di Dominga D'Alano

Eliana Dabbicco, fotografa: «In un corpo nudo ci sono tante storie da raccontare»
BARI - Eliana Dabbicco, classe 1981, è una giovane fotografa barese. Nel 2011 ha vinto l’edizione “Planète Femmes” di Bari con le due fotografie “Il seme della vita” e “Ritorno alle origini”.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Quando e come hai iniziato a occuparti di fotografia?

Ho cominciato tre anni fa, spinta dalla passione, dal desiderio di immortalare un momento, un’immagine, un’emozione. Amo l’arte in generale, ma la fotografia sposa il mio canale sensoriale preferito, quello visivo. Per me fotografare rappresenta l'ispirazione di un attimo, è paragonabile all'ascoltare la mia canzone preferita nel posto giusto e al momento giusto.  E’ per questo che non mi reputo una fotografa professionista, ma una persona che ama quello che fa.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Quindi non hai mai pensato per il futuro di farne una professione?

No, perché per farlo dovrei dedicarle 24 ore al giorno. E per me non è un mestiere, ma il frutto dell'occasione. Fotografo quando ho voglia di raccontare qualcosa, di comunicarlo. Dietro a un fotografo professionista c’è studio e applicazione.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Oggi, però un po’ tutti si sono improvvisati fotografi…

Sì questo è vero, ma non basta una macchina a fare un fotografo, anche se resta sempre aperto il dibattito tra tecnica e cuore: ci sono delle foto che sono scattate da amatoriali che colpiscono chi le guarda più di tante altre.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Quali sono i tuoi soggetti preferiti?

Ho bisogno dei colori. E amo scattare i ritratti: la natura è già perfetta di suo, mentre nei volti, negli occhi, nei muscoli e in generale in tutti i dettagli del corpo nudo di donna e di uomo ci sono tantissime  storie da raccontare, emozioni da comunicare.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)


C’è una foto alla quale sei particolarmente affezionata?

Sì, si chiama "Congelami l'anima". L’ho presentata al Meditsummer Festival di Bari. Ritrae una donna di una bellezza androgina che si toglie via la barba con il rossetto, usato a mò di rasoio. Con quell’immagine volevo sollevare la questione dell’identità di genere, un tema del quale si parla poco e che invece andrebbe approfondito, anche attraverso la fotografia. Il compito vero dell’arte è sollevare questioni, comunicare a tutti, non a pochi.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Con Cisky, il tuo amico pittore, avete inaugurato giovedì scorso l’ “Arreggettàte”. Che cosa rappresenta questo spazio?

È una galleria d’arte dinamica all’insegna dell’ecosostenibilità. Il nostro progetto va incontro a questa idea di arte diffusa, rivolta a tutti e aperta a tutti. “Arreggettàte” occupa tre locali di Bari vecchia: nel primo abbiamo sistemato un laboratorio nel quale chiunque può venire a lasciarci oggetti vecchi  che noi  trasformiamo, nel secondo c’è una mostra permanente di Cisky, nel terzo c’è ora una mia esposizione fotografica sul "Muay thay", uno sport di cui sono appassionata. Qui vorremo dare spazio settimanalmente agli artisti esponendo le loro opere.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Progetti per il futuro?

Io vivo al momento. Più che un progetto c’è la voglia di continuare su questa strada: conoscere e incontrare nuove idee e dare loro il giusto spazio.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
 


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