di Antonella Liuzzi

Noci: tra
NOCI - Pareti ridipinte con un bianco accecante e preziosissimi affreschi bizantini riportati alla luce, uno dei quali letteralmente nascosto dietro un altare. Sono le nuove chicche che è possibile ammirare visitando la chiesetta millenaria di Santa Maria di Barsento, luogo di culto di Noci costruito tra il IX e l’XI secolo nel cuore della Murgia meridionale: l'edificio, dotato di una rara bellezza basata sulla semplicità delle sue forme e i colori del paesaggio circostante, è stato infatti da poco restaurato.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Il prossimo 21 luglio una conferenza farà luce sugli interventi effettuati, noi però siamo riusciti a intrufolarci prima in questo affascinante angolo di pace e spiritualità appena tirato a lucido. (Vedi foto galleria)

Per raggiungerlo partiamo da via Rimembranza, nella periferia est del comune barese. Da qui ci si dirige fuori dall'abitato attraversando prima un cavalcavia e poi svoltando a destra in strada vicinale Santa Maria del Soccorso: questa arteria, disseminata di trulli e muretti a secco, cambia ben presto nome in strada vicinale Barsento e dopo sei chilometri conduce a destinazione. La struttura appare su una piccola collinetta a sinistra, preceduta da un vialetto e segnalata da un apposito cartello marrone.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Il primo dettaglio che ci colpisce è sicuramente il candore dei muri esterni, dovuto a un restyling effettuato con la pitturazione a calce ed esaltato dai prepotenti raggi del sole estivo. Spiccano anche la grande croce in ferro che sormonta l'ingresso e la piccola campana posta sulla sommità dello stabile: era lo strumento un tempo utilizzato per scandire le ore di preghiera giornaliere e informare i contadini dell'inizio delle messe.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Sulla facciata principale notiamo anche una piccola targa in pietra con alcune scritte in latino: secondo alcuni studiosi si riferirebbe a una ristrutturazione avvenuta nel 1200, una delle tante che hanno interessato l'immobile nel corso della sua storia millenaria. Il tetto è invece ricoperto dalle chiancarelle, lastre in pietra locale sovrapposte usate di solito per la copertura dei trulli.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Decidiamo quindi di entrare nella cappella. L'interno, anch'esso bianchissimo, si sviluppa in tre navate, ciascuna contraddistina da un'abside e un altare: quella centrale è sovrastata da una volta a sesto acuto, quelle laterali presentano una finestrella che illumina i pochi banchi a disposizione dei fedeli e offre uno scorcio del panorama circostante.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)


Sopra l'altare principale balza all'occhio un dipinto del 1600-1700 raffigurante la Madonna con in braccio Gesù bambino: il piccolo sembra stringere un pomo tra le mani. Ai piedi della Vergine si riconosce sulla sinistra San Pietro, identificabile grazie alle sue chiavi e sulla destra un santo che indossa il tipico copricapo papale, presumibilmente il pontefice Gregorio I. L'opera è racchiusa in una cornice barocca chiusa in alto da una piccola scultura del Padre eterno, scolpito con una lunga barba e una veste purpurea.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Le scoperte più attraenti emerse durante i lavori sono però le due Deesis di epoca medievale, affreschi tipici dell'iconografia bizantina e diffusissimi nell'arte religiosa ortodossa.

La prima si trova sul retro dell'altare principale, dove si accede attraverso una piccola apertura posta alla destra del tavolo liturgico. Del disegno si intuisce al centro il trono del Cristo pantocratore e la presenza di due figure sconosciute ai lati. Il suo cattivo stato di conservazione è dovuto al fatto fino al restauro era coperto da un altro affresco più recente: quest'ultimo riproduceva un cristogramma, ossia un'abbreviazione del nome del Messia, il sole, la luna, alcune stelle e parti ancora visibili come gli arabeschi.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

La seconda pittura murale, rinvenuta parzialmente già nel 2008, si trova invece nell'abside di destra. Qui Dio è ben evidente con il suo mantello rosso, affiancato sulla sinistra da Maria (della quale è rimasta solo parte dell'aureola) e sulla destra da San Giovanni Battista. Accanto ai due volti figurano alcune scritte il cui significato è incerto: verosimilmente le lettere vicine "I" e "C" dovrebbero essere parte del cristogramma greco "ICXC".Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Non è più possibile invece ammirare il quadro di San Michele un tempo ubicato nell'abside sinistro, in quanto trafugato da ignoti. Sulla finestrella qui presente però è possibile osservare un curioso fenomeno: attraverso essa ogni 29 settembre, giorno in cui per l'appunto si ricorda l'arcangelo, alle 17.30 in punto un raggio di sole penetra nella chiesetta illuminando la parete dell'altare centrale in modo suggestivo.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Da una porticina laterale usciamo così dalla cappella e ci dirigiamo verso il retro della costruzione, dove si distinguono i prolungamenti delle tre navate. Sulla destra si staglia una masseria settecentesca privata che riprende lo stile architettonico della chiesa, mentre davanti a noi si apre la visione dei dolci pendii della Murgia nocese. Lo scenario perfetto per restituire la "nuovissima" Barsento agli amanti della Puglia più antica.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

(Vedi galleria fotografica)
 


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