di Carmela Altomare

Templari, imperatori e leggende: è Barletta, la città che profuma d'Oriente
BARLETTA - Ha una storia fatta di templari, imperatori e leggende, ma sulle guide turistiche del nord barese è inevitabilmente il "fratello minore" di attrazioni più famose come Trani e Castel del Monte. Parliamo del borgo antico di Barletta, un tempo vera e propria "porta" per l'Oriente: nel Medioevo infatti questa preziosa area, ancora oggi costellata da chiese antichissime e un maestoso castello, era punto d'imbarco per tantissimi pellegrini e soldati diretti verso la Terrasanta.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

La sua importanza era dovuta innanzitutto alla posizione, ubicata sulla via Francigena, strada che i fedeli percorrevano per visitare Roma, la Palestina e altre mete cristiane sacre. Qui inoltre dalla fine del XII secolo fino al 1308 è stata attiva la sede regionale dei templari, celebre ordine religioso associato al mito del Santo Graal. Un passato glorioso, spesso misterioso, di cui sono rimaste diverse tracce. Le abbiamo esplorate assieme a Luisa Filannino, presidente dell'associazione culturale Virgilio. (Vedi foto galleria)

Il nostro viaggio comincia dal trafficato corso Vittorio Emanuele, laddove svetta Eraclio, conosciuto anche come il "colosso di Barletta". Si tratta di una statua bronzea alta quattro metri e mezzo dall'origine incerta: la tradizione vuole che sia stata ritrovata dopo il naufragio di una nave veneziana di ritorno dalla quarta crociata nel 1202 sul litorale cittadino, ma su di essa non è stato rinvenuto alcun sedimento marino. Non vi sono certezze neanche su chi sia il soggetto ritratto, anche se i tratti orientaleggianti, l’orecchino e lo stemma posto sulla sua corona lo "collegherebbero" all’imperatore bizantino Teodosio II, vissuto nel V secolo.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Dietro la scultura scorgiamo la basilica del Santo Sepolcro, eretta tra l'XI e il XII secolo grazie alle donazioni dei viandanti religiosi di passaggio. Il suo stile è un incrocio tra l'arte romanica e alcune caratteristiche tipiche degli edifici di culto della Terrasanta. Il prospetto nord presenta sei grosse arcate sormontate da altrettante coperture piramidali: in una di esse è situato uno dei due ingressi principali.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

L'altra entrata si apre sul prospetto ovest, vicino a un elegante arco e a una scalinata che un tempo immettevano in un particolare ospedale. Il luogo di ricovero accoglieva infatti guerrieri e religiosi tornati dalla Palestina ammalati o feriti. Si racconta poi che qui abbia soggiornato anche Randolphus, patriarca che nel 1291 avrebbe portato in salvo a Barletta delle reliquie del Santo Sepolcro di Gerusalemme, dando così il nome al luogo di culto.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Voltiamo le spalle alla basilica per imboccare via Nazareth, altro riferimento al Medio Oriente. Camminiamo per circa 200 metri prima di trovare sulla destra l'omonima concattedrale: è una costruzione in pietra che fa della semplicità il suo tratto distintivo, con un portone preceduto da due scalini e circondato da un'alta cancellata. Fu innalzata nel 1570 a seguito del saccheggio della vecchia cattedrale di Santa Maria di Nazareth, collocata fuori dalle mura cittadine. È sede dell'Ordine equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

La via finisce all'incrocio con via Cialdini, dinanzi alla chiesa del Monte di Pietà. La struttura nacque nel XVII secolo come convento gesuita, per poi essere assegnata durante il Regno di Napoli alla confraternita laica con fini benefici del Real Monte di Pietà. Offre un forte impatto visivo: aperta al pubblico solo per alcune funzioni religiose, è caratterizzata da tre grandi aperture arcuate divise da massicce lesene binate. Il prolungamento dell'immobile sul lato destro ospita oggi la sede della Prefettura locale.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)


Dopo un centinaio di metri ci imbattiamo nel cinquecentesco Palazzo della Marra: impossibile non notare il suo raffinatissimo balcone in stile barocco, curatissimo in ogni suo dettaglio. Ed è anche per questo che nel 2007 è stato designato come "casa" della pinacoteca dedicata a Giuseppe De Nittis, pittore impressionista barlettano che nell'800 incantò il mondo con i suoi quadri: 146 delle sue opere sono custodite proprio tra queste mura.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Scarpiniamo ancora in via Cialdini, ma nel senso opposto. Dopo circa 150 metri sulla sinistra si apre piazza della Sfida, il luogo della cantina dove ebbe origine la famosa Disfida di Barletta. La storia dello scontro è nota: nel 1503 la città era occupata dagli spagnoli che proprio all'inizio di quell'anno catturarono 13 dei cavalieri francesi nemici. In quella cantina i guerrieri d'oltralpe sfidarono a duello alcuni "colleghi" italiani. La battaglia, svoltasi il 13 febbraio in territorio tranese, vide primeggiare gli uomini del posto ed è oggi ricordata nella piazzetta da un monumento in pietra quadrangolare sul quale sono incisi i nomi dei vincitori.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Proseguiamo arrivando in via Duomo, strada circondata da vicoli che non a caso sono dedicati ai tredici "eroi" locali. Camminiamo scrutando già in lontananza l'alto campanile della Cattedrale di Santa Maria Maggiore, la più maestosa di tutta la zona. La sua costruzione fu cominciata nel 1126 e realizzata, perlomeno con la facciata principale, in stile romanico, sulla quale spicca un rosone gigante.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Il campanile, corredato di una monofora e due bifore è costruito su un arcone suggestivo: sotto di esso è possibile osservare la "Madonna del non se so niente", così soprannominata per le sue braccia protese verso l'alto, posizione tipica di chi si dichiara all'oscuro di qualcosa. Attraversandolo si giunge sulla parte posteriore della chiesa, quella absidale, massiccia e contrassegnata da chiare influenze gotiche. Al suo interno spicca un decoratissimo ciborio del XII secolo approntato da sapienti maestranze orientali.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Davanti alla Cattedrale si staglia il grandioso Castello, erroneamente definito “svevo”: nonostante conservi l'unico busto al mondo dell'imperatore Federico II  infatti, lo è solo in parte, dato che contiene numerose "stratificazioni" tra cui quella normanna, angioina e aragonese. Lo spettacolo che offre è suggestivo: costruito in pietra, di forma squadrata e con un profondo fossato, è accerchiato da ampi giardini che ne ingentiliscono notevolmente la bellezza. Nelle sue segrete vennero detenuti i templari arrestati nel 1308, in attesa che fossero processati a Brindisi.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Dal tetto è poi possibile ammirare quel mare da dove secoli fa salpavano le navi piene di crociati e devoti. E con lo sguardo verso l’Adriatico termina la nostra esplorazione di Barletta, la città che profuma di Oriente.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

(Vedi galleria fotografica di Gennaro Gargiulo)


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