di Katia Moro

Il grande dormitorio pubblico di Bari: «Passiamo la notte qui e non ci vergogniamo»
BARI – Nascosto in via di Maratona tra la piazzola di sosta dei pullman dell’Amtab e il villaggio Trieste, esiste un “non luogo”: uno spazio di 1500 metri quadri racchiuso da una dozzina di container bianchi. E’ il dormitorio pubblico del quartiere Marconi di Bari. Non l’unico in città, ma decisamente il più grande e affollato. (Vedi foto galleria)

Gestito dalla Croce Rossa in convenzione con il Comune, si trova in questo punto da dieci anni. «Avrebbe dovuto trattarsi di una soluzione temporanea per tamponare un’emergenza improvvisa e invece siamo ancora qui», afferma il 62enne Donato Coppi, volontario referente del dormitorio.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Infatti a differenza degli altri tre dormitori di Bari (situati in corso Alcide de Gasperi, via Napoli e Torre a Mare) quello del rione Marconi è l’unico costituito da alloggi non in muratura. Eppure è il più frequentato, visto che può ospitare sino a 85 persone (contro i 40 degli altri) e soprattutto permette una permanenza più “elastica”: oltre i soliti tre mesi.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Ad affollarlo senzatetto baresi e stranieri: persone prive di un lavoro e di una casa che non hanno altro posto dove andare a passare la notte. Esseri umani comunque più “fortunati” di quelli costretti a stare per strada perché privi di quel documento d’identità necessario per l’ingresso nei dormitori.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Siamo andati a visitare il campo di via Maratona un giovedì sera e questo è il nostro racconto. (Vedi video)

Un cancello in ferro e una bandiera bianca con il simbolo della Croce Rossa ci introducono nello spazio.  Ad accoglierci è prorio Donato. «Al momento qui dormono 85 ospiti – ci dice - siamo al completo e non ci sono posti liberi. Proprio oggi ne sono arrivati altri quattro e abbiamo dovuto provvedere a interpellare altri dormitori per poterli sistemare».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

All’ingresso sono affisse le regole: non si può orinare negli spazi comuni e non si possono assumere sostanze stupefacenti. Il cancello si apre alle 20 e si chiude alle 8 di mattina, quando tutti gli ospiti devono obbligatoriamente abbandonare il campo. Per tutto il resto del giorno l’invisibile esercito dei senzatetto vaga senza meta, utilizzando mezzi pubblici, a piedi o in bicicletta, alla ricerca di un posto di lavoro e di un po’ di cibo. Poi torna.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

«Il 20 per cento di loro sono baresi – sottolinea il referente – gli altri per lo più camerunensi, nigeriani, pakistani e siriani. Al momento abbiamo solo sei donne che dormono tutte assieme separate dagli uomini e hanno anche un bagno a parte a disposizione».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Quel che si nota passeggiando in un questo spazio è il silenzio quasi irreale. Anche se qualcuno si avvicina a noi incuriosito per raccontarci la sua storia. La 39enne Mara ad esempio risponde volentieri alle nostre domande. «Vengo qui da circa due anni – ci dice chiedendoci di non mostrare il suo volto -. Purtroppo non ho lavoro e non ho nessuno che mi aiuti. Però nel dormitorio mi trovo bene e vado d’accordo con tutti».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)


È la donna a indicarci il container che funge da bagno delle donne: è arrivato solo un mese fa ed è stato riciclato da un’altra struttura che voleva disfarsene. Per fortuna è ben funzionante e pulito. D’altra parte la Croce Rossa si affida molto a donazioni e lasciti, come quello fatto dall’Msc Crociere che ha regalato 150 materassi.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

«Ma venite piuttosto a vedere i nostri di bagni – commenta invece arrabbiato Franco, un signore di circa 50 anni col cappuccio della felpa calato sul viso -. Quello degli uomini è vecchio e perde acqua dappertutto:  l’acqua calda si disperde subito e dopo due docce non ce n’è più. Quest’inverno ci siamo ammalati tutti con il gelo che c’era».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Gli fa eco il 49enne Valerio che nasconde uno sguardo sofferente ma molto dignitoso e composto dietro un paio di occhiali neri. «Anche quando fa freddo e siamo malati siamo costretti a uscire la mattina alle 8 e rientrare la sera – ci dice rammaricato -. È davvero pesante per chi come me non sa dove andare e non ha nulla da fare. Io facevo il tappezziere ma ho perso il mio lavoro. E chi volete che mi assumi più oramai? Poi la separazione mi ha rovinato definitivamente. Per fortuna mio figlio lavora ma non chiederei mai a lui di aiutarmi».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Quelle che ascoltiamo sono storie di grande dignità ma anche di dolore e solitudine. A colpirci maggiormente è un giovane con indosso un pigiama e modi raffinati che si avvicina agli altri due. «Mi chiamo Valerio e ho 27 anni – si presenta -. Sono in questo posto per una serie di incomprensioni con i miei genitori che non hanno accettato i miei problemi e hanno preferito allontanarmi. La mia speranza è quella di trovare un lavoro che mi renda autonomo, ma con il solo diploma non è semplice».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

La Croce Rossa ha preso a cuore il caso di questo ragazzo e gli ha dato la possibilità di frequentare un corso di pronto soccorso sulle autombulanze. Ma un altro racconto ci provoca stupore, quella della stravagante calabrese Natascia. «Ho 44 anni e ho iniziato ad ottobre il mio percorso di vita – afferma -. Ho scelto di lasciare per brevi periodi i miei tre figli in Calabria e andare in giro per l’Italia a predicare la parola di Gesù. Sono stata per tre mesi a Salerno e ora sarò per quattro mesi a Bari».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

L’unico immigrato che si avvicina a noi è il 52enne marocchino Chifa Faid. «Sono molto riconoscente alla Croce Rossa – sottolinea - qui posso dormire e a volte mi fanno anche mangiare. Sono in Italia da 15 anni ma ultimamente ho perso il lavoro. La mia famiglia è tornata in Marocco e sono rimasto solo. Non ho altra scelta se non trovo un modo per guadagnare qualcosa».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Sono arrivate le 22. Qualcuno dorme già nel container, qualcun altro si trattiene all’esterno magari per un’ultima sigaretta. Non ci resta che abbandonare il dormitorio mentre nelle nostre orecchie riecheggiano le parole del più giovane di tutti, Valerio: «Non mi vergogno di rivelare che dormo qui. E perché dovrei? Che colpa ne ho io?». 

(Vedi galleria fotografica di Gennaro Gargiulo)

Nel video (di Gianni de Bartolo) il nostro viaggio all'interno del dormitorio pubblico:




 


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  • l - Ottimo articolo, brava!


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