di Laura Villani - foto Antonio Caradonna

Exultet, le antiche pergamene capolavoro "nascoste" nel Museo Diocesano di Bari
BARI – Al mondo ce ne sono solo 28 e il Museo Diocesano di Bari ne “nasconde” ben tre. Parliamo degli Exultet, pergamene liturgiche scritte e miniate nell’Italia meridionale tra il X e il XIV secolo. Testimoni dell’esistenza di un scriptorium (centro scrittorio) nel capoluogo pugliese, questi beni costituiscono un vero e proprio tesoro dal punto di vista religioso, storico-artistico, letterario e anche musicale per via delle antiche notazioni, precorritrici del pentagramma, in essi contenute.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Il nome “Exultet” deriva dall’incipit del canto liturgico che annunciava la resurrezione di Cristo durante la veglia pasquale, Exultet iam angelica turba caelorum (“Esulti la turba angelica dei cieli”). Nel momento più solenne il diacono lo intonava srotolando la pergamena dall’alto dell’ambone, dando la possibilità così ai fedeli di seguire la veglia in latino attraverso le figure, poste (a differenza delle scritte) verso il pubblico.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Siamo andati nel Museo di strada dei Dottula, a Bari Vecchia, per ammirare da vicino questi capolavori in realtà molto poco conosciuti (vedi foto galleria).

Ai rotoli sono dedicate tre teche in due sale del Museo. Una ospita le opere più “nuove” assieme a un altro documento, il Benedizionale. L’Exultet II, lungo 4 metri, presenta miniature dai colori vivaci e sgargianti spesso ispirate a quelle del suo “fratello maggiore”, l’Exultet I. L’Exultet III invece, lungo poco meno di tre metri, risale al XIII secolo ed è privo di illustrazioni.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

È nell’altra sala che troviamo il documento più pregiato, l’Exultet I. Lungo più di cinque metri, è composto da otto fogli e fu probabilmente compilato nello scriptorium vescovile o presso il monastero di San Benedetto all’inizio dell’XI secolo.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Il testo è in caratteri minuscoli beneventani della tondeggiante variante barese (detta “Bari-type”) ed è racchiuso da due bande ornamentali contenenti medaglioni e busti di santi. L’iconografia è molto ricca e influenzata da quella bizantina: vi prevalgono i toni neutri come il verde oliva, il giallo ocra e il violetto.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)


La prima immagine è quella di un Cristo in mandorla vestito di blu e rosso bruno. Seguono nel secondo foglio gli angeli del giudizio universale, il tetramorfo (una figura a mezzobusto con quattro ali che rappresenta i quattro evangelisti) attorniato da cherubini e una grande “E” decorata tra le cui aste si leggono le altre sei lettere della parola Exultet.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Nel foglio successivo troviamo due miniature: la Terra nelle sembianze di una giovane donna tra due alberi accompagnata da un cinghiale, un ariete, un cane e un capro e la comunità della Chiesa rappresentata nel momento della benedictio cerei con un baldacchino al centro, il vescovo in alto a destra e sulla sinistra il diacono che svolge l’Exultet.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Ad aprire la preghiera del quinto foglio c’è un Cristo Pantocratore racchiuso in una “V” rovesciata, iniziale della parola Vere (“veramente”). Una miniatura rappresenta l’Anastasi (Resurrezione): Gesù schiaccia la morte ed esce dal limbo seguito da Adamo ed Eva, mentre un demone alato è sospinto nell’inferno. Sovrastano l’immagine i medaglioni di Davide e Salomone.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

La miniatura successiva è il vero capolavoro dell’Exultet I: si tratta di una rosa dei venti circolare, simbolo di Gesù che domina la natura. Divisa in tre zone concentriche e dodici raggi (uno per vento) con al centro un mezzobusto di Cristo benedicente, la rosa contrassegna ciascun vento con una figura alata e un nome in rosso.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Nel sesto foglio troviamo il lavoro delle api, elogiate in quanto vergini come Maria e produttrici della cera con cui si realizza il cero pasquale. Il settimo raffigura invece l’autorità spirituale nei suoi paramenti sacri (forse il Pontefice o un vescovo) e il potere temporale nella persona degli imperatori bizantini, forse Basilio II e Costantino VIII. E infine il rotolo termina con l’ultima parola di ogni preghiera: Amen.

(Vedi la galleria fotografica)


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  • Vito Schiuma - L'importanza degli Exultet è anche dal punto di vista musicale: http://vitoschiuma.com/2016/12/28/gli-exultet-di-bari-una-ricchezza-sconosciuta/


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