di Nicola Paparella

X-ist : un monologo sul ''ricatto affettivo'' e l'incapacità di scegliere
X-Ist: Genere: Monologo drammatico. Regia: Anna Piscopo. Attori: Anna Piscopo. Durata: 90 minuti.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

X-Ist è un monologo teatrale scritto e interpretato dalla 23enne barese Anna Piscopo, che ci mette di fronte al tema del ricatto come chiave interpretativa di alcuni comportamenti umani in campo psicologico, affettivo, relazionale, sociale, economico e politico.  X-ist sta per X ist ( "ist è tedesco, significa "è" in italiano), quindi " X è". Ma anche Xist, l’inattivazione del cromosoma X che viene "imposto" a tutte le femmine, ma ancora l’abbreviazione di “exist”, esistere in inglese.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

L’attrice porta in scena la difficoltà di operare delle scelte: «E se facessi la cameriera? No, la gente non mi piace. La ballerina? No, potrei rompermi la caviglia». Ma spesso sono proprio le persone a noi più vicine, con il “loro ricatto affettivo”, a portarci verso lo sbaglio e il fallimento.  Il ricatto affettivo è una potente forma di manipolazione in cui chi ci “vuole bene” ci convince che se noi non faremo ciò che loro vogliono soffriremo inevitabilmente. I ricattatori affettivi conoscono le nostre vulnerabilità, sanno che desideriamo approvazione e amore, minacciando in ogni momento di togliercelo. Il ricatto crea dipendenze univoche, monopoli, passaggi obbligati, strettoie, mediazioni vincolanti, contratti esclusivi. In una parola: potere, verso un’altra persona.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)


Come l'Ofelia di Shakespeare, emblema dell’essere “vittima degli eventi” , il personaggio (senza nome) creato da Anna Piscopo affonda le sue radici nei traumi infantili, nei problemi e nelle frustrazioni quotidiane, nell’incapacità di trovare una soluzione. Uno spettacolo a tratti forte, spinto sia nella gestualità che nel linguaggio, a volte urlato ed esasperato nei movimenti della giovane attrice: una sorta di veemenza necessaria atta a veicolare le forti costrizioni che si ritrova a dover subire la protagonista, toccando anche temi come l’incesto e il rapporto padre-figlia. Con una solitudine che scaturisce dall'incapacità di scegliere e trovare così il proprio posto nel mondo che accompagna tutti i 90 minuti dello spettacolo.  
 


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