di Gabriella Quercia

Bari, la Stazione Centrale: da 152 anni accoglie viaggiatori incuranti della sua storia
BARI – È il luogo di passaggio per antonomasia, brulicante di viaggiatori che in fretta e furia partono o arrivano dalle più svariate mete e proprio per questo in pochi si soffermano ad ammirarne la struttura e a pensare alla sua storia. Parliamo della Stazione centrale di Bari, classicheggiante edificio che domina l’ampia piazza Aldo Moro, aprendo la strada verso il centro cittadino.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Da ben 152 anni il corpo principale della stazione, nonostante interventi di restauro, è rimasto identico all’originale. Il caldo beige della facciata si sposa armoniosamente con il bianco candido delle colonne, dei balconi sovrastanti il piano terra, delle alte finestre e dei larghi cornicioni centenari. A contornare il tutto c’è la pensilina, di ferro tinteggiata di nero, in stile liberty, che copre per un tratto il marciapiede antistante la piazza. (Vedi foto galleria)

«La stazione è antica, fu costruita nel 1864 per opera delle società privata Strade ferrate meridionali – ci racconta il ferroviere e ferroamatore Giuseppe Scannicchio, nostra guida –. Tuttavia un decreto dell’aprile del 1905 deliberò che il tutto fosse reintegrato nelle mani pubbliche e così nacquero le Ferrovie dello Stato. Questa mossa fu intrapresa perché la società, vessata dagli alti costi di gestione, non riusciva più a fornire servizi e manutenzione: molti locomotori non venivano curati e le prestazioni si stavano indebolendo. Si rischiava il collasso».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Così il grande edificio e i casolari ferroviari circostanti furono salvati, permettendo alla stazione di sopravvivere e, soprattutto, di evolversi. «Del resto ancora oggi la “centrale” è in continua trasformazione – continua il ferroviere –. A destra dell’edificio principale c’era il vecchio deposito locomotive di cui adesso non c’è più traccia e al suo posto sono stati costruiti dei locali destinati agli uffici amministrativi. Lì si stoccava il carbone e si manutenevano le locomotive a vapore, che fino agli anni 50 erano le uniche esistenti. A sinistra del corpo principale, gli edifici adiacenti all'ex Ferrhotel avevano un tetto a falde, sostituito da una normale terrazza. In quei locali si immagazzinavano tutti i colli che finivano sui treni merci e c’erano anche dei luoghi di sosta per i viaggiatori».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Dove invece un tempo abitava il capostazione, al primo piano, oggi dalle grandi finestre riusciamo a scorgere delle librerie e mucchi di carte e documenti: qui ci sono gli uffici sanitari delle Ferrovie. «Il capostazione abitava sopra – spiega Scannicchio -. Un alloggio totalmente diverso e più esclusivo era invece destinato ai dirigenti delle ferrovie i quali risiedevano in un edificio in Corso Italia destinato attualmente all’Università di Bari».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)


Nella vecchia Piazza Roma, ora meglio conosciuta come Piazza Aldo Moro, c’era poi un servizio davvero singolare. «Dove adesso vedete il gabbiotto dell’Amtab – continua il ferroamatore – c’era un bagno diurno, cioè delle toilette interrate dove i viaggiatori che giungevano in stazione potevano rinfrescarsi e persino farsi la doccia. Attivi fino agli anni 70, dopo alcuni anni furono definitivamente chiusi e rasi al suolo».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Ci spostiamo ora nel ventre della stazione. Superato l’ingresso principale, ci si trova nel  “corpo viaggiatori”, la parte che ospita le biglietterie. Accanto a totem e tabelloni moderni con le informazioni sui treni in partenza e in arrivo, qui si trovano antiche colonne in marmo che si stagliano unendosi a un soffitto decorato e ricco di elementi ornamentali.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Raggiungiamo a questo punto il lungo fascio di binari. «Qui di storico è rimasto ben poco – avverte Scannicchio –. Ad esempio dove adesso si trova l’edificio della Polizia, fino agli anni 50 c’era la cosiddetta “piccola velocità”, cioè un luogo adibito allo stoccaggio di colli piccoli, di pacchettini. Si veniva qui, si diceva la destinazione e si pagava il trasporto. Poi arrivava il treno sul piano di carico e i piccoli pacchi venivano spediti». Del resto anche la vecchia “cape de fiirre”, la fontana che si trova sul marciapiede del binario 1, non regala più acqua ma è utilizzata come posacenere.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Di antico, resta un edificio posizionato dall’altra parte dei binari, lontano sulla destra, immerso tra pali dell’elettricità e grovigli di fili metallici. «Quello è un fabbricato delle vecchie officine della squadra rialzo – conclude il ferroamatore –. Aveva il compito di intervenire sulle carrozze e sui carri ferroviari, quelli cioè utilizzati per il trasporto merci. Dotati di appositi cavalletti gli operai erano in grado di sollevare i vagoni e accedere alle varie apparecchiature delle carrozze. Un altro pezzo di storia che passa inosservato agli occhi incuranti dei viaggiatori».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

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