di Dafne Ranieri

Mola di Bari, in un campo incolto la discarica di bare e lapidi: foto e video
MOLA DI BARI -  Lapidi con su scritto i nomi dei defunti, lumini e crocifissi sparsi ovunque e soprattutto tante bare, alcune ridotte a brandelli, altre integre e mezze aperte. E’ questo ciò che ci siamo trovati davanti giovedì scorso, quando dopo una segnalazione siamo entrati in un campo incolto adiacente il cimitero comunale di Mola di Bari. Una discarica dall’aspetto decisamente tetro,  ben nascosta agli occhi dei curiosi. (Vedi foto galleria)

Il cimitero di Mola si trova a sud del centro storico, non lontano dal porto. Arriviamo davanti all’entrata principale e giriamo a destra: arrivati alla fine del cimitero, si aprono sulla nostra sinistra dei terreni circondati da muri di cinta. Accediamo ai campi attraverso una porticina e dopo aver camminato per qualche metro ci ritroviamo davanti a un muro in mattoni alto un paio di metri. Ci arrampichiamo e una volta scesi siamo dentro un campo incolto che costeggia il lato destro del cimitero, di cui vediamo un cancello arrugginito.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

E’ qui che troviamo lo scempio. Una montagna di pezzi di legno, resti di molteplici bare, si erge davanti a noi.  E poi sotto un telone di plastica verde troviamo quattro bare intere, semiaperte, con all’interno delle buste nere che contengono vestiti e stracci. Proviamo ad aprirle  e un nauseante tanfo di alcol si diffonde subito nell’aria.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Accanto alle bare ci sono resti di lapidi. Scorgiamo quella di Virginia Diomede, di Giuseppe Parente, di Grazia Rizzi, di Filippo Iacovano (o Iacovani, l’ultima lettera non si legge). E poi sparsi qui e là lumini, crocifissi, alcuni dei quali gettati in bidoni neri che raccolgono anche vasi per i fiori. (Vedi video)


In una cassettina sono ammassate statue raffiguranti santi di piccola e media grandezza e poi tante buste della spazzatura. Ne apriamo una e scorgiamo resti di stoffe e tessuti e quella che sembra essere una camicia a righe macchiata di una strana sostanza rossastra. Un vestito che probabilmente era appartenuto a una persona defunta.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

La storia è questa. Dopo un certo numero di anni nel cimitero di procede all’esumazione dei cadaveri. Se il corpo è completamente scheletrizzato, le spoglie vengono raccolte in una cassettina e poste in un ossario. Tutto il resto, dalle bare, alla lapidi, ai vestiti, viene buttato via.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Non sappiamo se il campo di Mola funga solo da “appoggio”, da primo deposito per le bare che poi verranno smaltite da ditte specializzate, oppure se si tratta di una vera e propria "discarica abusiva". Quel che è certo è che quelle lapidi ricordano pur sempre il nome di donne e uomini che hanno avuto una storia e una vita, ma la cui memoria è stata buttata così, in un campo incolto di Mola.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

(Vedi galleria fotografica)

Nel video (di Gianni de Bartolo) la scoperta della discarica di bare e lapidi:


 


© RIPRODUZIONE RISERVATA Barinedita



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  • Stefania - Cari Giornalisti, forse non sapete che le esumazioni sono all'ordine del giorno ed è giusto, nonchè normale, che ci sia un'area adiacente al cimitero, dove stoccare questi "rifiuti", così come in tutti i cimiteri del mondo. E menomale che c'è! Successivamente avviene la raccolta di questi materiali speciali da parte di Lombardi (se è ancora Lombardi che se ne occupa). Detto questo, è bene ricordare che quel "campo incolto" è una area recintata e protetta del Comune di Mola di Bari, nonchè di pertinenza riservata al Cimitero, pertanto Proprietà Privata. Mi auguro vivamente che il Comune faccia le sue debite indagini e che denunci questo abuso creato solo per allarmare ulteriormente una popolazione che ha ben altro a cui pensare e gettare altro fango su un paese fin troppo messo in ginocchio.


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