di Luca Carofiglio e Andrea Gigante

L'avventura di Tina, donna a capo del Bitonto calcio: «Per i calciatori sono una mamma»
BITONTO – «Le donne possono dare molto al mondo del pallone: grazie al loro istinto materno possono aiutare i giovani calciatori con una parola di conforto». Sono le parole della 50enne Tina Aluisio (nella foto), una delle pochissime donne a capo di una società calcistica maschile: la U.S. Bitonto 1921, club che milita nel campionato di Eccellenza. Pur essendo una mosca bianca in un mondo dominato dagli uomini, Tina sta affrontando con determinazione il suo ruolo che ha assunto dal luglio di quest’anno. L’abbiamo incontrata.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Come è diventata presidente?

Nell’azienda in cui lavoravo ero collega di Paolo Lapalombella, l’ex presidente del Bitonto. Paolo un giorno mi disse che lui e il presidente onorario, Francesco Noviello, volevano mollare e mi chiese se fossi interessata a guidare la società. Non ci pensai due volte e accettai.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Che cosa l’ha spinta ad intraprendere questa avventura?

Avevo da poco perso mio padre, al quale ero molto legata. Lui era tifosissimo del Bitonto: mi raccontava sempre che quando era ragazzino non avendo i soldi per comprare il biglietto spesso saltava la recinzione dello stadio per poter assistere alle partite della sua squadra. E’ per lui quindi che ho deciso di prendere in mano questa società, per legare il suo nome ai colori nero-verdi.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Ma a lei piace il calcio?

Sì, l’ho sempre seguito da quando ero ragazzina. Vedevo le partite con mio zio ed ero innamorata del 90° minuto e della voce di Paolo Valenti.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

L’ambiente come ha accolto la notizia di una "femmina" a capo di una squadra maschile?

Sono stata accolta e accettata molto bene anche perché mi sono affacciata con il rispetto e l’educazione che mi hanno sempre contraddistinta. Poi non so se c’è chi ha storto il naso vedendo una donna a capo della società, ma da quello che ho potuto vedere la risposta dei tifosi e della squadra è stata positiva. Anche nei confronti di mia figlia, a cui ho assegnato il ruolo di vicepresidente.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)


Come donna pensa di poter offrire qualcosa di “diverso” al mondo del pallone?  

Sì. Una donna ha un innato istinto materno e può approcciarsi ai giovani calciatori in maniera diversa, regalando loro quotidianamente una parola di conforto. Spesso si tratta di ragazzini neanche maggiorenni che magari arrivano da altre città: una donna può capire le difficoltà a cui vanno incontro, può aiutarli a superare tristezza e paura. Per loro sono come una "grande mamma".Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Da presidente sta cercando di cambiare qualcosa all’interno della società?

Sto lavorando per riportare allo stadio donne e bambini. Vorrei che la partita possa rappresentare un giorno di festa da vivere assieme a tutta la famiglia. E’ chiaro che per riuscirci bisogna puntare su valori come l’educazione e il rispetto. Ad esempio domenica scorsa la partita contro il Cerignola è stata diretta da un arbitro di colore. Nei giorni precedenti ho quindi incontrato i capi della tifoseria: ho detto loro che non avrei mai accettato di sentire cori razzisti diretti contro il direttore di gara. Ebbene, sono stata ascoltata: i tifosi si sono comportati benissimo dando un grande esempio di civiltà.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Perché il calcio alla fine deve essere gioia e divertimento…

E certo. Sabato scorso ero allo stadio con i miei nipotini per assistere all’allenamento sotto un sole splendente e loro mi hanno chiesto di fare due tiri. Io ho detto di sì senza pensarci, anche se indossavo gli stivali: del resto io mi sento a mio agio sia su un tacco 12 che su 12 tacchetti. Non ho quindi resistito alla tentazione di divertirmi su un campo di erba, perchè questo deve essere il calcio: gioia e condivisione.


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  • giuseppe - questo si che è vero sport quello che ho sempre voluto


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