di Angela Pacucci

Da ''priscio'' a ''trimone'': ecco origine e significato dei termini ''made in Bari''
BARI – “Priscio”, “gibillero”, “susta”, “trimone”: ci sono alcune brevi parole baresi che hanno la capacità di riuscire in un attimo ad aprire “un mondo”. Questi termini idiomatici sono difficilmente traducibili in italiano, ma se ben compresi possono permettere all’interlocutore di sfiorare la vera essenza della “baresità”, un po’ come avviene con certi gesti o frasi (tipo "si propr’ du iun’").Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Grazie all’aiuto di Annaluisa Rubano, ex docente universitaria di Dialettologia e Storia della lingua italiana, abbiamo provato non solo a spiegare il significato delle più simpatiche parole “made in Bari”, ma a cercarne anche l’origine.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Aggìgghie – E’ un’eccitazione momentanea, una frenesia fisica o mentale che porta a compiere un’azione. Si usa anche nella sfera sessuale, nel senso di “essere infiammato dal desiderio” (“Tènghe n’aggìgghie”). Deriva dal latino acileus (pungiglione).Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Arragàte – “Stare arragato” vuol dire essere in collera con qualcuno, aver litigato con una persona.  Esempio: “Coline stà arragàte che Mechèle” (Nicola sta in lite con Michele). Proviene dal latino rogare (litigioso) o da rabies (arrabbiato).Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Criànze – Il trattare le altre persone con le buone maniere. Esempio: “La figghie de chemmà Sisine tène criànze” (La figlia di comare Teresa è educata). Nasce dallo spagnolo criar  (allevare, educare). C’è poi la “crianz dei baresi” che è l’usanza di non mangiare tutto il cibo, lasciando sempre qualcosa nel piatto come forma di cortesia.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Gebellère – Casino, confusione, festa. Deriva dalla parola Giubileo, grande ricorrenza religiosa (dal latino ecclesiastico jubilaeum: caos).Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Iòse – Baccano, chiasso, frastuono. E’ un termine onomatopeico che veniva usato nell’800 per indicare lo schiamazzo dei fanciulli che gridando inseguivano qualcuno al fine di schernirlo.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Prìisce – Forse la parola più “barese” in assoluto, usatissima da vecchi, giovani e bambini di qualsiasi estrazione sociale. E’ l’entusiastica attesa di un momento che riteniamo possa rivelarsi allegro e gioioso.  Esempio: “Tènghe u prìisce”. Ha origine dal latino pretium (gioia, allegria).


Reduìne – E’ un particolare tipo di schiaffo violento dato con il dorso della mano. Esempio: “Ce non la fernìssce de gredà, ha d’abbescecuà nu reduìne” (Se non la finisci di gridare, ti buscherai uno schiaffo). Deriva dal latino rotulus (rotolare), forse perché per metterlo in pratica si fa roteare la mano.     

Remmàte - Immondizia, letame, spazzatura. Proviene dal latino rimatum (rifiuto). Il vocabolo è forse il più antico di tutto il "dizionario" barese. Come ci riferì Alfredo Giovine, presidente dell'Accademia della lingua barese, le prime documentazioni di questo sostantivo si rinvengono infatti in due pergamene del 1100 presenti nell’archivio della Basilica di San Nicola.

Scherzone - Avaro, tirchio, taccagno. Esempio: “Non zì scènne a cercà nudde a ccudde, iè nu scherzone” (E’ inutile chiedergli nulla, è un taccagno). Deriva dal latino scortum (cuoio, pelle) e veniva usato per indicare qualcosa di duro e resistente.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Suste - Disposizione momentanea alla noia, alla malinconia, al nervosismo, spesso derivante da situazioni che seppur piacevoli alla fine hanno “rotto”. Esempio: “Non zi scènne mò a Vetucce, ca tène la suste” (Non andare adesso da Vito, perché è nervoso). Nasce dal verbo latino suscitare (eccitare).

Tremòne – La parolaccia più usata dai baresi. “U tremòne” è l’atto di masturbazione maschile, però se si epiteta qualcuno con questo termine (“Sì nu tremone), gli si vuole dare dello stupido, dello scemo, dell’inetto. L’etimologia del termine è dubbia. L'ipotesi più credibile è quella per cui derivi da un'antica gelatiera composta da un cilindro che si agitava fino a produrre il sorbetto (il che rimanda chiaramente alla masturbazione).Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

E poi ci sono leggende popolari (non confermate dai nostri esperti), secondo cui la parola sarebbe nata durante una visita di Niccolò Piccinni a Bari. La storiella è questa: al seguito del musicista c’erano alcuni nobili francesi. Solitamente nei viaggi gli uomini erano accompagnati dalle donne, ma Piccinni disse ai suoi compagni che avrebbero dovuto fare a meno della presenza femminile. I nobili allarmati chiesero come avrebbero potuto fare e Niccolò rispose in francese autrement ("in altra maniera"), che si pronuncia proprio come il famoso termine barese.  

Velacchiòne - Privo di coraggio, vigliacco. Esempio: “Sì nu velacchiòne” (Sei un vile). Ha origine dal latino vilis (di poco valore).Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Foto di Nick Radogna


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  • Sasha - A me risulta che il termine derivi da un'altra storiella, molto gustosa, che vi riporto. Ai tempi di Murat ai soldati francesi presenti in città era fatto divieto di accompagnarsi con le prostitute locali, per via delle malattie veneree (sifilide in primis) molto diffuse. Al che le signorine proponevano ai soldati di "fare l'amore in altro modo", in francese "faire autrement", che ha la stessa identica pronuncia di quando si chiede questo tipo di servizio utilizz ando il nostro dialetto. A voi giornalisti dal piglio investigativo e innamorati della nostra città il compito di verificare se esistano davvero fonti che supportino a cui mi piace credere. Un abbraccio e buon lavoro.
  • Antonio - Nel vocabolario molese riporto l'etimologia da un opinabile greco: "trimma, trÌmmos", deverbale "tribas, -ados" = strofinare.
  • Gero - Tutto carino ed interessante ma... A bari è il "Trimone" con la i. "Tremone" non l'ho mai sentito
  • BARINEDITA - Salve GERO. Per la grafia ci siamo attenuti alle indicazioni degli esperti. Sembra che la parola si scriva proprio così, con le due "e" che sono mute
  • amarcord - che io sappia, "villacchione" significa tipo che vuole fare il furbo, a volte detto in modo scherzoso, altre volte detto in modo offensivo.
  • antonio arky - però, ci voleva una bella rinfrescata, sopratutto alla luce di cotanti glottologi! Complimenti.
  • Francesco - Credo che l'etimologia di tremone vada ricercata più nella parola trimmone, che indica il manico di un attrezzo da lavoro (zappa, piccone, ecc). Questo mi sembra confermato dal fatto che la parola "margiale" usata, che io sappia, dal tarantino alla Calabria settentrionale, ha la stessa identica accezione di tremone ed è, per l'appunto, il manico di un attrezzo.
  • BepGR - Indico l'origine della parola UAZZ'BANNE (credo di scriva così): la parola indica una musica forte o proprio l'atto di fare musica ad alto volume. Dovrebbe avere origine ni primi anni '30, quando iniziarono a girare le JAZZBAND, che si esibivano nei locali e che potevano essere sentite da tutti, fuori dai teatri. Bene, se analizzate la prima lettera, una "i lunga" noterete che sembra una piccola U. ignari che quella lettera potesse avere quel suono, i baresi hanno localizzato visivamente e fonologicamente JAZZBAND in UAZZBANN!
  • Vito Pascale - Tutto perfetto, tutto scritto a modo secondo una regola essenziale del dialetto la "e" finale... Inoltre Perfettamente scritto TREMONE e non come ha detto qualcuno TRIMONE (quello è italianizzato), inoltre VELACCHIONE oppure VILACCHIONE ha doppio significato, vuol dire vile o anche vuol fare il furbo, dipende dal discorso che uno impronta... comunque benissimo tutto OK...
  • Luca - Comunque il termine arcaico "timone" significa brocca, giara, quindi sinonimo di immobilità. Da qui potrebbe derivare che "cudd à rmanút comm à nú trmon" quasi a dire che é rimasto immobile invece di reagire
  • Giovanni - Ma il "priscio" non potrebbe avere la stessa origine della parola italiana "prescia", cioè fretta? Nella fattispecie l'impazienza di fare qualcosa di entusiasmante? Anche se effettivamente "prisciarsene" vuol dire "vantarsene" e quindi l'etimologia del prezzo avrebbe più senso. Chissà...
  • Sergio - Qualcuno sa indicarmi cosa significa e da dove deriva il termine Amminduare quando si può dire che è stato illuso, sfruttato con false promesse e poi licenziato?


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