di Ilaria Palumbo - foto Antonio Caradonna

Fasano, alla scoperta del Tempietto di Seppannibale: antico gioiello nascosto
FASANO – Un capolavoro nascosto, che per la prima volta dopo svariati anni ha riaperto le sue porte al pubblico per una visita straordinaria. Quella che noi abbiamo scoperto la scorsa domenica è una delle chiese più antiche di tutta la Puglia, che racchiude al suo interno un memorabile e suggestivo ciclo di affreschi. Parliamo del Tempietto di San Pietro Veterano di Fasano, meglio conosciuto come “Seppannibale”.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

L’edificio sacro è stato rilevato nell’aprile dell’anno scorso dall’Istituto diocesano per il sostentamento del clero di Conversano-Monopoli, che ora vorrebbe finalmente rendere fruibile questo gioiello a tutti gli amanti dell’arte. Prima, situandosi su un terreno privato, era rimasto chiuso e “riservato” ai pochi componenti della famiglia Calefati, la cui ultima erede, Anna, ha deciso però di donare l’intera area alla Curia.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Accompagnati da Paolo Muolo dell’Istituto diocesano e dalla storica dell’arte Maria Luisa Semeraro Hermann, siamo dunque andati a visitare la chiesa. (Vedi foto galleria)

Seppanibale (che prende il soprannome dal suo storico proprietario, Giuseppe Annibale Indelli) si trova in contrada Fascianiello, sulla vecchia strada che collegando Fasano a Monopoli corre parallela alla statale 16. Qui è presente un viale sterrato introdotto da due colonne che ci conduce a destinazione.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

La chiesetta ci appare in tutta la sua semplicità e bellezza. A pianta quadrangolare si mostra in una severa geometria di volumi compatti di colore grigio in tufo e roccia calcarea, circondata da un prato verde brillante costellato da fiorellini.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

«La struttura – ci racconta la Semeraro Hermann - è databile intorno al 780 d.C. nel periodo in cui la Puglia faceva parte del Ducato di Benevento della Longobardia Minor, sotto la reggenza del Duca Arechi II. E’ uno dei primi tempietti fatti costruire dal popolo germanico in Puglia dopo che si convertì al Cristianesimo, sul modello campano di Sant’Ilario a Porta Aurea. Fu retto dai monaci benedettini devoti a San Pietro».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

E’ arrivato ora il momento di visitarla. Partiamo dall’ingresso ovest, costituito da un’entrata sormontata da un arco a tutto sesto: è sorretto da un architrave su cui compare una piccola croce che assomiglia a un fiore. L’ingresso a nord invece conserva un protiro concluso da una volta a botte. Qui la sobrietà delle geometrie è esaltata dalla presenza delle particolari cupole in asse che caratterizzano la copertura della navata centrale. Infine a est ecco l’abside, in parte crollata.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)


Se l’esterno si presenta austero e compatto, l’interno è una vertigine di grandi archi, decorazioni e affreschi che si rincorrono per tutte le pareti grezze. La chiesa esibisce tre navate divise da massicci pilastri in tufo che terminano con capitelli decorati. Di fronte a noi, in alto sull’arco absidale, compare un’inusuale inscrizione in latino: hunc templum di ego scpe fiaeri rogavit.

«Quello strano monogramma centrale, in cui la parola è composta da lettere sovrapposte, per anni è rimasto un enigma – ci spiega la storica -. Ora è stato decifrato come abbreviazione di Sancti Petri, per cui la traduzione esatta dell’incisione è: “Io ho per San Pietro costruito questo tempio”».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Siamo ora nella navata centrale, al di sotto delle due cupolette che ricordano la forma di un trullo. Ci guardiamo intorno e veniamo colpiti dai caldi colori degli affreschi raffiguranti perlopiù scene tratte dal libro dell’Apocalisse, in cui a predominare sono i colori oro, rosso e blu.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Incuriositi andiamo dunque alla loro scoperta, mentre la luce entra timidamente per posarsi sulle pareti svelando un’immagine dopo l’altra. Il primo su cui ci soffermiamo si trova quasi nascosto in alto sulla navata sud: si tratta dell’ “Annuncio di Gabriele a Zaccaria”, in cui l’arcangelo con indosso una larga tunica rivela la nascita di Giovanni Battista.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Di fronte all’abside, nella navata centrale, è raffigurata la prima profezia apocalittica: la scena della “Rivelazione a San Giovanni”, in cui quest’ultimo è rappresentato mentre cammina sulle rocce, sullo sfondo di un cielo scuro, affiancato dai santi Stefano e Lorenzo. Anche qui compare una decorazione ornamentale: è l’ibis sacro su un prato fiorito, l’animale della saggezza.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Sempre nella navata centrale si trovano poi le “Sette lampade” (anche se ne sono sopravvissute solo sei), che ricordano il candelabro d’oro che si trovava nel Tempio di Gerusalemme. Sotto,  ecco infine svelarsi la scena della “Donna alata col dragone”, sicuramente l’immagine più suggestiva, in cui c’è Maria con ali d’aquila e un abito azzurro e ai cui piedi si trova un fiore rosso a simboleggiare il Figlio di Dio. Il drago dalle sette teste invece, disegnato come se ondeggiasse nell’aria, illustra la potenza funesta ostile all’umanità.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Affreschi questi che hanno mantenuto la loro forza nel tempo, pur necessitando di meritati restauri che ridonerebbero a Seppannibale quella rara bellezza che la contraddistingue da 1300 anni.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

(Vedi galleria fotografica)


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Ilaria Palumbo
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  • egidio - come si fà a visitarla.
  • Anna Sciacovelli - Ottima la descrizione del luogo complimenti Ilaria sei precisa e attenta nello scrivere le giuste infomazioni.Anna


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