di Mina Barcone

Laghi, montagne, mulini e poeti: visita alla frontaliera Luino, il
I viaggi di Barinedita. Dopo Marsiglia, Tallinn, Goteborg, Helsinki, la costa meridionale dell'Albania, la Londra “alternativa” e Graz, abbiamo visitato Luino.  

LUINO - Un posto noioso, piovoso, triste e al limite della depressione, dal quale scappare al più presto nonostante si affacci sul Lago Maggiore. È l'impietosa opinione che Enzo Iacchetti, Massimo Boldi e Francesco Salvi hanno espresso la settimana scorsa su Luino, cittadina di 15mila anime colma di pendolari italiani che ogni giorno si recano nella confinante Svizzera per lavoro. Il parere dei tre comici, che nel piccolo centro varesino ci hanno vissuto, non è andato giù agli abitanti del posto e ha così creato un "caso" finito su alcuni quotidiani nazionali.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Noi però a Luino ci siamo stati e abbiamo scoperto che è ben più di un "dormitorio" di frontalieri. In questo grazioso comune della Lombardia nord-occidentale si respira aria di letteratura: fu citato da Ernest Hemingway nel romanzo "Addio alle armi", descritto più volte nelle opere di Piero Chiara, esaltato dalla vena poetica di Vittorio Sereni e ricordato con affetto da Dario Fo che qui nel 1947 fece il suo debutto artistico. E i suoi dintorni sono ancora più sorprendenti, con montagne incontaminate che offrono panorami memorabili. (Vedi foto galleria)

“Vi è qualcosa di inesprimibile e di spirituale - scriveva nel secolo scorso Piero Chiara, noto autore luinese, a proposito del suo paese - che non può essere vestito di parole. E’ qualche cosa di più che la tinta locale, è quel mistero di attrazione che fa innamorare di un luogo senza che ci si possa dar ragione del motivo”. A foraggiare così tanta ispirazione erano probabilmente il verde delle Prealpi luganesi che circondano la località, il viavai a pochi chilometri di distanza della frontiera con il Canton Ticino e soprattutto l'azzurro del lago.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

La nostra esplorazione della città parte proprio dalla lunga arteria che costeggia il bacino lacustre, via Dante Alighieri. La percorriamo da sud verso nord, ammirando costantemente sulla sinistra in lontananza la sponda piemontese del grande specchio d'acqua. Il lungolago ospita un esteso parco caratterizzato da panchine colorate e un viale alberato, ideale per una lunga passeggiata. Da qui con pochi passi è possibile raggiungere la riva, interrotta qua e là da passerelle in legno che a volte vengono accerchiate da anatre e cigni in cerca di qualche briciola di pane.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Proseguiamo per altri 500 metri sulla stessa strada e giungiamo sul pittoresco porticciolo, segnalato da una madonnina dorata posta in cima a una colonna che "veglia" sulle imbarcazioni. Accanto allo scalo si staglia il caffè Clerici, storico locale in cui un tempo si ritrovavano poeti e scrittori, tra cui lo stesso Chiara. Facile capirne il motivo: sedie e tavolini sono sistemati su balconcino proteso verso il lago dove è possibile godersi tramonti da sogno.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)


Usciamo dal bar e abbandoniamo via Dante, imboccando sulla destra la stretta via Felice Cavallotti. Siamo nel centro storico, una zona dominata da case basse col tetto spiovente e i muri generalmente rosa. Ci perdiamo tra negozietti, bar all'aperto e porticati per poi sbucare nel più moderno corso XXV Aprile, una delle strade principali. Qui tra le tante attività commerciali presenti spunta un'elegante villa in stile liberty, adagiata su un'altura e circondata dal verde. È la biblioteca comunale, che tra i tanti volumi ospita anche un archivio dedicato all'altro grande letterato locale, Vittorio Sereni.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Abbandoniamo quindi il centro abitato per andare alla scoperta dei rilievi circostanti. In particolare scegliamo di risalire la val Veddasca, guidando per circa 16 chilometri in direzione del minuscolo comune di Curiglia con Monteviasco. Attorno a noi è un tripudio di boschi, cascate, fiumiciattoli e alpeggi. La strada muore nei pressi della frazione di Piero: lasciamo così l'auto e scarpiniamo alla scoperta di questa area affascinante.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Piero conta appena 15 abitanti ed è bagnata dal Giona, il principale torrente che solca la valle e nasce dal monte Tamaro, nel Canton Ticino. Qui infatti la Svizzera dista in linea d'aria meno di due chilometri. Dal parcheggio ci incamminiamo lungo una stradina che scavalca il corso d'acqua e dopo circa 10 minuti di salita conduce al piccolo borgo.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Entriamo nel paesino notando qua e là per terra qualche chiazza bianca, residuo delle ultime nevicate. Le case sono in legno o in pietra e hanno dei bassi tetti in piode: alcune sembrano disabitate o in fase di ristrutturazione, altre invece sono ben tenute e dai panni stesi si capisce che qualcuno vi dimora. Sta di fatto comunque che tra le viuzze acciottolate non incontriamo anima viva: il silenzio è interrotto solo dai rumori della natura.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Dall'altra parte del torrente merita una visita la zona dei mulini abbandonati. Si tratta di vecchi macinatoi eretti nel XVIII secolo per sminuzzare il grano, restaurati sul finire dello scorso secolo e diventati così un'insolita attrazione per i turisti di passaggio. Anche in questo museo all'aperto la quiete regna sovrana, contrastata soltanto dal fruscio del Giona che scorre nelle vicinanze.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Torniamo verso il punto in cui abbiamo parcheggiato la macchina perchè da lì parte la funivia per un'altra frazione: Monteviasco. L'impianto di risalita costituisce l'unico mezzo per approdare in questo villaggio situato a 950 metri di altitudine. L'unica alternativa è costituita da un sentiero tortuoso che porta a destinazione dopo più di mille scalini e 400 metri di dislivello.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Una volta giunti in cima ci stupiamo di come anche in un agglomerato di case così ridotto ci possa essere spazio per un edificio sacro: la chiesa di San Martino e Barnaba, contraddistinta da una meridiana color porpora. Tra i vicoli scopriamo persino un ristorante e un bar dotato di un tavolino in legno all'aperto solitario.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Nel complesso l'assenza di strade aperte al traffico sembra aver preservato questo angusto gioiellino dallo scorrere del tempo. È il fascino discreto del Luinese: terra dove convivono il frenetico andirivieni di frontiera e i ritmi lentissimi dei borghi montani, terra di paesaggi che stimolano la nascita di grandi scrittori.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

(Vedi galleria fotografica)


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