di Katia Moro

I cortometraggi: prodotti e finanziati, ma nelle sale non ci arrivano mai
BARI – «I corti cinematografici sono come bambini che facciamo nascere e che poi abbandoniamo. Dedichiamo tutto il nostro impegno nella produzione di questi piccoli film, ma poi non ne seguiamo più il cammino». E’ questa la metafora con cui l’autore di cortometraggi, il pugliese Simone Salvemini, spiega lo stato in cui versano oggi in Italia queste opere cinematografiche. Parliamo di film di durata breve: per legge massimo 75 minuti, ma che in realtà di solito non superano la mezz’ora.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Quella di Salvemini è una delle tante voci protagoniste del documentario “Cinema possibile”, realizzato dal regista barese Andrea Costantino, il cui tema è proprio il difficile mondo dei cortometraggi, film che difficilmente riescono ad arrivare nelle sale e quindi ad essere visti ed apprezzati dal pubblico. «Il “corto” è stato sempre considerato un esercizio artistico a basso contenuto di valorizzazione commerciale», afferma infatti nel documentario Eleonora Ciciriello, esperta di marketing.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Nel documentario di Costantino ascoltiamo le testimonianze di una trentina di registi pugliesi di cortometraggi, alcuni di loro anche più volte premiati e assaporiamo alcuni spezzoni delle loro opere. Tutti, all’unisono, sono concordi con Salvemini: per i corti si spendono soldi, energie e impegno per la produzione, a cui non segue però un’adeguata distribuzione nei cinema. Risultato: questi film diventano dei “fantasmi” nel panorama cinematografico italiano.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

A salvarli a volte interviene Youtube. «Ad esempio il cortometraggio “Piccole cose di valore non quantificabile” di Paolo Genovese e Luca Miniero  – ci ricorda Costantino – ha raggiunto le 340mila visualizzazioni su internet, ma è un caso raro. E poi, perché bisognerebbe regalare la propria opera al web?».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Ai corti quindi non rimane che il palcoscenico dei festival. «Non esiste Comune d’Italia che non abbia il suo festival di cortometraggio - commenta il regista Sergio Recchia –. Anche se spesso neanche le istituzioni conoscono l’utilità o il valore di questo genere di iniziative».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

In questi casi spesso agli autori viene chiesto di concedere la propria opera gratuitamente, senza rimborsare loro neanche le spese. Eppure i registi cercano di partecipare a questi festival, pur di farsi conoscere, stabilire dei contatti o magari di vincere un premio monetario che permetta loro di realizzare un secondo cortometraggio. «Il rischio però è quello di realizzare un’opera finalizzata alla vincita di un festival, non animata al contrario da reali e sinceri intenti artistici», sottolinea l’autore Carlo D’Ursi.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

«E poi ogni festival ha i suoi criteri – aggiunge polemicamente Costantino –. Il mio corto “Sposerò Nichi Vendola” (nella foto) ad esempio è stato rifiutato dal Bari International film festival (Bif&st) a causa dell’esplicito riferimento nel titolo al presidente della Regione Puglia che promuove la kermesse. Può questo essere considerato un valido criterio di valutazione? Aggiungo solo che per aver dichiarato pubblicamente tali mie perplessità sono stato etichettato dal presidente del Bif&st, Felice Laudadio, “uno stalker, figlio di papà che gira filmetti”».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)


In Puglia di giovani “registi” tra i 20 e i 40 anni che affollano i festival ce ne sono davvero tanti, figli dello sviluppo delle tecnologie multimediali che permettono di realizzare film facilmente, «anche quando non si ha nulla da dire», confessa il regista Cesare Fragnelli.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Ma ce ne sono altri che invece affrontano l’opera cinematografica in maniera molto più professionale e che magari vengono anche sostenuti con i fondi pubblici. Come accade con l’Apulia film commission, fondazione istituita dalla Regione che si occupa di servizi correlati alla produzione cinematografica in Puglia. Negli ultimi due anni la "commission" ha finanziato 18 progetti per un totale di 223.573,34 euro.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

L’Apulia segue tutte le fasi della produzione per i film realizzati in regione tramite il fondo di finanziamento l’”Apulia development film fund”, ma ha anche inaugurato recentemente l’”Apulia regional film fund” per registi residenti in Puglia che girano il proprio film altrove utilizzando però una troupe pugliese.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Ma il punto è: quanti dei film prodotti ottengono poi un’adeguata visibilità? Ha senso realizzare un film che nessuno guarderà? A quel punto non sarebbe meglio finanziare con denaro pubblico la distribuzione al posto della produzione?

Il regista Mingo de Pasquale suggerisce la creazione di canali tv dedicati solo ai corti, qualcun altro l’istituzione di una specifica agenzia di distribuzione per i cortometraggi. Ma forse sarebbe sufficiente che le sale cinematografiche dedicassero qualche serata alla visione di rassegne di corti come accade ad esempio nel resto d’Europa, dove spesso i corti introducono la visione dei lungometraggi.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Andrea Costantino ha invece lanciato la sua personale sfida: la realizzazione di una casa di produzione per cortometraggi, “AncheCinema”, che distribuisce queste opere in dvd con annesso testo letterario. L’operazione è poi corredata da una applicazione per cellulari, attraverso cui è possibile visionare e acquistare i corti al costo di qualche centesimo.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Potrà essere questa una via per aprire ai cortometraggi un mercato in Italia?

Qui l'anteprima del documentario "Cinema possibile"


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