di Nicola Imperiale

Bari, da masseria del 700 a chiesa di Japigia: la storia della pittoresca San Marco
BARI Cinquantasette: tante sono le chiese parrocchiali di Bari. Edifici che ospitano le varie comunità di fedeli sparse sul territorio, ma che spesso (a differenza delle chiese antiche) sono stati costruiti senza badare molto all’estetica. Si tratta per la maggior parte di strutture dalle forme severe, in alcuni casi “postmoderne”, magari spaziose ma anche molto “fredde”. C’è però un’eccezione: una piccola chiesa presente nel quartiere Japigia di Bari, praticamente alla fine della città: è la parrocchia di San Marco di via Caldarola.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Si tratta di una masseria del 700 che dal 1977 è stata trasformata in edificio religioso. In quell’anno infatti una delibera del consiglio comunale cambiò la destinazione d’uso della storica masseria Carbone, facendo in modo che le sue stanze patronali, il frantoio e le stalle fossero adibiti a locali adatti a celebrare le attività parrocchiali.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

A metà degli anni Settanta, quando cominciarono a sorgere le prime abitazioni in questa parte del rione Japigia, i fedeli si ritrovarono infatti sprovvisti di una chiesa a cui fare riferimento: le messe erano celebrate nelle sale condominiali dei palazzi. Finché grazie alla donazione di un privato (Vitangelo Dattoli) alla Curia, si riuscì come detto ad adattare la masseria a chiesa. E così il 24 dicembre del 1977 si tenne la prima celebrazione.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Siamo andati a visitare la San Marco (vedi foto galleria), pittoresco edificio inserito in un contesto abbastanza “grigio”, fatto di alti palazzoni che dominano un’area prettamente residenziale e con pochissimi servizi. Intorno alla struttuta però permane ancora una zona “verde”: si tratta in realtà di un campo incolto che dona però alla chiesa un aspetto “bucolico”, all’ombra del “colosso” rappresentato dal recente ipermercato “La mongolfiera”.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

La struttura, circondata da mura di cinta bianche, ha conservato totalmente l’antico aspetto, se non fosse per una croce che sormonta il tetto spiovente. Una volta entrati ci si ritrova in un caratteristico cortile dalla pavimentazione “a chianche”. Davanti ai nostri occhi si presenta la chiesa in pietra viva, con due scalinate a tenaglia con ringhiere metalliche che portano al piano superiore, nascoste in parte da due alti arbusti potati di recente.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)


Sulla destra si trovano un campo di calcetto e un grazioso orto, mentre sulla sinistra scorgiamo la piccola cappella patronale, la chiesetta originale già presente ai tempi della masseria. E’ completamente bianca e si presenta con un campanile a vela. L’interno, con volte a botte, è dominato da un altare “a portelle” in stucco tipico del Settecento.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Entriamo ora nella chiesa principale usufruendo di un ingresso laterale posto al piano terra.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Di fronte all’apertura si trova una struttura usata come zona d’intrattenimento e un grande cancello metallico sovrastato da una statuetta della Madonna che chiude il cortile.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Scesi alcuni scalini ci ritroviamo all’interno. Sulla destra si trova una sala usata per le confessioni con la volta a botte sormontata da un lampadario in ferro battuto, sulla sinistra invece si accede nella navata della chiesa, inserita in un contesto fatto di chianche e di muri in pietra viva. In un angolo ecco il fonte battesimale sempre in pietra.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

L’ambiente è molto accogliente, anche se in realtà decisamente piccolo. Molto spesso infatti i fedeli non riescono a trovare posto all’interno e sono costretti a seguire la messa nel cortile. «Si è vero – conferma la 60enne Elisabetta, assidua frequentatrice della San Marco – dentro non c’è molto spazio, ma proprio questo rende la chiesa così particolare e dall’atmosfera così “calda”».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

«Questo edificio mi ha sempre attratto fin da bambina – interviene la 23enne Stefania -: quando restavo sola con qualche amica dopo il catechismo o la messa, cercavo di scoprirne gli angoli più nascosti, dove non era permesso entrare, con buona pace della catechista».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

«Ma San Marco non è solo una bella chiesa – sottolinea Don Biagio, parroco della comunità dal 1994 – rappresenta un punto di aggregazione per la collettività in una parte di Japigia sicuramente tranquilla, ma anche periferica e lontana dalle istituzioni».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Insomma un’inedita oasi di pace situata ai margini di Bari.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

(Vedi galleria fotografica)


© RIPRODUZIONE RISERVATA Barinedita



Scritto da

Lascia un commento


Powered by Netboom
BARIREPORT s.a.s., Partita IVA 07355350724
Copyright BARIREPORT s.a.s. All rights reserved - Tutte le fotografie recanti il logo di Barinedita sono state commissionate da BARIREPORT s.a.s. che ne detiene i Diritti d'Autore e sono state prodotte nell'anno 2012 e seguenti (tranne che non vi sia uno specifico anno di scatto riportato)