di Eva Signorile

Giovinazzo, la costa sud: dove teatri, marmerie e ristoranti sono abbandonati sul mare
GIOVINAZZO – Un tratto di costa desolato, dove il verde del mare è costretto a convivere con teatri inutilizzati, marmerie abbandonate e ristoranti in vendita. Parliamo del litorale a sud di Giovinazzo: una striscia di terra “fantasma” che siamo andati a visitare (vedi foto galleria).Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Il nostro punto di partenza è via Bari, l’ex statale 16 che inizia dall’ultimo semaforo di Santo Spirito. Oltrepassate le frazioni “Le Macchie” e “San Matteo”, di fatto occupate da abitazioni e residence privati che non permettono l’accesso al mare, dopo due chilometri di cammino riusciamo finalmente a incrociare una via che ci dà la possibilità di raggiungere la costa, in località “Belluogo”.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

La strada, seppur asfaltata, è senza nome e ci porta dinnanzi al lido “Mamas beach”, unico edificio ancora attivo in questa zona. A questo punto imbocchiamo sulla sinistra uno stretto sentiero che ci consente di camminare a un metro dal mare avendo di fronte a noi lo skyline del centro storico di Giovinazzo.

Superato il muro di cinta di una costruzione ecco davanti a noi prospettarsi il primo grande edificio abbandonato, situato nei pressi di una massa di pietre bianchissime disposte quasi a formare una piccola duna. Si tratta dell’ex marmeria Barbone: due capannoni e un corpo uffici situati su un superficie di 7.785 metri quadri. Qui un tempo veniva segato il marmo ma ormai è solo il degrado a farla da padrone.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Accediamo sullo spazio esterno alla fabbrica: una distesa di cemento dove giace una vuota cassetta azzurra di birra  e grazie a un varco entriamo nel primo capannone, quello più piccolo.  Qui la natura sta invadendo l’ambiente interno illuminato dai grandi finestroni senza più vetri e porte. Il soffitto a botte è rivestito da un manto di onduline in eternit, alcune delle quali risultano ormai divelte.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Usciamo e attraverso un buco nel muro accediamo al capannone più grande: un’enorme area si apre davanti a noi coperta da un tetto curvo. Dai finestroni posti lungo tutta la copertura e dagli oblò laterali filtrano giochi di luce che sembrano formare una strada dorata. Tra cartelli arrugginiti che invitano i lavoratori al rispetto delle norme di sicurezza, scorgiamo da un finestra rotta la sagoma dell’edificio che ospitava gli uffici.  

Andiamo a visitare anche questa struttura, dove chi la abitava sembra sia scappato senza aver avuto il tempo di prendere le ultime cose. Gli archivi ospitano ancora dei faldoni, molti dei quali si trovano sparpagliati sul pavimento assieme a cornici e oggetti di varia natura. Sulla parete un calendario è fermo all’anno 2012, mentre un libro dalla copertina rossa sosta sulla scrivania e sembra aspettare che una mano lo consulti ancora: è il “Codice della riforma tributaria”.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)


Non ci resta ora che uscire da questo gigante addormentato per ritornare sui nostri passi e riprendere via Bari in direzione Giovinazzo. Ritroviamo i gialli capannoni della marmeria appena visitata e poco oltre i cartelli che annunciano la vendita di esercizi commerciali, come quella della pizzeria-ristorante Eden.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

A questo punto pieghiamo sulla destra perché un’altra stradina ci permette di
raggiungere la costa, lì dove giace l’inutilizzato “Teatro Ulisse”, un politeama costruito nel 2004 da un gruppo di appassionati ma mai inaugurato a causa di problemi burocratici. Un vero peccato perché si tratta di un edificio molto particolare, costruito in pietra bianca e ornato di colonnine, oblò e infissi lignei.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Accanto al teatro, affacciato sul un mare cristallino, sorge l’ennesima struttura abbandonata, un altro centro di lavorazione dei marmi: la Illuzzi. Si trova oltre un alto muro che però non riesce a nascondere la speciale gru gialla che serviva per lo spostamento dei grandi blocchi. L’area è accompagnata da muretti a secco decadenti su cui si aprono delle aperture che portano in campagna.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Ritorniamo ancora su via Bari per giungere quasi all’ingresso del centro abitato di Giovinazzo. Giriamo a questo punto a destra su via Cavaliere Vincenzo Antro, strada che ci porta all’ennesimo edificio privo di vita: una graziosa villa bianca dalle persiane blu che fino a qualche anno fa ospitava l'attivo circolo Arci “Tressett”.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Via Antro gira su se stessa e ritorna su via Bari. E qui ad angolo, prima di terminare il nostro viaggio, incrociamo l’ex sala ricevimenti “La Stella”, molto attiva tra gli anni 90 e i primi anni del 2000 ma ora anch’essa chiusa e in vendita.  Del ristorante restano gli ombrelloni ordinatamente chiusi, ritti come sentinelle in attesa di una festa che però da queste parti, a sud di Giovinazzo, sembra finita ormai da un pezzo.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

(Vedi galleria fotografica)


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Eva Signorile
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