca solo la banca, ma per quella basta spostarsi a Grumo, a due passi da qui. A Binetto si vive bene: è un posto tranquillo, siamo pochi e ci conosciamo tutti».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)


D’accordo ma i giovani? Che fa un ragazzo qui? «Poco in effetti, è un paese adatto agli anziani – conferma il settantenne -. Oltretutto qui non c’è occupazione e le opportunità sono pari a zero».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Parole confermate anche dalla figlia di Domenico, 30enne proprietaria del bar allestito in uno dei tre portali del palazzo baronale. «La sera per chi è più giovane non c’è nulla da fare – ci dice -. Gli unici punti di ritrovo o di svago sono un pub al confine con Grumo e l’Autodromo del Levante, in cui in passato si sono tenute anche gare di Formula 3. Per il resto se vogliamo divertirci siamo costretti a spostarci».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Binetto vive più che altro di agricoltura, anche se fino agli anni 90 c’era una grossa industria (la Vianini) che producendo manufatti in cemento riusciva a dare lavoro ai residenti. La fabbrica è però chiusa dal 2004 e sotto sequestro perché piena di amianto. Se si percorre la via per andare a Grumo è impossibile non notarla: un gigante che dopo essere stato a lungo in disuso è stato trasformato in una discarica abusiva.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Non ci resta a questo punto che visitare il centro storico: Domenico si offre di accompagnarci tra le viuzze della città vecchia per farci scoprire il breve ma suggestivo percorso turistico-culturale.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Entriamo da uno degli archi, quello che conserva ancora intatta l'antica trave in legno. Calpestando le “chianche” che compongono il pavimento, il silenzio è assordante e l’impressione è quella che questi vicoli siano rimasti intrappolati in una sorta di cartolina di altri tempi. Non è infatti difficile individuare nelle strutture murarie più antiche alcuni frammenti di caditoie, parti del torrione e arcate tamponate.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
 
Oggi questa parte del paese è per lo più disabitata. L’unico momento in cui si rianima è durante i giorni di Natale quando la città vecchia torna indietro nel tempo di cento anni e per l’occasione vengono riaperte le vecchie botteghe e rivissuti i mestieri dell’epoca: il fabbro, il maniscalco, il fornaio, il cestaio, la vecchia locanda, l’arrotino, il falegname, il frantoio con l’asino.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
 
Prezioso gioiello del posto, racchiuso in queste antiche mura, è la chiesa matrice dedicata a Santa Maria Assunta, edificata tra il 1198 e il 1205, intrisa di elementi architettonici tipici del romanico pugliese. La facciata tripartita, rivestita da conci regolari in pietra a vista, presenta due porte laterali sovrastate da anguste monofore e un portale centrale più ampio, dotato di un elegante archivolto.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

All’interno, la chiesa si snoda in tre navate divise da quattro robusti pilastri su cui poggiano cinque arcate a tutto sesto: nell’abside centrale, dietro l'altare maggiore, è dipinta a fresco l’immagine di Cristo fiancheggiato dalla Vergine e San Giovanni. Degni di nota sono anche i numerosi affreschi visibilmente danneggiati che si rincorrono nelle piccole nicchie che costellano il suggestivo luogo sacro.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
 
«Peccato che dal punto di vista turistico finora sia stato fatto ben poco – ci dice Domenico prima di salutarci -. Se solo riuscissimo a valorizzare questo tesoro, anche i nostri figli avrebbero la possibilità di costruirsi un futuro qui, nel proprio paese».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

(Vedi galleria fotografica di Gennaro Gargiulo)


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  • Lino - Ci ho passato la mia infanzia. Riconosco questi posti e ne sono commosso. Grazie per il bel articolo è le foto.


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