di Giancarlo Di Paola

La routine lavorativa? Fu esaltata da Diderot, nella sua Encyclopedie
La fine della società moderna è stata segnata dalla rivolta contro la routine, la cui esaltazione come insostituibile e innovativo mezzo di apprendimento, è alla base della grande Encyclopedie di Diderot, pubblicata tra il 1751 e il 1772 all’alba del capitalismo industriale.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
 
Gli articoli dell’Encyclopedie che ebbero più audience tra i ben educati lettori dell’epoca  furono quelli sulla vita quotidiana: redatti da diversi autori a proposito dell’industria, dell’agricoltura e dei vari mestieri erano  accompagnati da una serie di incisioni  che mostravano come costruire una sedia o scolpire una pietra.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Il disegno alla metà Settecento era caratterizzato dall’eleganza del tratto, che di solito gli artisti impiegavano per dipingere scene di svaghi aristocratici o paesaggi. Anche  gli illustratori dell’Encyclopedie se ne servivano, ma per disegnare martelli, torchi da stampa e battipali e così raggiungere direttamente lo scopo di  esaltare l’intrinseca dignità del lavoro.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Nel quinto volume dell’Encyclopedie, una serie di incisioni mostrano una cartiera realmente esistente, l’Anglèe, che si trovava un centinaio di chilometri a sud di Parigi, vicino a Montargis. Lo stabilimento viene presentato come un Castello, con un corpo principale collegato a due ali più piccole disposte ad angolo retto.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

All’esterno vediamo anche aiuole e sentieri, più o meno simili a quelli che avrebbero potuto apparire nel giardino di un nobile di campagna. Anche quello che ci viene mostrato all’interno è ameno: dappertutto regna l’ordine.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
 
In realtà nel Settecento la produzione della carta era un processo sporco e puzzolente: gli stracci utilizzati spesso venivano tolti ai cadaveri e poi venivano lasciati a marcire in vasche per due mesi, per macerarne le fibre. All’Anglée tuttavia i pavimenti sono immacolati e nessun lavoratore sembra sul punto di vomitare.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
 
Nei locali in cui le fibre sono ridotte in polpa da un mulino a pistoni (la più sporca di tutte queste attività) non è presente nessun essere umano. Nella stanza in cui si realizzava l’operazione più complessa della lavorazione durante la quale la polpa veniva prima setacciata e poi pressata in fogli sottili, vengono mostrate tre persone che lavorano con la coordinazione di ballerini.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

 
L’Anglée: fabbrica dove tutto ha un posto preciso e tutti sanno cosa fare. Il segreto di quest’ordine industriale era nella precisione della sua routine. 

Ma per Diderot, una routine di questo tipo non richiedeva la semplice e infinita ripetizione meccanica di una mansione. Il maestro che insiste affinchè un allievo impari a memoria cinquanta versi di una poesia, vuole che il testo sia immagazzinato nel cervello dell’alunno, non tanto per  essere recuperato in qualsiasi momento quanto per essere utilizzato per giudicare altri testi.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
 
L’esistenza della routine, di un “ritmo” del lavoro significava che ripetendo una particolare operazione era possibile scoprire come accelerare e rallentare i passaggi, fare variazioni, giocare con i materiali e sviluppare nuove tecniche. Proprio come un musicista impara a gestire il tempo eseguendo un brano.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
 
Secondo Diderot, grazie alla ripetizione e al ritmo i lavoratori possono raggiungere nel loro compito “l’unità del braccio e della mente”. Per rendere questo ideale convincente Diderot  utilizza “prove” visive e sottili. Nella sua cartiera, i ragazzini che tagliano gli stracci marciti vengono mostrati come se stessero lavorando da soli nella stanza, senza sorveglianti adulti. Nei vani dedicati al dimensionamento, all’essiccatura e alla rifinitura dei fogli, ragazzi, ragazze e uomini corpulenti lavorano fianco a fianco:  qui il pubblico dell’Enciclopedia poteva vedere incarnate l’uguaglianza e la fraternità.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Ma ciò che rende queste immagini particolarmente efficaci sul piano visivo sono i volti dei lavoratori. Per quanto possano essere pesanti i compiti che li impegnano, gli operai hanno facce serene e riflettono la convinzione di Diderot che attraverso il lavoro gli esseri umani si mettono in pace con se stessi.  “Lavoriamo senza teorizzare”, dice Martin nel Candido di Voltaire.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Poi Adam Smith dimostrò che la routine uccide lo spirito


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  • Valentina Romizi - Scusate ma questo testo è preso parola per parola dal libro di Richard Sennett "L'uomo flessibile", fonte che non vedo scritta da nessuna parte e anzi, l'articolo viene presentato come se fosse scritto da Giancarlo di Paola. O forse il riferimento al libro di Sennett c'era e mi è sfuggito? Se si chiedo di renderlo più visibile, altrimenti sarebbe meglio aggiungerlo. Grazie


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