di Alessia Schiavone

Viaggio nella silenziosa e allegra comunità mauriziana: «Siamo a Bari dagli anni 80»
BARI- A Bari esiste una piccola comunità di cui fanno parte circa 1500 persone che a partire dalla seconda metà degli anni 80 hanno deciso di lasciare le paradisiache Mauritius, isole africane situate nell'Oceano Indiano sud-occidentale, per cambiare vita e trasferirsi silenziosamente in nuovo Paese.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Sono appunto i mauriziani, presenti nel capoluogo soprattutto nel quartiere di Torre a Mare e che qui a Bari hanno trovato impiego principalmente come domestici, anche se c’è chi lavora nei ristoranti o come guardiano e operaio. Loro parlano perfettamente l’inglese e il francese, ma in famiglia per comunicare usano soprattutto il creolo. Sono quasi tutti vegetariani e di fede hindu, anche se comunque non mancano musulmani, cristiani e buddhisti.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Una comunità silenziosa ma allegra, che seppur lontana migliaia di chilometri dal proprio Paese di origine cerca in tutti i modi di restare unita, cercando di mantenere e non disperdere le sue tradizioni.  I mauriziani hanno dei propri luoghi di ritrovo, spazi comuni per pregare e spesso si incontrano per il semplice gusto di stare insieme, organizzando feste e spalancando così le porte della propria cultura anche al resto della comunità barese. E’ questo proprio ciò che è accaduto a noi, che il 20 dicembre scorso ci siamo imbattutti in una loro festa nel Centro ascolto per famiglie di Torre a Mare. (Vedi foto galleria)

E’ questa una delle tante manifestazioni di solidarietà messe in piedi dal loro presidente, Sanjaye Bahadoor, per raccogliere alimenti da destinare alle famiglie più bisognose, non solo mauriziane. Tra la sessantina di presenti non ci sono infatti solo mauriziani, ma anche diversi italiani e un gruppo di somali.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Non appena entrati nella piccola sala addobbata per l'occasione, il primo elemento che spicca è la bandiera nazionale a strisce orizzontali colorate di rosso, blu, giallo e verde che incornicia un improvvisato palchetto. Sullo sfondo invece, c'è chi fa avanti e indietro per la stanza con scatoloni colmi di pasta, biscotti e bevande per la beneficenza e chi sta completando i preparativi per il mini-spettacolo previsto. (Vedi video)

Ci mischiamo tra i presenti e ci mettiamo a sedere di fronte al palco. La festa mauriziana ha inizio. I protagonisti sono soprattutto i bambini. Uno alla volta si passano il microfono e intonano canti e poesie natalizi, vestiti di timidezza. Tra tutti colpiscono la nostra attenzione due bambine, probabilmente sorelle, con lunghi boccoli neri e agghindate con abiti luccicanti da principessa uno rosa e l'altro giallo pallido.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

A impreziosire le singole esibizioni, entrano poi più volte in scena giovani donne con indosso i tradizionali sari, abiti tipici indiani caratterizzati da un'ampia gonna di stoffa colorata che avvolge le gambe e una sorta di camicetta che copre il seno lasciando scoperta la vita. I movimenti volteggianti delle mani e dei polsi sono in armonia con quelli dei piedi. Le labbra delle danzatrici seguono parola per parola la musica mauriziana di sottofondo e l'espressione sui loro volti è incisiva e coinvolgente.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

«Questa è solo una piccola festa rispetto a quelle che di solito organizziamo- sottolinea il presidente della comunità -. A marzo per esempio c'è quella che celebra l'indipendenza del nostro Paese dove l'affluenza è ben maggiore ed è possibile immergersi appieno nella nostra cultura. O ancora nel mese di ottobre o novembre celebriamo la festa della luce, la cosiddetta "Diwali", che simboleggia la vittoria del bene sul male. Tutti possono partecipare».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Sanjaye, dall'aspetto alto ed esile, lavora come guardiano ed è il presidente della comunità mauriziana in Italia, che si batte anche per la tutela dei diritti degli 8mila immigrati sparsi nelle diverse regioni italiane. In linea generale comunque non si può di certo dire che il popolo mauriziano non sia stato ben accolto dalla comunità barese, in cui è perfettamente inserito. «Sono dei grandi lavoratori, leali, generosi e soprattutto ben predisposti all'integrazione», sottolinea il 65enne Franco, uno degli italiani presenti alla festa e amico di una famiglia mauriziana. Sono questi infatti gli aggettivi che sentiremo pronunciare più volte da chi è quotidianamente a contatto con loro. 


«L'Italia ormai è la mia casa- ci confessa la 47enne Guness, che lavora come collaboratrice domestica-. Vivo qui da 25 anni e non tornerei mai alle Mauritius». La donna parla perfettamente italiano e il suo modo di esprimersi e di gesticolare sciolto e spigliato le conferisce un'aria "occidentalizzata". Travolti dall'energia di un ambiente decisamente accogliente, ci avviciniamo alla 25enne Isabel, presentatrice dello spettacolo. Ha i capelli raccolti, pelle dorata e occhi color carbone. «Mi sono trasferita qui 12 anni fa con mia madre- ci racconta sorridente la donna-. Ho frequentato scuola superiore e università. Ora lavoro come speaker radiofonica in una radio barese».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
 
Ascoltando i diversi racconti, ci sembra di capire che sia stato un diffuso passaparola a mettere in moto la migrazione mauriziana. Ciascuno ha cominciato a far venire un parente che a sua volta ne ha fatto arrivare un altro e così via.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

«Ho lasciato il Paese perché volevo approfondire i miei studi da mediatore culturale- riferisce il 45enne Jay, fratello del presidente -. Io e Sanjaye abbiamo prima raggiunto mio cugino che già viveva a Parigi e solo in seguito siamo arrivati qui a Bari». L'uomo, con la giacca ancora addosso e con una sciarpa grigia che gli avvolge il collo, ci confessa con aria malinconica di essere però al momento disoccupato.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

E' proprio Jay a presentarci sua moglie. Un'elegante e aggraziata figura in bianco e nero, dal sorriso luminoso e gli zigomi pronunciati. «Sono venuta qui 16 anni fa  grazie a un matrimonio combinato organizzato dalla mia famiglia - spiega la 36enne Pritheemah-. Ora qui ho mio marito e i miei figli, lavoro come collaboratrice domestica presso una famiglia di Giovinazzo e ho anche la cittadinanza italiana».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

«Quando sono arrivato io nel 1987, di mauriziani a Bari ce n'erano davvero pochi», afferma il 46enne Manoj Ramrutton, mentre cerca di tenere a bada la figlioletta che lo tira più volte verso di sè. Manoj, un uomo il cui volto trasmette il peso di un passato probabilmente difficile, oltre a lavorare come domestico per una famiglia di Parchitello, si occupa dell'amministrazione del tempio hindu in via Massaua, a San Cataldo. Qui gran parte dei mauriziani trascorre i propri momenti di preghiera e condivide con la comunità le tradizionali celebrazioni religiose.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Uno dei riti più importanti è la Durga Puja, festa annuale hindu che celebra la dea Durga e in occasione della quale viene fatto venire un sacerdote appositamente dalle Mauritius, tutto a spese della comunità. Le donne si preparano a questa cerimonia restando a digiuno per nove giorni, durante i quali si può ingerire solo frutta e acqua.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Ci guardiamo intorno e osserviamo in disparte quei colori contrastanti che sembrano aver trovato qui il loro perfetto equilibrio. Bambini vestiti a festa si inseguono per la stanza, donne mauriziane con un punto rosso disegnato sulla fronte (il “bindi”) e le labbra color marroncino conversano lietamente con signore italiane, piatti tipicamente orientali passano ritmicamente da una mano all'altra, sprigionando in tutta la stanza un forte odore di spezie.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
 
Siamo ormai sull'uscio della porta quando incrociamo lo sguardo di un'anziana donna dall'abbigliamento un po' eccentrico. E' seduta in prima fila e ha le mani incrociate, poggiate sulla lunga gonna rosa che avvolge le gambe. Un copricapo grigio impreziosito da lustrini incornicia il suo volto, carico di dolcezza, che riassume perfettamente le sfaccettature di una cultura che, seppur diversa e lontana, sembra essere riuscita a trovare qui la propria casa.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

(Vedi galleria fotografica di Gennaro Gargiulo)

Nel video (di Carlo Gelardi) la festa organizzata dalla comunità mauriziana a Torre a Mare:


 


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