di Luca Carofiglio

Noicattaro, la storia di Nicola: abbandonato da tutti vive da due anni in un tugurio
NOICATTARO – Pochi denti, barba e capelli brizzolati e soprattutto un triste sguardo perso nel vuoto. Si presenta così il 54enne Nicola Taranto quando lo incontriamo a Noicattaro per farci raccontare la sua storia di miseria e di solitudine. Perché come il triggianese Piero, anche Nicola vive da due anni in un casolare di campagna abbandonato, nella sporcizia e senza la disponibilità di acqua, luce e gas. (Vedi foto galleria)

«Sono nato e cresciuto a Capurso – ci dice – fino a quando non ho conosciuto la mia ex moglie, con la quale nel 1997 mi sono trasferito a Noicattaro continuando il mio lavoro di muratore. Con lei sono stato sposato 16 anni, un lungo arco di tempo felice in cui ho avuto anche una figlia. Un bel periodo finito però miseramente con l’arrivo in paese del cugino della mia consorte».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Nicola riporta indietro la memoria a due anni fa, quando questo parente della moglie gli offre un buon posto come operaio. Sembra la svolta, ma in realtà è l’inizio del dramma. «Il cugino non mi pagava - afferma a testa bassa -. O meglio, versava lo stipendio, ma non a me: dava tutto a mia moglie. Alla fin fine io però non mi preoccupavo visto che comunque i soldi entravano in famiglia. Ma poi arrivò quel giorno dell’agosto 2015, quando uscii a comprare le sigarette dimenticandomi le chiavi di casa».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

L’uomo infatti una volta tornato alla sua abitazione trova la porta sbarrata. «Mia moglie si rifiutò di farmi entrare – ricorda -. Lasciò fuori dall’uscio alcuni vestiti, coperte e recipienti, dicendomi di non farmi più vedere e chiedendomi pure il divorzio».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Insomma da un momento all’altro Nicola si ritrova in mezzo a una strada, senza lavoro, casa e famiglia. Trova così riparo in un casolare di proprietà delle Ferrovie Sud Est, poco distante dalla stazione di Noicattaro. E quello che sembrava rappresentare un momentaneo rifugio di fortuna, diventa la sua nuova casa. (Vedi video)

Lui infatti vive lì da allora: tra rifiuti e spazzatura di ogni genere e in mezzo a una fitta vegetazione che lo avvolge attorno. Il tugurio non ha nemmeno una porta. In una stanza sono accatastati tutti i suoi vestiti. C’è un letto e sparse qui e là delle damigiane in plastica con pochissima acqua recuperata da una fontana pubblica che si trova nelle vicinanze. I muri sono tutti pieni di scritte, tra parolacce e dediche d’amore.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)


E’ presente poi un secondo ambiente collegato al precedente: è molto più sporco, ammuffito e pieno di escrementi di animali e rifiuti. Il luogo è utilizzato da molti giovani per drogarsi, ma è necessario a Nicola per via del caminetto che gli fornisce calore durante l’inverno.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Purtroppo per lui però non c’è modo di scappare da questo tugurio, almeno per ora. In paese si vocifera infatti che sia caduto in uno stato di depressione. «Nicola si è lasciato andare – racconta un cittadino di Noicattaro -. Soprattutto non riesce a gestire i pochi soldi che gli entrano in tasca per qualche lavoretto, visto che beve, fuma e gioca alle slot-machine. In questo modo diventa difficile mettere da parte qualcosa per pagarsi magari l’affitto di un monolocale. Ma forse lui si comporta così perché non ha altro da fare e nessuno con cui stare. Peccato perchè era davvero un lavoratore energico, ma ora nessuno vuole dargli un’occupazione per via dei pregiudizi».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

«Sono stato abbandonato da tutti – conferma Nicola -. Non ho amici e nemmeno una famiglia. Non vedo più neanche mia figlia. E le Istituzioni continuano a dire che faranno qualcosa, quando invece la situazione resta sempre la stessa. Solo la Protezione Civile ha spinto affinché potessi recuperare ogni giorno a pranzo un pasto pagato dal Comune, in più ogni tanto la Caritas mi porta un po’ di spesa. Per il resto me la devo cavare per i fatti miei. Anche se in fondo non chiedo molto: mi basta una stanza e un bagno, con acqua, luce e gas. Sono già solo, fatemi vivere almeno con dignità».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

(Vedi galleria fotografica di Gennaro Gargiulo)

Nel video (di Gianni de Bartolo) la nostra visita a Nicola, nella sua “casa”:



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