di Stefania Buono e Marco Giannino

Dbglove e Saracen: due invenzioni pugliesi in aiuto di ciechi e autistici
BARI - Dbglove e Saracen: due parole strane all’apparenza ma a cui sono collegate altrettante invenzioni frutto della mente di giovani pugliesi, che potrebbero rilevarsi molto importanti per persone, come i ciechi e i bambini autistici, che quotidianamente hanno grosse difficoltà nell’approcciarsi al mondo che li circonda. (Vedi foto galleria)

Dbglove – Si tratta di un guanto tecnologico che digitalizza il sistema di comunicazione Malossi (che impiega le falangi come lettere dell’alfabeto) utilizzato da persone cieche, in modo da consentire loro di utilizzare tutte le funzionalità di uno smartphone o di un tablet. In parole povere, l’utente indossa il guanto ad esempio nella mano sinistra e con la destra scrive sulla mano elettronica utilizzando il sistema Malossi che associa ad ogni punto delle dita una lettera. In questo modo anche per una persona cieca è possibile scrivere una mail o un sms. Il Dbglove permette anche la traduzione del messaggio in forma vocale, così da consentire a chi scrive di assicurarsi di aver digitato bene.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

«Stiamo sperimentando l’invenzione per l’accesso ai social network e a contenuti digitali come libri o documenti e persino per effettuare pagamenti online», afferma 34enne barese Nicholas Caporusso, ideatore di Dbglove.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Il suo progetto nasce più di dieci anni fa, quando ancora Nicholas studiava informatica all’Università di Bari. «Correva l’anno 2004 – ricorda -. Una professoressa del corso di “interazione uomo-macchina” ci disse che per superare il suo esame avremmo dovuto pensare a un problema e a trovare una soluzione. In quello stesso periodo ero entrato in contatto con la sordo-cecità e così pensai al loro alfabeto Malossi. Così ho semplicemente smontato una tastiera di un pc e l’ho rimontata in una forma differente per adattarla a una mano».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Da qui Nicholas cominciò a progettare lo speciale guanto. Nel 2009, dopo la laurea specialistica vinse il bando Bollenti Spiriti della regione Puglia che gli diede la possibilità di finanziare parzialmente il progetto. «Purtroppo però 25mila euro per una invenzione del genere non erano tanti – sottolinea -. Poi però nel 2012 ho vinto a un bando organizzato dalla Camera di commercio di Bari chiamato “Valore assoluto”, un’iniziativa che supportava idee ad alto potenziale innovativo. E in questo modo, grazie a un ulteriore finanziamento, sono riuscito a trasformare il prototipo in un prodotto finito».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Con Dbglove, Caporusso ha vinto numerosissimi premi e bandi europei per startup. I più recenti sono lo IoTAccelerate Berlin e  il Wearable Technologies Innovation Contest di Innovate Uk.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)


Saracen - I Saracen (acronimo di Socially assistive robots autistic children, ovvero robot sociali per l'assistenza a bambini autistici) sono dei robot umanoidi con capacità sociali, in grado cioè di interagire con gli esseri umani e in particolare con i bambini affetti da autismo.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Gli autori del progetto sono tre ricercatori pugliesi under 30: i salentini Francesco Adamo e Dario Cazzato ed il martinese Giuseppe Palestra. Il loro progetto ha vinto il bando “Smart Cities and Communities and Social Innovation” del Miur (Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca) ed è stato quindi adeguatamente finanziato.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

I giovani hanno avuto modo di sperimentare la loro invenzione e i risultati sono stati ottimi. «Abbiamo testato il robot per 26 mesi su 45 bambini sia al Cnr di Psicologia clinica a Messina, sia presso l’associazione “Amici di Nico” a Matino, in provincia di Lecce –ci racconta Palestra-. Il risultato è che i soggetti affetti da autismo interagivano meglio con il robot rispetto ai ragazzini della loro stessa età. Il Saracen permette loro una comunicazione più immediata e  meno complessa rispetto a quella con gli esseri umani: infatti la gestualità e la mimica facciale degli uomini possono disorientare i piccoli autistici».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Ma in cosa consiste l’interazione tra robot e bambino? «L’automa – risponde Giuseppe -  è in grado di attirare l’attenzione del fanciullo e di suscitare in lui dei comportamenti utili per la terapia dell’autismo, come il contatto visivo, l’attenzione condivisa, l’imitazione, il “turn taking” (cioè far capire al bambino autistico, che in genere parla a ruota libera, quando deve intervenire in una conversazione). Il rapporto inoltre non è solo tra i due, ma fra bambino, robot e terapista, perché il ragazzino dovrà rivolgere allo specialista (e in seguito a tutti le altre persone con cui vive) gli stessi atteggiamenti che assume con l’androide».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

I genitori dei bambini su cui è stato testato il prototipo, hanno accolto Saracen positivamente, anche se non è mancato qualche scettico. «Un paio di genitori l’hanno giudicata troppo innovativa come idea e gli hanno dato poco credito. La maggior parte invece ha capito la sua utilità», dice Giuseppe Palestra.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

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