di Salvatore Schirone

Di Cagno, Amoruso-Manzari e Petruzzelli: la storia delle famiglie borghesi di Bari
BARI - Dai Di Cagno ai Fanelli, dagli Amoruso Manzari agli Alberotanza, passando per i Guastamacchia e i Petruzzelli. Sono solo alcuni dei cognomi che riecheggiano tra le strade di Bari: nomi di vie, di palazzi, di teatri, nomi di famiglie che hanno fatto la storia di questa città.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

In alcuni casi si tratta di antiche casate nobiliari (come i Tanzi, gli Zeuli o i Bianchi-Dottula), il cui ricordo è tangibile grazie ad alcuni splendide residenze situate tra i vicoli del centro storico, ma spesso i cognomi più ricorrenti sono quelli legati alla borghesia.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Parliamo di quella classe sociale composta da facoltosi commercianti e imprenditori che, a partire soprattutto dalla seconda metà dell’800, riuscì a imporsi sulla scena economica e politica europea. Un potere che si materializzò nell’edificazione di incredibili palazzi che simboleggiarono l’ascesa dei nuovi ricchi: quelli che oggi è possibile ammirare nel quartiere Umbertino di Bari.  

Abbiamo cercato di ripercorrere la storia di alcune di queste importanti dinastie con l’aiuto del 33enne storico barese Alessandro Lavopa, fondatore del portale  “Storie di famiglia”, che dal 2018 offre servizi di ricerca genealogica.

Quali sono i nomi che ricorrono studiando la storia barese dell’800 e del 900?

Sono tanti. Ad esempio non si possono non citare i Di Cagno (nell'immagine l'albero genealogico). In tre generazioni si passa dall’analfabeta e piccolo proprietario terriero Simeone (omonimo antenato dell’ex sindaco di Bari), ai suoi figli ricchi negozianti e armatori marittimi, per finire con i suoi nipoti, letterati, professionisti e politici, tra cui anche un console di Spagna. Una famiglia che ha fatto anche la storia recente di Bari e che conta due “ramificazioni” importanti: i Di Cagno Abbrescia e i Di Cagno Sessa, benefattori della chiesa di Santa Fara.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

La maggior parte delle dinastie borghesi ha comunque origini umili…

Sì, in molti casi si tratta di persone che sono riuscite ad avviare una scalata sociale partendo dal nulla, anche se spesso “umile” non è sinonimo di “povero”. Si pensi al pizzicagnolo Francesco Saverio Amoruso, sposato con Crescenza Manzari. Dalla loro unione nacque nel 1872 Mauro Amoruso-Manzari, colui che fu assessore ai Lavori Pubblici a Bari per 21 anni, contribuendo alla rivoluzione urbanistica del capoluogo pugliese. Doveva esserci sostanza economica se Mauro riuscì ad esempio a laurearsi in Ingegneria al Politecnico di Torino.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Gli Amoruso-Manzari sono stati poi influenti in tutto l’arco del 900.

Certo, si deve a loro l’ideazione e la creazione di interi quartieri quali Poggiofranco, anche se è bene sottolineare che una parte della famiglia ha continuato a seguire la vocazione commerciale del capostipite, come dimostrano le numerose macellerie “Manzari” diffuse in tutta la città.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)


Un altro esempio di scalata sociale?

Quella dei Fanelli, marinai e negozianti che riuscirono ad arrivare al governo già alla fine del 700. Giuseppe Fanelli divenne tra l’altro sindaco di Bari durante la fondazione del borgo murattiano, nel 1813.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Una curiosità: come mai molte famiglie hanno il doppio cognome?

Quello fu un modo per suggellare “alleanze matrimoniali” che permisero di acquisire quella ricchezza necessaria per l’ascesa della borghesia barese. Un modo anche per sottolineare di essere diventati una “nuova nobiltà”, di aver “preso” il potere fino a quel momento detenuto dall’aristocrazia.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

È vero che tra i documenti da lei visionati ce n’è uno che attesta questo “passaggio di consegne” tra nobili e borghesi?

Sì, due documenti simili conservati nell’Archivio di Stato, datati 1821 e 1848. Entrambi citano i componenti dell’élite barese, cioè di quelle persone che avevano un’influenza politica ed economica in città. Se nel primo ritroviamo ancora i nomi storici del Patriziato, come Gimma, Zeuli, Dottula o Simi, nel secondo questi quasi svaniscono per lasciare spazio alla nuova classe dominante. Ed ecco comparire nella lista i vari Diana, Di Cagno, Favia, Introna, Manzari, Milella, Scianatico, Scorcia e Traversa. "Firme" che ancora oggi riecheggiano tra le vie di Bari.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Non tutti però avevano origini baresi. Anche i Petruzzelli, fondatori dell’omonimo teatro barese, si dice fossero triestini…

È vero che molti arrivarono a Bari solo nell’800, attratti dal grande sviluppo della città (vedi i terlizzesi Guastamacchia e i molesi Alberotanza), ma posso assicurare che i Petruzzelli erano “baresissimi”. Non solo Antonio e Onofrio, i fratelli che costruirono il teatro, ma anche i loro avi. Andando indietro nel tempo si trovano alcuni “de Petrucziello” persino nel 500. Cognome che sembra derivare da un vezzeggiativo di Pietro, che guarda caso è il nome del nonno degli ideatori del politeama. Una chicca: sia il nonno che il bisnonno Antonio erano macellai. Quest’ultimo gestiva una grande beccheria: il “Macello di San Nicola” nei pressi della Basilica: l’ennesima prova che il fior fiore della società barese deve il suo successo all’opera di semplici ma importanti commercianti.


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  • vito petino - Non per portarlo dalla nascita il cognome Petino, ma da ricerche storiche compiute dai miei avi, e poi da mio nonno, mio padre, da me e mio fratello, per non parlare della biblioteca di famiglia con i nostri 3000 volumi, non molti ma abbastanza per fare la storia dei Petino ( tra l'altro, la mia bisnonna paterna, rimasta vedova del marito Petino, sposò in seconde nozze un Di Cagno). Questi i risultati delle ricerche: Avi dei Petino • La Famiglia ha origini dalla gens Fulvia, i cui rami principali sono quelli dei Massimi Centimali (o Centumali), dei Petini (in latino i cognomi erano declinati come aggettivi, quindi, Petino, Petina, Petini, Petine), dei Nobiliori e dei Flacchi; nobile gens romana di origine plebea, che ha dato all’antica repubblica romana un gran numero di consoli e magistrati (confronta Enciclopedia Rizzoli Larousse); • 330 a.c. Lucio Fulvio Petino, padre del console della repubblica romana Marco Curvo (Wikipedia); • 325 a.c. Gneo Fulvio Petino, padre del console della repubblica romana Marco Fulvio (Wikipedia); • 305 a.c. Marco Curvo Petino, console della repubblica romana: guerre Sannitiche, battaglia di Boviano (Wikipedia); • 299 a.c. Marco Fulvio Petino, console della repubblica romana (Wikipedia); • 255 a.c., Servio Fulvio Petino Nobiliore, console della repubblica romana distintosi nella prima guerra punica con 350 navi in una famosa battaglia nella zona costiera compresa tra i golfi di Hammarmet e Gabes, nei pressi di capo Ermeo vicino ad Aspide (cfr. Polibio, libro I, 36 – Storia della Marina di Roma di Domenico Carri 1992_2003 Testimonianze dell’Antichità Fasti navali Libro XII Tomo I); • 195 a.c. Marco Fulvio Petino Nobiliore, nipote di Servio, edile curule della repubblica romana, nel 193 a.c. guerra contro i Galli Celtiberi in Spagna, nel 189 a.c. eletto console della repubblica romana, nel 179 a.c. ricoprì la carica di censore (Wikipedia); • 159 a.c. Marco Fulvio Petino Nobiliore, figlio del console Marco del 189 a.c., console egli stesso (Wikipedia); • 153 a.c. Quinto Fulvio Petino Nobiliore, figlio del console Marco del 189 a.c., console egli stesso (Wikipedia); • 4, Elia Petina, della famiglia dei Tuberoni, figlia del console Sesto Elio Catone, divorziata dal quarto imperatore romano, Claudio (Tiberio Claudio Cesare Augusto Germanico), da cui ha avuto la figlia Antonia, alla morte di Messalina è riproposta in moglie allo stesso imperatore che invece sceglie Agrippina (cfr. Tacito, Annali, libro XII, 1 e 2); • 30, Claudia Antonia Petina, figlia di Claudio ed Elia Petina, sposò in prime nozze Gneo Pompeo Magno, e in seconde Fausto Cornelio Silla Felice, fratellastro di Agrippina, rimasta di nuovo vedova fu chiesta in moglie da Nerone che, al suo rifiuto la fece giustiziare per cospirazione nel 66 (Wikipedia); • 123, Quinto Articuleio Petino, console dell’impero romano che, nell’anno a lui dedicato, pone la sua bolla nelle fondazioni del Pantheon di Roma per lavori di ristrutturazione (cfr. Il Fedele – Grande Dizionario Enciclopedico UTET). Le informazioni che seguono sono tratte da fonti araldiche: • 750/800 circa, Petino, signori del feudo di Novana, l’attuale Civitanova Marche; • 1188, Homobonus de Petino da Cremona, citato nell’atto di pacificazione fra cremonesi, parmensi e piacentini; • 30.4.1205, Gentile e Grimaldo de Petino, atto di acquisto del feudo di Tolentino; • 5.5.1225, Marcogualdo Petino, figlio di Gentile, riceve in eredità il Castello di Tolentino; • 1232, Matheo de Petino da Fermo; • 1239, Federico II s’impadronisce con la forza del Castello dei Petino a Tolentino; • 3.6.1243, Papa Innocenzo IV riconquista il Castello dei Petino consegnandolo al Comune di Tolentino; • 3.6.1244, il Comune di Tolentino stipula atto di convenzione con i Comuni di Camerino e di Montecchio per la difesa del medesimo Castello riconsegnandolo a Jacopo de Petino; la stessa convenzione, ratificata sempre da Papa Innocenzo IV, delimita il Castrum Petini che comprende, oltre al Castello, anche Monte Petini; in seguito il comprensorio diviene Castrum e Curiam Petini a favore Hominibus Petini; • 1249 circa, Silvester Nicolaj Bucij de Petino, signore in Firenze, rione della Pigna con sepolcri nella Chiesa dei Santi Quaranta; • 1254, Marcubaldi de Petino da Tolentino; • 1256, atto notarile di Papa Alessandro IV a favore di Jacopo de Petino da Senigaglia; • 1308, Malpelo de Petino da Civitanova, capitano sotto lo stendardo dello Stato della Chiesa; • 1334, Rainalduzio de Petino, podestà di Matelica; • 1356, alcuni eredi Petino con atto notarile vendono un terreno in San Severino Marche per pagare debiti; • 1401, Paolo Petino; • 1445, Giovanni Andrea Petino, figlio di Paolo; • 1462, Antonio Petino, figlio di Paolo; • 1500, Lorenzo Petino, aromatario; • 1502, Angelo Petino, figlio di Antonio; • 1513, Battista Petino, figlio di Antonio; • 1550 circa, fratelli Luca, Tullio, Antonio Petino, nobili; • 1572, Giulio Petino, notaio in Aversa; • 1575 circa, Antonio Petino, conte, la cui famiglia trae le seguenti origini: da Verzuolo, e via via, a Villafranca, Carmagnola, Montanaro, Chivasso, Saluzzo e Cherasco; • 1600 circa, Stefano Petino da Cherasco, figlio di Antonio, conte; • 1619, Lelio Antonio Petino, figlio di Stefano, capitano e gentiluomo dell’esercito di Tomaso di Savoia; • 1619, Domenico Petino, fattore in Castellaneta; • 1650 circa, Filippo Petino, figlio di Lelio Antonio, capitano dell’esercito piemontese e tenente colonnello nelle milizie di Cherasco; • 1668, Giovanni Petino, pio canonico in Aversa; • 1691/92, Francesco Petino, consigliere comunale in Castellaneta; • 1696, Tommaso e Giuseppe Petino, capimastri in Castellaneta; • 1709/10, Antonio Oronzo Petino, consigliere in Castellaneta (rieletto nel 1734/35); • 1714, Antonio Petino, figlio di Filippo, prefetto referendario di Vercelli, prefetto di Pinerolo, intendente generale del Monferrato, della Savoia e dell’Alessandrino, nel 1733 consigliere generale delle Finanze, il 26.11.1735 infeudato di Roretto, il 16.12.1735 investito col titolo comitale, sposa Lucia Maria Blanchetti; • 8.9.1717, Nicola Domenico Petino, dottore in legge, canonico e teologo, nasce a Castellaneta, nel 1774 pubblica a Napoli “L’ordinato cammino delle leggi”, ristampato nel 1808, sempre a Napoli nel 1796 pubblica “Il Nobile creduto contadino da’ suoi compatriotti per la continuata dimora in campagna, illuminato dal filosofo, opera del Dottor dell’una e l’altra legge, Teologo di questa capitale e Canonico della Cattedrale di Castellaneta D. Nicola Petino”; • 15.8.1766, Michele Petino, eletto Rappresentante del Popolo nel Consiglio Comunale della città di Castellaneta; • 1770 circa, Giuseppe Antonio Petino, figlio di Antonio e Lucia Maria Blanchetti, ufficiale, capo del consiglio di Commercio, controllore generale, primo presidente, sposa Innocenza del conte Luigi Ferrero Ponsiglione di Borgo d’Ales; • 1800 circa, Ilarione Petino, figlio di Giuseppe Antonio e Innocenza del conte Luigi Ferrero Ponsiglione di Borgo d’Ales, vice intendente generale, intendente d’Asti, intendente generale di Cuneo, consigliere di Stato, economista e scrittore; • 1820, Niccolò Petino da Castellaneta, Terra d’Otranto; • In Italia i Petino si stabiliscono dalla Lombardia alla Sicilia; e tanti sono anche i membri che espatriano in ogni angolo della Terra. Ma i veri Petino sono della classe sociale più popolare, nei quali riconosco le mie reali origini • 1832, nasce a Bari Vecchia Petino Vito, marinaio, m. nel 1865, trisnonno; • 1853, nasce a Bari Vecchia Petino Francesco, marinaio, m. nel 1886, bisnonno; • 13.12.1884, nasce a Bari Vecchia Petino Vito, pittore-decoratore che sposa prima Traversa Elvira, poi Bortolozzi Adele, e infine Cherubini Isabella, m. il 28.11.1977, nonno; • 1900, alcuni cugini di Petino Vito classe 1884 si trasferiscono a Locorotondo; • 28.2.1906, nasce Petino Celeste figlia di Vito e Traversa Elvira; • 2.4.1910, sabato nasce a Bari in via Venezia 19 (sulla muraglia) Petino Francesco, operaio nelle Ferrovie della Sud-Est (F.S.E.) dal 1943 al 1964, m. l’8.7.1964, mio padre; • 1912, nasce Petino Nicola di Vito e Traversa Elvira, m. 1916; • 8.1.1914, nasce Petino Immacolata figlia di Vito e Traversa Elvira, m. il 24.11.2001; • 18.7.1915, nasce Petino Alessandra figlia di Vito e Traversa Elvira, m. 1969; • 8.1.1920, nasce Petino Ferdinando figlio di Vito e Bortolozzi Adele; • 5.3.1920, venerdì nasce a Bari in via Putignani Schena Rosa, figlia di un operaio del vecchio Macello Comunale di corso Sonnino, m. l'8.5.1982, mia madre; • 2.7.1933, nasce a Taranto Cherubini Vito di Petino Vito e Cherubini Isabella; • 27.1.1942, nasce a Taranto Cherubini Giovanni di Petino Vito e Cherubini Isabella, m. 7.10.1951; • 19.10.1944, nasce a Bari Petino Vito di Francesco e Schena Rosa, nel 1981 eletto consigliere della V circoscrizione di Bari, Japigia-Torre a Mare, nel 2002 candidato al Senato della Repubblica collegio 1 di Bari Centro-Puglia; • 24.12.1945, nasce a Bari Petino Michele di Francesco e Schena Rosa; • 15.8.1949, nasce a Bari Petino Elvira di Francesco e Schena Rosa; • 31.3.1952, nasce a Bari Petino Nicola di Francesco e Schena Rosa, m. 12.6.1953; • 23.12.1953, nasce a Bari Petino Antonio di Francesco e Schena Rosa; • 24.10.1956, nasce a Bari Petino Angelo di Francesco e Schena Rosa; • 27.11.1965, nasce a Bari Petino Rosa di Vito classe 1944; • 29.4.1968, nasce a Bari Petino Lucia di Vito classe 1944; • 21.1.1970, nasce a Bari Petino Francesca di Vito classe 1944, m. 18.2.1970; • 10.11.1970, nasce a Bari Petino Gabriella di Vito classe 1944; • 30.1.1972, nasce a Bari Petino Francesco di Vito classe 1944; • 7.2.1977, nasce a Bari Petino Giuseppe di Vito classe 1944; • 30.4.1987, nasce a Bari Petino Maria Antonella di Vito classe 1944 • 30.4.2009, nasce a Bari Petino Daniele di Giuseppe classe 1977. Se possono interessare le suindicate notizie storiche, le metto a vs disposizione. Al contrario, potete cestinarle. Saluti cortesi.


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