di Mariavittoria Scoditti

Il giorno in cui Bari fu rasa al suolo: colpita dalla vendetta del "Malo", re dei Normanni
BARI - Un cumulo di macerie e fumo intorno a un solo edificio rimasto in piedi: la Basilica di San Nicola. Così doveva apparire Bari nel 1156, quando la città fu completamente rasa al suolo dai Normanni: punita per aver appoggiato i Bizantini nella battaglia per la riconquista del capoluogo pugliese.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Siamo nel XII secolo, Bari è dominata dai Normanni dal 1071 ma continua ad avere “nostalgia” dei Bizantini, il popolo che l’aveva governata in precedenza per quasi duecento anni. I cittadini usano ancora la loro moneta e la chiesa pratica ancora i loro culti, questo perché nonostante qualche “diverbio” il popolo venuto dall’Est aveva portato ricchezza e prestigio, elevando la città a Catepanato, massima espressione politica dell’Impero.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Così quando nel 1155 i Bizantini cercano di riconquistare la Puglia, i baresi non ci pensano due volte nell’appoggiare il loro ritorno, favorendo l’ingresso delle truppe in città. Purtroppo per loro però i Normanni nel giro di un anno sconfiggono e allontanano per sempre i Bizantini, ristabilendo ben presto il loro potere.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

E qui scatta la vendetta. Re Guglielmo I detto il “Malo”, appartenente alla famiglia Altavilla e sovrano normanno del Regno di Sicilia, il 28 maggio del 1156 decide di punire duramente i baresi. Fa così piazza pulita della città: tutti gli edifici vengono incendiati all’interno e abbattuti con l’aiuto di carri trainati dai buoi. Non rimane praticamente nulla, se non la Basilica e solo grazie alla fedeltà dimostrata dal clero nicolaiano durante la “rivoluzione”.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)


Anche la Cattedrale del resto viene distrutta, spogliata da ogni vessillo, saccheggiata e bruciata, con i preti esiliati a Cellamare. I baresi dal canto loro hanno solo due giorni per mettersi in salvo e portare con sé quello che gli rimane nei paesi vicini.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Per 10 lunghi anni Bari rimarrà un deserto: senza case, senza abitanti. Fino a quando alla morte del “Malo”, avvenuta nel 1166, verrà dato il permesso ai “traditori” di ritornare per ricostruire la città sotto la guida di Guglielmo II, detto il “Buono”.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Sono passati 861 anni dai giorni in cui il capoluogo pugliese fu distrutto. I Normanni sono ormai un antico e triste ricordo, ma basta recarsi in piazza Mercantile, lì dove troneggia la Colonna infame, per notare che sulla millenaria statua del leone (nella foto) sono scritte le seguenti parole in latino: custos iusticie (“custode della giustizia”). Furono apposte proprio dai Normanni, come monito per quella Bari ribelle, domata con la frusta.


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  • Andrea - Molto romantico, ma il custos Justice non fu posto dai normanni
  • Emanuele Zambetta - Guglielmo il Malo infamoneee! I neoborbonici baresi pensino in primis a quell'avvenimento... e non ai Regno d'Italia che invece tanto bene fece a Bari!
  • Nicola Racanelli - Non è proprio così la storia del 1156. Ho già scritto con voi e ve la racconterei nei dettagli...


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