di Serena De Novellis

Musica elettronica a Bari, qualcosa si muove: ''funziona'' il trio degli Agents of Time
BARI – Nelle discoteche di Bari non esiste una “scena musicale”. E’ ciò che avevamo scritto due anni e mezzo fa dopo aver intervistato diversi dj del capoluogo,  che si lamentavano della poca voca voglia di sperimentare da parte di club e organizzatori di eventi, più propensi invece ad accontentare i gusti commerciali del pubblico.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Da allora però sembra che qualcosa si sia mosso a Bari, città che ha visto tra l’altro la nascita di un trio che pian piano si sta riuscendo ad affermare non solo in Puglia, ma anche a livello internazionale, vantando date in importanti discoteche quali il “Fabric” di Londra e il “Watergate” a Berlino oltre alla partecipazione a numerosi festival di musica elettronica.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Loro sono gli “Agents of Time”, ovvero i 24enni Andrea Di Ceglie e Fedele Ladisa e il 29enne Luigi Tutolo (nella foto). Li abbiamo incontrati.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

La vostra collaborazione ha avuto inizio nel 2013,  lo stesso anno in cui i vostri colleghi baresi esprimevano la disfatta della musica elettronica nel capoluogo pugliese.  Qualcosa è cambiato nel frattempo?

Qualcosa sì. Bari (città magari più improntata sulla musica techno che sull’elettronica) sta vivendo una realtà diversa rispetto a due, tre anni fa. Molte persone che un tempo frequentavano solo locali commerciali hanno imparato ad apprezzare la musica sperimentale e di conseguenza i dj  non si sentono più obbligati a proporre un sound “recepibile”, che sia solo vocale e commerciale. La Puglia è oggi una delle regioni italiane che propone più novità: ci sono tanti artisti in grado di fare bella musica. Ci conosciamo tutti, siamo passati da piccoli locali e ci confrontiamo continuamente sul nostro lavoro.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Eppure sembra che voi siate più apprezzati all’estero che in Italia…

Sì certo, il problema rimane: in Italia si rischia ancora troppo poco. All’estero i club propongono sempre nuovi artisti  (cosa che al pubblico europeo piace molto), invece da noi i promoter preferiscono invitare dj già conosciuti e apprezzati, per andare sul sicuro.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)


Voi quindi non sareste il “sicuro”: che genere di sound proponete e qual è il segreto per "funzionare"? 

Componiamo musica elettronica e techno con influenze melodiche. Proponiamo un sound dark e innovativo, con ritmiche particolari. Prendiamo spunto da generi e artisti diversi, non ce n’è uno in particolare e il risultato è uno stile del tutto singolare. In più ci sono due elementi che hanno giocato per noi un ruolo fondamentale. Il primo: è raro ascoltare tre dj esibirsi live contemporaneamente, noi stessi temevamo inizialmente di non riuscire a coordinarci. Il secondo: indossare tuniche nere e cappucci è stata una mossa vincente, abbiamo sin da subito messo in scena un vero e proprio spettacolo, uno “show” coinvolgente per il pubblico, sia dal punto di vista visivo che dal punto di vista musicale.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Perché la scelta di suonare incappucciati?

E’ stata una scelta casuale ma che ha segnato i nostri esordi: era il 21 settembre 2013 quando a una serata organizzata da amici davanti a 800 persone decidemmo di suonare incappucciati per mantenere una sorta di alone di mistero. La cosa funzionò e da allora abbiamo continuato a farlo. All’inizio, quando ci esibivamo solo in locali di Bari e dintorni, ci piaceva l’idea di non farci riconoscere dal pubblico: era qualcosa che affascinava tutti.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Però poi avete cambiato idea…

Sì da un paio di mesi non indossiamo più tunica e cappuccio durante le esibizioni, perché siamo cresciuti parecchio in questi anni e se è vero che questa “mise” ci ha caratterizzati, a lungo andare ha finito per “etichettarci”. Alcuni promoter e organizzatori di serate continuavano a chiederci di portare con noi i cappucci, come se senza non fossimo in grado di suonare. E quindi ora andiamo in scena con il volto scoperto, cosa che tra l’altro ci rende finalmente anche più professionali.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Nel video, gli Agents of Time in un’esibizione ad Amsterdam lo scorso 26 marzo:




 


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