di Mimma Guagnano e Nicola Imperiale

Nasce la Sos: trenta giovani professionisti per fare ''innovazione sociale'', a Bari
BARI  - Educatori, programmatori, designer, ingegneri, progettisti, tutti sotto i 30 anni di età, tutti insieme in uno stesso luogo alla ricerca della ricetta magica per creare innovazione sociale, culturale e tecnologica. A Bari. E’ questo il progetto “Sos”, la Scuola open source”, che aprirà a breve probabilmente nell’“isolato 47”,  il locale-museo di proprietà del Politecnico presente in strada Lamberti a Bari Vecchia.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

I professionisti, in tutto una trentina, stavano solo aspettando i 50mila euro di finanziamento di un bando indetto dall'associazione "Che fare" (con il patrocinio della Regione Puglia): concorso che hanno vinto il 12 dicembre scorso. Ora sono pronti per partire con un progetto che pare ambizioso, visto che i giovani si dicono ispirati addirittura dalla filosofia della Bauhaus tedesca, la mitica scuola di architettura, arte e design della Germania pre-nazista. Come simbolo hanno scelto la bandiera pirata di Jolly Roger (nell’immagine) perché, dicono, di essere rappresentanti di una “controcultura” che punta alla libera diffusione dell’idee, in contrasto con l’egemonia culturale di pochi depositari.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

«Vogliamo essere un centro di ricerca e consulenza artistica, tecnologica e sociale per l’industria, il commercio e l’artigianato – afferma Alessandro Tartaglia designer e fondatore della scuola -. Il nostro deve essere un luogo dove far incontrare persone che vogliono imparare, insegnare o con problemi tecnici da risolvere, un luogo dove è possibile frequentare corsi, laboratori, accedere a progetti di ricerca, chiedere consulenze».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

In parole povere? «Ad esempio – spiega Alessandro - un imprenditore ha l’esigenza di sviluppare una soluzione per la propria azienda, per un processo, un prodotto, un servizio, ma invece di assumere una ditta o un’agenzia esterna che segua il suo caso, con gli altri costi che ne conseguono, finanzia un progetto di ricerca all’interno della scuola. Cosa che gli costa anche meno, perché gli incentivi sui finanziamenti ai progetti di ricerca sono detraibili dalle tasse. La scuola crea un grande team (che chiameremo “format XYZ”) di docenti, studenti e tutor che per 15 giorni lavora per risolvere il problema, producendo soluzioni».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)


E che c’entra l’“open source”? «La soluzione  - risponde Tartaglia – non rimane “cosa tra noi e l’imprenditore”, ma viene rilasciata online, adoperabile per essere utilizzata e migliorata da chiunque. In più diventa materia per i nostri corsi, con cui formiamo studenti e professionisti». Del resto il motto della scuola è: “L’innovazione è sempre sociale, altrimenti è speculazione sull’ignoranza degli altri”. Anche se chiaramente la liberalizzazione delle idee porta a notevoli vantaggi in termini di immagine e contatti.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

«Infatti l’idea è quella di aprirci al mondo -  conferma Alessandro - . Vorremmo metterci in connessione con persone di altre realtà, di altri Paesi, che ci consiglieranno i miglioramenti da fare attraverso il loro filtro culturale, creando una situazione che altrimenti difficilmente potrebbe nascere in una città periferica come Bari».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

«E lavoreremo per cambiare questo territorio - conclude Lucilla Fiorentino, mediatrice culturale e co-fondatrice del progetto -. Vogliamo coinvolgere nel nostro progetto anche i piccoli artigiani: cercheremo di far capire a tutte queste maestranze i vantaggi per il proprio lavoro di una contaminazione con la tecnologia. All’inizio saranno in pochi quelli che intuiranno le possibilità di miglioramento, ma confidiamo nel fatto che l’evoluzione non lascia “scampo”: “inonderemo” un settore di novità e la resistenza a quel punto verrà meno».


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