di Angela Pacucci - foto Antonio Caradonna

La triste fine della prima discoteca del barese: ora ''El Merendero'' è una discarica
CASAMASSIMA - Da storico tempio del divertimento a rudere invaso da macerie e rifiuti. È la triste fine a cui è andato incontro l' "El Merendero", la prima discoteca del barese. Punto di riferimento per generazioni di giovani, fu inaugurata nel lontano 1973 in una masseria da poco ristrutturata nella periferia di Casamassima. Lo stato di declino in cui versa è frutto della sua malinconica chiusura, sopraggiunta nell'agosto del 2012. (Vedi video)

Il grande locale fece da apripista per le altre sale da ballo andate in voga tra gli anni 80 e 90, abbracciando in quasi quarant'anni di attività le varie mode musicali che si sono susseguite nel tempo: dalla disco alla latino-americana, passando per rock, house e techno. Negli ultimi anni poi il Merendero divenne il punto di riferimento principale per gaylesbiche e transessuali, grazie a serate a tema spesso arricchite dalla presenza di drag queen.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Ma ora quelle notti fatte di musica e trasgressione sono ormai un ricordo. Sul sito ufficiale dell'ex discoteca, ancora online, ci sono foto e video degli ultimi eventi organizzati e in home page campeggia un laconico messaggio d'addio: «Ci sono stati in questi 40 anni momenti felici altri un po’ di meno, ma tutto sommato siamo fieri del nostro lavoro, certi che molte generazioni a El Merendero si sono divertite, fidanzate e sposate».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Nel frattempo la struttura, dotata di due piste da ballo e ampi bar, marcisce sotto il peso del tempo. Siamo andati a visitarla. (Vedi foto galleria)

Per raggiungerla guidiamo lungo la statale 100 e imbocchiamo l'uscita Adelfia. La bretella immette in una rotonda da cui sulla destra si dirama la strada provinciale 84 verso Rutigliano. La percorriamo per circa 300 metri e svoltiamo nella prima arteria sterrata che si presenta sulla sinistra: a quel punto basta proseguire per altri 200 metri per trovarsi sul lato sinistro l'ingresso del complesso.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

L'entrata è ben segnalata da un'insegna verticale sulla quale il nome del locale è scritto in bianco su sfondo nero. Di fronte all'accesso, la cui porta è stata rubata, è ancora visibile la ringhiera piazzata per far rispettare la fila ai clienti, mentre a pochi passi notiamo un primo cumulo di detriti "coronato" da uno pneumatico sgonfio.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Proprio mentre stiamo per avviare la nostra "esplorazione" incrociamo un attempato signore che in quel momento sta transitando sullo sterrato. «Era un gran bel posto - ci dice l'anziano – ma alla morte del proprietario i figli non sono riusciti a tenerlo in piedi e credo che lo abbiano persino venduto. Da quando ha chiuso si sono portati via tutto: cancelli, fili elettrici e tutto ciò che può essere in qualche modo riciclato».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)


Salutiamo il vecchietto e varchiamo la soglia, venendo "accolti" da un vialetto costeggiato da muri rosa singolari: hanno una forma irregolare, sono contraddistinti da feritoie e a fatica resistono all'avanzare della vegetazione spontanea. Il sentierino conduce in pochi passi allo spiazzo che ospitava le serate estive all'aperto. Lo slargo è circondato da altre pareti con la stessa stramba conformazione osservata prima: stavolta però sono nere con decorazioni floreali astratte e presentano alla base delle panchine che forse fungevano da privé.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Dinanzi a noi si erge quel che rimane della cabina riservata ai dj, sopraelevata rispetto al malconcio pavimento grazie a un gradone. Il vano, completamente depredato, è esposto agli agenti atmosferici a causa delle vetrate rotte. Dalla finestra scorgiamo uno dei punti dove gli avventori si rifornivano di alcolici: il "tropical bar". Il nome della rivendita non fu scelto a caso visto che qui negli anni 80 cominciarono a essere serviti cocktail esotici come la tequila bum bum e la caipirinha, una vera novità per l'epoca nel barese.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

In un angolo del cortile balza poi all'occhio la vasca celeste di una fontana di abbellimento in disuso. L'acqua probabilmente sgorgava da un ammasso di pietre posto al bordo, ma oggi in questo punto ci sono solo delle pozzanghere stagnanti. La sensazione di degrado è amplificata dalla testa mozzata di un manichino che spunta in un'aiuola adiacente.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Lasciamo la pista da ballo estiva e ci avviamo su un altro vialetto che porta a quella che probabilmente era la casa del custode. L'immobile all'interno è sormontato da vistose travi di legno, mentre in una stanza scorgiamo una piccola area ammobiliata che forse corrispondeva alla cucina. Per terra invece, accanto a una sedia e a un sacco di cemento, è tutto un tappeto di calcinacci, flaconi e bottiglie di plastica.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

L'uscita secondaria della casetta permette di accedere alla pista da ballo invernale. Per entrarvi è necessario oltrepassare un piccolo corridoio un tempo protetto da una volte a botte, in fondo al quale leggiamo chiaramente una scritta che invita a non fumare nei vani al chiuso. Giungiamo così nella sala,  sovrastata da uno scheletro di una copertura in metallo.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Un lato dell'area è praticamente diventato una pattumiera a cielo aperto, su quello invece opposto si staglia un palco alto un metro e mezzo con sopra una gigantografia del nome della discoteca. La scritta è replicata anche su un muretto di colore rosa, la tinta dominante del complesso.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Accanto alla pista si trova la masseria vera e propria, la parte meglio conservata. In una stanza adocchiamo ancora intatto il massiccio bancone nero di un bar, sul quale pende dal soffitto il busto di un manichino decorativo.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Alcune tende strappate (tanto per cambiare rosa) si muovono lentamente sulle finestre, cullate dal vento silenzioso. Qui dentro, dove un tempo le notti si consumavano a ritmo di musica assordante, oggi regna una quiete desolante.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

(Vedi galleria fotografica)

Nel video (di Gianni de Bartolo) la nostra visita all’ex discoteca “El Merendero”:


 


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